Berlusconi non vuole farsi giudicare e su questo blocca l’Italia

Video e testo della dichiarazione di voto di Pierluigi Bersani alla Camera:

“Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui a parlare in diretta televisiva del legittimo impedimento e dobbiamo chiederci quanti dei cittadini che stanno ascoltando sappiano cosa sia questo famoso legittimo impedimento. Del resto, dobbiamo confessare che anche molti di noi, prima di questa discussione, ne avevano una conoscenza vaga. Quindi, dobbiamo spiegarci davanti ai cittadini. Cosa è questa legge e cosa vuole dire? Questa legge vuol dire che fino ad oggi un Presidente del Consiglio e un Ministro imputato, che non si fossero presentati in tribunale ad un processo, dovevano, per così dire, portare una giustificazione valida. Da domani la giustificazione il Presidente del Consiglio e i Ministri se la faranno da soli e potranno non andare mai in tribunale. Perché? Perché fanno un lavoro importante, hanno molte cose da fare e hanno bisogno di stare sereni. Così si è detto e si è scritto. Ci vadano gli altri in tribunale, quelli che possono consentirsi un po’ di nervoso. Questo è il concetto di fondo. Ma perché mai va approvata subito subito questa legge? Perché non si parla di processi per dire dei processi in generale, ma si parla dei processi per dire di quei processi lì, quelli che sono in corso adesso e che bisogna scantonare.

Ci si può chiedere: è possibile fare leggi del genere? Non c’è la Costituzione? C’è. La Corte costituzionale potrà non approvare questa legge, ma c’è bisogno di tempo – almeno qualche mese – perché la Corte decida e così parte subito questa scialuppa, poi questa verrà caricata su un bastimento, una legge costituzionale in grado di reggere il giudizio della Corte e, se non ci sarà una coincidenza fra scialuppa e bastimento, è pronto un barcone che si chiama «processo breve» per ovviare alla bisogna.

Processo breve; anche questo bisogna spiegarlo, perché immagino che qualcuno che ci guarda si chieda: ma perché, c’è forse qualcuno lo vuole lungo il processo? E che cosa vuol dire discutere di «salva processi», e che cosa vuol dire «lodo Alfano 1» e «lodo Alfano 2», e cosa è mai un’ipotetica legge «salva pentiti»? Credo che la gente del merito ci capisca poco, ma abbia compreso l’essenziale: sono tutte cose complicate che hanno dentro una cosa semplice che capiamo tutti: c’è di mezzo Berlusconi, un Presidente del Consiglio che non vuole farsi giudicare e tiene ferma su questo punto l’Italia.

Il Paese è incagliato. Viene sospinto per quella ragione ad un confronto aspro ed estenuante fra Governo e magistratura, un confronto che viene fatto tracimare strumentalmente in una folle guerra fra politica e giustizia, fino a intaccare i pilastri del nostro sistema costituzionale.
Vi chiedo una cosa: è ora che prendiate atto che grande parte del Paese che governante – voi tutti, Lega compresa – non è disposta a chiamare riforme delle norme che cambiano le regole in corso d’opera, a partita in corso, a processi in corso.

Si tratta di norme che non hanno carattere di generalità e di astrattezza, se non in modo ipocrita e fittizio, norme che oscurano il principio di uguaglianza e, mentre tutti invocano una giustizia più efficiente e moderna, le scorciatoie per uno o per pochi suscitano in tanti repulsione e indignazione e creano un solco e un’incrinatura non componibile non solo fra le forze politiche, ma nella coscienza del Paese, un Paese che peraltro ha in testa ben altre priorità.

Allora, se governate per tutto il Paese, Lega compresa, dovete prendere atto di questo e preoccuparvi di fermare questa corsa dissennata di cui il fatto di oggi è solo il primo passo. Stiamo parlando di legittimo impedimento come di un ponte, si è detto, verso un «lodo Alfano 2», ma l’impegno in questa mirabile propria opera di ingegneria, questo ponte, non ci esenterà dal dover discutere del cosiddetto «processo breve» che non rimuovete – lo ricordo al collega Casini – che non abbandonate e che avete orgogliosamente rivendicato.

Si tratta di norme che sfidano un elementare senso di giustizia che fanno dire a chiunque: finché non ci sono regole nuove per tutti, si va tutti con regole vecchie, norme che distruggerebbero migliaia di processi che sono in corso. Come si fa, per salvare uno solo, a fare un’amnistia per tutti i colletti bianchi, dare uno schiaffo all’esigenza di giustizia di tante vittime del reato?

Allora, vi dico così: se farete questo e se chiamerete tutto questo «riforme», allungherete ancora questa eterna transizione che ci impedisce da vent’anni di avere una politica normale. Se aveste, invece, la forza di rinunciare a tutto questo, potrebbe esserci una svolta. Questa, all’essenziale, è la vostra responsabilità.

Il Presidente del Consiglio, a questo punto della sua quindicennale vicenda politica, potrebbe compiere un atto di responsabilità: mettere davanti a sé l’Italia (dirci: «prima di tutto l’Italia»), affrontare a viso aperto la sua situazione, fruendo dell’attuale quadro di garanzia, che vale per tutti i cittadini, per i tanti che percorrono le strade tortuose e lunghe della giustizia, magari pensando di aver avuto un torto, così come – cara Lega – fanno tutti i nostri amministratori e tutti i nostri governanti. Non perché noi pensiamo di non avere il peccato originale, non perché pensiamo di essere perfetti, ma perché pensiamo di essere corretti e mettiamo le regole davanti al consenso anche dove lo abbiamo. E si informi meglio Cota: il Presidente degli Stati Uniti – sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti – 9 giudici a 0 sul caso Clinton – non ha diritto a nessun legittimo impedimento per essere giudicato.

Noi non udremo quelle parole da statista, non le udremo, non udremo uno statista che dice: «Io affronto a viso aperto da cittadino i miei problemi e voi, intanto, in Parlamento fate le riforme per tutti e lì dentro risolvete le cose che vanno risolte anche nei rapporti tra magistratura, politica e Governo». Noi sentiremmo la solita musica e ci direte: «Ma che regole e regole, abbiamo il consenso e fateci governare». Ma chi vi ha impedito di governare? In nove anni, voi avete governato per sette: in che cosa è migliorata l’Italia? Chi vi impedisce di governare adesso la crisi? Da quando voi avete detto che la crisi non c’è, è psicologica e ce l’abbiamo alle spalle, noi abbiamo – vi informo – 700 mila disoccupati più, un milione di persone sotto ammortizzatori, migliaia di piccole imprese che chiudono.

Allora, vi dico: volete darcela – dopo 20 mesi che ve la chiediamo – l’occasione di fare una discussione in diretta televisiva sui problemi reali degli italiani? Ce la volete dare questa occasione o volete farci sempre parlare di queste leggi che noi rifiutiamo e per le quali voteremo contro.