Abbiamo un Paese da cambiare

La Direzione nazionale del PD ha approvato ieri sera le liste per le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. La discussione, alla fine, è stata serena e il segretario Pier Luigi Bersani ha potuto così dire che siamo oggettivamente avanti e sono gli altri che devono inseguirci. Liste piene di donne (siamo al 40%: una rivoluzione) e di giovani come mai era accaduto, liste che, nel loro assieme, fanno la differenza rispetto agli altri partiti, per lo più personali, alle prese con bilancini e calcoli contorti. Il compito che ci attende, sempre per riprendere le parole di Bersani, è di mettere il segno più dove oggi c’è il meno, di investire sul lavoro e sul sapere per un’Italia giusta.
Venendo alla lista che più ci interessa, quella per la Sicilia orientale, posso solo dire di essere ben felice di venire subito dopo la capolista, una prestigiosa esponente del mondo cattolico, Flavia Nardelli, segretario generale dell’Istituto Sturzo. Reputo questa collocazione in lista un riconoscimento politico, certamente non numerico pur essendo stato fra i più votati in Italia alle primarie, al lavoro svolto in questi anni di mandato sia alla Camera, in Aula e in Commissione Lavoro, che nel territorio.
In lista abbiamo altre significative presenze: all’8° posto, ottima posizione, c’è Luisa Albanella, di cui vi ho già parlato, reduce dallo straordinario risultato delle primarie.
Se poi si pensa che Flavia Nardelli ha preso l’impegno di optare per il Piemonte, altra circoscrizione in cui occupa una posizione in lista utile, possiamo iniziare a dare dell’onorevole a Luisa: lei forse non gradirà più di tanto, ma deve abituarsi all’idea. E poi abbiamo in lista Giovanni Burtone al 10° posto, Marilena Samperi al 12° e Tania Spitaleri al 13°. Inoltre al Senato c’è Giovanni Barbagallo in 7^ posizione. Una bella pattuglia autoctona. Alla quale vanno aggiunti due cosiddetti esterni, Giuseppe Lauricella e Fausto Raciti, segretario nazionale dei Giovani Democratici. Entrambi siciliani e Fausto, per di più, catanese. Insomma, la pattuglia catanese in lista, fra Camera e Senato, risulta essere molto qualificata e, se ci impegniamo un po’ più del solito, potrebbe divenire quanto mai nutrita e articolata.
Tornando al mio lavoro, devo dire che esso non avrebbe potuto produrre la mole di iniziative attivate senza i tanti ragazzi e le tante altre persone che hanno voluto condividere questo percorso facendolo divenire un progetto collettivo. Questa per me è sempre stata la politica. Questa visione, lo ribadisco, metto a disposizione del centrosinistra per consentire al nostro popolo di scegliere direttamente il candidato sindaco di Catania attraverso le primarie. Io non mi sottraggo, non mi sono mai sottratto al giudizio di chi ha il diritto di decidere perché è l’unico Principe democratico e suo è lo scettro, come esordisce la Costituzione più bella del mondo, la nostra. Fra l’altro, penso che affidarsi al giudizio della cittadinanza sia uno dei modi più efficaci di farla crescere questa cittadinanza, di contribuire a renderla più partecipe, consapevole, attiva: una comunità di individui che si danno obiettivi comuni per il bene di tutti.
Intanto, pur non avendo mai smesso, rimettiamoci al lavoro: c’è una elezione da vincere, c’è un Paese da cambiare.

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