Che dire? Grazie. Con un po’ d’amarezza e un po’ di speranza

Care amiche e cari amici,

sarà che le parole stentano a venire, sarà la stanchezza, sarà certamente la delusione per un sogno di cambiamento troppo a lungo rincorso e accarezzato per vederlo allontanare quando sembrava realizzato ma mi limiterò a ringraziare. Voglio semplicemente ringraziare le tante persone che in questa campagna elettorale hanno fatto qualcosa, dal candidarsi all’andare a votare. Voglio ringraziare Pier Luigi Bersani che ha voluto e quasi imposto le primarie per la scelta del candidato premier nonostante ne potesse fare a meno. Assieme a Matteo Renzi che le ha affrontate con energia e generosità per poi mettersi accanto a Bersani. A tutti gli aspiranti candidati che hanno affrontato le primarie per la scelta dei nostri possibili parlamentari, mettendo così la pezza più grande che avevamo a una legge elettorale indecente voluta dalla destra. Ai militanti e ai volontari che hanno messo su i gazebo, hanno animato la campagna e hanno riempito le nostre sale. Voglio ringraziare soprattutto chi non è iscritto al PD, ha visto le nostre iniziative da lontano ma al dunque, al momento di scegliere a chi dare fiducia, ha votato il centrosinistra.
Io non so quanti hanno letto le nostre proposte programmatiche, fosse pure nella formula sintetica del volantino, ma erano sicuramente proposte serie e fattibili. C’era molto di quanto detto da chi ha convinto di più e c’era pure il modo in cui realizzarlo. Non c’erano sicuramente fandonie e prese in giro per molti, specie chi ha più bisogno. Eppure proprio loro, soprattutto dalle nostre parti, hanno preferito, a un cambiamento serio, affidarsi ancora una volta allo stregone che fa volare gli asini. Forse siamo stati troppo seri quando occorreva essere incisivi; forse siamo stati troppo pacati quando gli altri urlavano e si sentivano quindi di più; forse abbiamo tenuto fermi i nostri punti di riferimento come l’Europa mentre era così facile ma anche disonesto dire che bastava uscire dall’Europa. Insomma, il cambiamento che volevamo e che ci sembrava – e continua a sembrarci – l’unica via di salvezza per il Paese non c’è stato. Il centrosinistra non potrà governare l’Italia per i prossimi cinque anni. Però ha comunque il dovere di provare a renderla migliore, più accogliente, più solidale, più competitiva, più giusta.
Alcune cose vanno fatte necessariamente a meno che non si voglia accelerare il disastro. Disastro economico, civile, culturale, democratico. Cambiare la legge elettorale. Diminuire numero dei parlamentari e sopprimere prerogative che sanno di privilegio. Diversificare i compiti di Camera e Senato. Intervenire pesantemente su compensi di manager di Stato e alta burocrazia. Intervenire pesantemente sulla burocrazia e sulla reale semplificazione legislativa. Intervenire pesantemente sul concreto funzionamento della macchina pubblica, eliminando opacità e privilegi, prima e vera fonte degli sprechi. Intervenire pesantemente sulla corruzione che costa a tutti noi e come soldi sottratti, rubati e come opere necessarie non fatte o realizzate con costi ingigantiti. Intervenire semplicemente sul lavoro con misure a favore dei giovani e delle imprese. Intervenire semplicemente sul conflitto di interessi con una legge che tuteli i cittadini dagli interessi forti. Intervenire semplicemente sulle spese militari, riducendole di molto, a partire dagli F 35 che, banalmente, non servono e quindi non vanno comprati.
Non credo che su questo terreno ci sia l’interesse a un’intesa con il centrosinistra da parte di Berlusconi. Dovrebbe esserci da parte degli eletti del Movimento 5 Stelle. Almeno a sentire ciò che hanno finora detto e urlato. Non per fare un governo di legislatura. Ma per realizzare quei punti essenziali per restare un Paese vivo.
Mi limito a girare a voi, amiche, amici e lettori, l’appello rivolto a Beppe Grillo da Viola, ventiquattrenne che l’ha votato. Le sue parole sono molto semplici e sincere. E mi auguro riescano a essere più efficaci delle nostre.
Chiaramente ciò che è successo in queste elezioni deve portare dei cambiamenti nel modo di fare della sinistra a Catania. Qui più e prima che altrove. Dobbiamo essere ancora più chiari. Più radicali nelle proposte. Più visionari nelle idee e armati di buon senso nella realizzazione. Dobbiamo parlare alle ragioni ma anche alle fantasie. Dobbiamo ascoltare tutti ma anche alzare la voce se si è convinti di avere ragione. Dobbiamo imparare le parole da chi non sa parlare e dare una buona ragione per continuare a darsi da fare a chi non ne trova più. Dobbiamo cambiare, e molto, anche noi. Sicuramente dobbiamo continuare a lavorare per cambiare Catania. Io ci sono.

