Sono Giuseppe Berretta, siciliano, deputato e membro della direzione nazionale del Partito Democratico.
Chi mi ha seguito su questo blog vedrà qualche cambiamento e non solo nella testata. Più di un anno di lavoro con voi mi ha spinto a farlo diventare non più solo un esperimento ma uno strumento di contatto e condivisione più adulto e quindi, spero, più semplice.
Questo blog è nato perché almeno una cosa so, per formazione, per cultura e per esperienza: il lavoro di uno, per quanto meritorio, non vale nulla se non è condiviso dagli altri, a partire dalla propria gente, a maggior ragione se si ha l’onore di rappresentarla.
Questo blog è nato subito dopo la mia elezione a deputato perché volevo raccontare – e sentivo il dovere di farlo – cosa facevo io e cosa combinava il nuovo partito, il PD. Mi sembrava per l’appunto democratico, ma anche di partito, nel senso di dover rendere conto. Rendere conto alla mia gente che mi spinge con le sue rivendicazioni ma ancor più con le sue aspirazioni che sono, poi, quelle che caratterizzano le nostre storie: voglia di giustizia, contro tutte le diseguaglianze, e voglia di libertà, contro ogni sopraffazione, contro le mafie. E rendere pubblicamente conto anche agli altri, a chi avversa il nostro lavoro perché, almeno per me, è sempre un lavoro fatto nell’interesse della Repubblica, sì quella democratica fondata sul lavoro dell’art. 1 della nostra vecchia cara Costituzione. Noi, almeno noi, ci ritroviamo in quelle parole e le difenderemo contro ogni pericoloso populismo del capo perché in esse si fonda il nostro essere comunità nazionale unita in una Patria.
Abbiamo imparato che le battaglie giuste non sempre si vincono. Almeno subito. Lo abbiamo visto amaramente dall’opposizione – basti la vicenda scuola e università – e talvolta anche quando, in passato, eravamo maggioranza. Credo però che avere difeso nel Parlamento la scuola, l’università e la ricerca pubbliche sia servito anche a chi, dentro le scuole, le università, i centri di ricerca, difendeva gli stessi valori e provava a spiegarli, pacificamente, a una nazione distratta. Abbiamo visto pure che le grandi trasformazioni possono arrivare in Parlamento se solo la società le ha cercate, volute, fatte proprie. E invece siamo succubi della televisione dell’ignoranza e della cultura dell’individualismo proprietario, egoistico, spietato per cui è giusto arricchirsi – di beni, cariche, donne – in ogni modo, anche criminale. E chi non ce la fa a correre – o magari pensa che non sia così giusto – peggio per lui, peggio per gli operari, i disoccupati, i giovani. Già, i giovani. Che nazione è quella nella quale non già i padri ma addirittura i nonni tengono lontani i giovani da ogni prospettiva di crescita personale, rubando così il futuro alle generazioni più fresche e con esse all’intero Paese? Lo stesso Paese nel quale l’assenza di un vero e moderno stato sociale lascia sulle spalle delle famiglie – di nuovo i nonni, ma di ben altra pasta – la possibilità stessa di assicurare loro almeno un presente? Bisogna aprire le finestre – ma anche i portoni – e fare entrare aria nuova. Le idee, i sogni e i bisogni di chi ha più voglia di fare, per sé e per gli altri. Direttamente, senza chiedere il permesso ma con tutta la concretezza imparata durante lo studio e i successivi precariati, quando è andata bene. Non voglio rappresentare i giovani. Non ne hanno bisogno e lo fanno benissimo da sé. Voglio mettermi semplicemente ad ascoltarli, a discutere e a lavorare assieme.
Qualcuno dirà: ma non siete bravi a comunicare, mica come “lui”, quindi… Credo invece che la questione sia molto più seria, visto che non siamo in uno show televisivo: come parlare a un Paese e, nel nostro piccolo, a una Isola e a una Città, distratti e disorientati, sfiduciati? Come tornare a dialogare e a lavorare con quelli “che vanno a letto presto”, come è scappato alla Marcegaglia in un momento di sincerità?
