CON BERSANI PER UN GOVERNO DEL CAMBIAMENTO

Le mie riflessioni all’indomani della Direzione nazionale del PD

Lo abbiamo tutti chiaro: fare nascere un governo, in questa situazione, è quanto di più complesso possa esserci. Un governo di qualsiasi tipo. Non ci sono strade facili. E anche le proposte che ogni giorno, anche dal nostro interno, vengono presentate come più a portata di mano di quelle che Bersani sta percorrendo non lo sono. E lo sappiamo tutti, la situazione è difficile, al limite dell’impossibile.
Io credo che dobbiamo provare fino in fondo. Con Bersani. Non ci sono altre possibilità. Con uno spartiacque: un governo per il cambiamento nelle proposte e nei volti. Nelle idee e nelle persone che lo incarnano. Con uno spirito di forte dialogo e apertura verso il Parlamento.
Su questa linea non possiamo dividerci. Dobbiamo evitarlo. Perché in questo modo ci facciamo male, tutti.

Il governissimo, nonostante le apparenze, non è a portata di mano. La condizione essenziale per trovare un punto di equilibrio con il centro destra sarebbe un passo indietro di Berlusconi. Una sua minore visibilità, la capacità del partito e del gruppo parlamentare del PDL di presentarsi in maniera nuova e autonoma. Ma sta avvenendo tutto il contrario. Le manifestazioni di questi ultimi giorni e una straripante presenza del Cavaliere sui media sta lì a dimostrarlo. Quell’ipotesi di governo di scopo con il centro destra non è in campo. Noi dobbiamo fare i conti, ancora una volta, con una persona che sta giocando una partita sua personale che con il governo del Paese ha a poco a che fare.

Dunque c’è solo una strada. Quella che faticosamente sta percorrendo Bersani e che uniti dobbiamo sostenere. Nel Paese e in Parlamento. Anche facendo tra di noi un patto. Mentre è in corso il tentativo del segretario diamoci una pausa, una sorta di tregua mediatica. Non è necessario rilasciare interviste o usare i social network … Già bastano gli esperti di retroscena. Non è indispensabile fare vivere il proprio verbo a tutti i costi. Il mondo per qualche giorno può farne a meno e continuare ad esistere.

Ci muoviamo in una situazione grave, al limite della rottura. In un Paese stremato. Eppure non sempre, tra di noi innanzitutto, sembra esserci una adeguata consapevolezza della drammaticità della situazione. Weimar è un rischio e un tema che ritorna ormai di frequente nel discorso pubblico. Attenzione, tante e diverse sono le strade che portano a Weimar. La prima e la più sicura è quella di rimanere fermi, appesi a tanto grandi e larghe quanto impossibili alleanze, a formule vecchie e superate che il Paese non capirebbe più. Noi non possiamo non rispondere alla domanda di cambiamento che sale dal Paese. A noi spetta ridare speranza e fiducia al paese. Bersani, molti dicono, è impegnato in una missione impossibile. Forse è vero. Ma qualcuno ci ha insegnato che “il possibile non sarebbe mai raggiunto se nel mondo non si aspirasse sempre all’impossibile” (M. Weber, in Politica come professione).

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