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Caro Beppe,

scrivo a te e intendo parlare a tutti i nuovi parlamentari del Movimento 5 Stelle.

Mi chiamo Viola, ho 24 anni. Ho votato e l’ho fatto con molta speranza e ho scelto il M5S. Sono tra quei milioni di giovani che credono in una rivoluzione gentile: in un Paese solidale, più pulito e giusto, capace di tutelare i cittadini, il loro lavoro, l’ambiente in cui vivono. Io vorrei un’Italia in cui le persone tornino a essere cittadini e smettano di essere sudditi, un’Italia che rispetti i nostri sogni e li sostenga. Vi ho votati con queste speranze nel cuore.

Il M5S ha ottenuto una vittoria alla quale in pochi credevano. Ma un sistema elettorale malato ha prodotto un risultato che non garantisce governabilità. Il mandato del Presidente della Repubblica Napolitano è in scadenza, le Camere non possono essere sciolte, non da lui: non si può tornare subito alle urne. Questo Parlamento avrà forse vita breve, ma non brevissima.
Ti scrivo, e spero saranno in tanti a sottoscrivere questo mio appello, perché gli eletti del M5S hanno un’occasione storica. Da ciò che decideranno dipenderà un pezzetto di storia della Repubblica che può aprirci al futuro o consegnarci per sempre al passato. Dobbiamo scongiurare qualsiasi ipotesi di alleanza PD-PdL, e non permettere alla minoranza di Monti di condizionare gli equilibri parlamentari. Possiamo respingere il ritorno di Berlusconi e costringere Bersani ad accettare le sfide che i suoi stessi elettori vorrebbero raccogliesse.

Si possono fare poche cose, prima di tornare alle urne, in poco tempo:

1. Una nuova legge elettorale;
2. Una legge contro la precarietà e l’istituzione del reddito di cittadinanza;
3. La riforma del Parlamento, l’eliminazione dei loro privilegi, l’ineleggibilità dei condannati;
4. La cancellazione dei rimborsi elettorali;
5. L’abolizione della legge Gasparri e una norma sul conflitto d’interessi;
6. Una legge anticorruzione che colpisca anche il voto di scambio; e l’istituzione di uno strumento di controllo sulla ricchezza dei rappresentanti del popolo (il “politometro”);
7. Il ripristino dei fondi tagliati alla Sanità e alla Scuola;
8. L’istituzione del referendum propositivo senza quorum;
9. L’accesso gratuito alla Rete;
10. La non pignorabilità della prima casa.

Lo so, non sono tutte le cose che il M5S vorrebbe realizzare. Sono alcune, quelle che mi sembrano più urgenti e realizzabili in tempi brevi.

Trasformatele in realtà e tra pochi mesi l’Italia sarà già un Paese pronto per ripartire. Sono impegni, caro Beppe, che possono raccogliere il consenso di molte persone che come me hanno a cuore il futuro, i più deboli, il Paese. E non tutte hanno votato M5S.

Al PD sarà quasi certamente dato mandato di provare a formare un nuovo Governo. Non ci sono molte possibilità: se i senatori del M5S si astengono o votano contro, sarà paralisi, o peggio, vedremo un qualche Monti bis. I senatori del Movimento potrebbero anche uscire dall’aula, al momento delle votazioni, e così consentire forse la nascita di un Governo di minoranza: ma questa sarebbe vecchia politica, un patto di governo silenzioso che non renderebbe giustizia alla trasparenza che vogliamo portare nelle Istituzioni.

Allora poniamo noi le giuste condizioni al partito di Bersani: in cambio dovranno presentare in Parlamento quelle riforme che ci stanno a cuore e che possono far diventare l’Italia migliore.

Queste elezioni sono costate quasi 400 milioni di euro. Non è difficile capire ciò che gli elettori chiedono. A voi, che siete i nostri dipendenti, è stato dato un mandato. Raccogliete questa sfida e cominciamo subito a cambiare l’Italia, per il bene di tutti.

Caro Beppe, non sprecare il mio voto. L’ho dato con la testa e con il cuore.

Ti saluto con amicizia,
Viola

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