A proposito della città: Catania nel passato, anche recente, ha saputo assumere posizioni di eccellenza in tanti ambiti. Poi la politica l’ha fatta addormentare sugli allori recitando il mito della capitale del Mediterraneo. Oggi non ci piglierebbero nemmeno come provincia del Maghreb. Dall’investire su noi stessi – nell’economia, nell’industria, nella cultura, nell’università – ci siamo ridotti a chiedere aiuto. Può capitare in ogni famiglia in un momento di grave difficoltà, provocata magari da vecchi vizi. Ma le risorse per risollevarsi si possono trovare solo in se stessi. Pretendendo, poi, rispetto. Siamo la capitale economica della Sicilia, la nona città d’Italia, con Napoli ci contendiamo il titolo di capitale culturale del Mezzogiorno e ci siamo ridotti a chiedere l’elemosina, ampiamente ripagata dai voti elettorali però. Oggi manca una visione di città. E manca pure la speranza sul suo futuro. Se la città si è caratterizzata nei secoli per operosità, inventiva e cultura puntiamo su queste, come stanno facendo i lavoratori rimasti della Cesame riunitisi in cooperativa per ripartire con le proprie forze. Poi potremo alzare lo sguardo e scoprire che il Mediterraneo è attorno a noi e che noi potremmo esserne uno dei centri. Ma, con tutto il rispetto, ce li vedete Stancanelli e Castiglione, trionfatori delle ultime elezioni, a parlare di questo? Anche qui, insomma, c’è molto da fare. E non basterà mai una battuta per i giornali. Ma la cosa non mi preoccupa, anzi: siamo nati per mettere al servizio dell’Italia le varie culture riformiste, per ascoltare il mondo del duro lavoro, dell’impresa, della cultura, della solidarietà e con essi fare i grandi cambiamenti che servono al Paese, se volete quella Rivoluzione liberale di cui scrivevo all’inizio di questa avventura.
Potrà mai bastare un blog, per di più dichiaratamente di parte?
Non avendo risposte definitive ma opzioni operative, insomma voglia di fare, mi limito a mettere questo blog a disposizione di chiunque abbia voglia. Di fare, di parlare, di scrivere, di criticare, di proporre, di incontrarsi, di vedersi, di progettare, di fantasticare, di sognare e, perché no, di stare con i piedi per terra. Mi hanno insegnato che sono i più leggeri. Come leggera è stata l’apertura del primo circolo del PD a Librino e, per mia memoria, di qualsiasi cosa riconducibile al centrosinistra. Aria di festa, arricchita dal sapore del panino con la salsiccia ma soprattutto dagli occhi fiduciosi di chi si scommetteva nell’avventura. Una festa per Librino, mi auguro. Sicuramente una festa per il PD. Questo abbiamo sognato un anno fa. E questo abbiamo realizzato, con il gruppo dirigente più giovane che ci sia mai stato e, quindi, con i piedi per terra. Rimboccandoci le maniche. Così ci piace sognare.
Innanzi tutto, grazie, semplicemente grazie a chi ha voluto farmi sapere che lo sforzo compiuto per migliorare la gradevolezza e la leggibilità di questo strumento è stato apprezzato. Ovviamente i complimenti non vanno a me ma a chi ha voluto darmi una mano in questa avventura: senza di loro il blog non esisterebbe nemmeno. Così come senza condivisione di idee e voglia di fare assieme non esisterebbe la politica, almeno quella che piace a noi. L’altra non ne ha bisogno, anzi ne ha una tremenda paura: persone che pensano con la propria testa e si muovono non solo per i propri interessi immediati ma per il “bene pubblico”. E allora, soprattutto in questo momento in cui il degrado raggiunto dai nostri governanti compete solamente con il ridicolo al quale costringono il Paese, facciamogliela venire un po’ di sana paura con la nostra “bella” politica. Per quanto grandi possano essere i difetti degli italiani – e dei meridionali in particolare – non ci meritiamo questo. Cambiare dipende da noi. Non stanchiamoci di ricordarlo ai delusi, a quelli che tanto sono tutti uguali, quelli che io tanto non vado nemmeno a votare, quelli che ci vorrebbe ben altro, quelli che non c’è da fidarsi di nessuno e così via. Ricordiamolo che bisogna sporcarsi le mani se no, come diceva Don Milani, si resta con le mani pulite, ma in tasca.
Spero che la maggiore semplicità del blog faccia venire più voglia di sentirlo proprio, di proporre questioni e iniziative, di incalzarmi sul mio lavoro parlamentare.
Grazie a chi ha scritto, a chi vorrà farlo, a chi vorrà partecipare in prima persona e a chi vorrà sommergerci di critiche. Buon lavoro a tutti voi.
Giuseppe
Ciao, ottima scelta la nuova grafica molto agile ma accattivante. Per il contenuto del post, sei sempre molto bravo a farlo leggere tutto per il modo giovane ma soprattutto semplice con il quale ti esprimi. Sono sicuro che alla fine la serieta’ ed il giusto modo di fare politica che ti caratterizzano contribuiranno a svegliare dal torpore questi siciliani narcotizzati dalla destra.
Affettuosi saluti dai Castellesi. A presto Maurizio.
Non sono molto tecnologico, ma a me piace molto la nuova veste del sito.
Bravo, bravi…
Con immutata fedeltà
Sicilianamente
Paolo
Ciao, volevo complimentarmi innanzitutto per la nuova grafica che mi piace di più della vecchia, non so questa mi ricorda più il pd e mi rende meno faticosa la lettura…
per il contenuto del post, devo dire che ci sono come sempre ottimi spunti di riflessione e mi complimento con te per la semplicità con cui riesci a spiegare concetti anche complicati e contorti.
Complimenti e a presto.
Saluti dai democratici Ragusani,
Nanny 🙂
Davvero bello,complimenti. Sempre con voi e con la giusta e seria politica siciliana ed italiana. Un saluto.
Salvo Moschetto