Egregio Direttore

A proposito delle primarie per la scelta del candidato sindaco di Catania ho scritto una lettera al giornale La Sicilia, pubblicata oggi 20 gennaio. Eccola:

Egr. direttore,

c’è qualcosa di singolare nelle reazioni alle dichiarazioni mie e del senatore Bianco riportate dal suo giornale. Vorrei, se possibile, rassicurare tutti coloro che sono o fanno finta di essere “allarmati”. Non è in atto  alcuna “lite” e nessun duello rusticano.

Ci sono idee politiche diverse, tutto qui. Che a mio avviso vanno esplicitate. Per intero, senza veli. Con chiarezza. La lotta tra Bersani e Renzi non è stata una passeggiata al chiar di luna. Ma una battaglia politica vera che, alla fine, ha visto la coalizione di centro-sinistra più forte e più unita. Le divergenze tra me e il senatore Bianco oggi riguardano innanzitutto il percorso che deve portare la coalizione di centro-sinistra alle elezioni per il sindaco di Catania. Se l’obiettivo è allargare i confini del centro-sinistra per vincere, dobbiamo darci un percorso politico che parli il linguaggio dell’apertura e del confronto con la città.

Sono stato il primo, in città, ad invocare le primarie. Ho parlato, in tempi non sospetti, della necessità di un “bagno di popolo” per il centro-sinistra. Che faccia i conti con la nostra debolezza. Non c’è alcuno scontro tra chi vuole primarie “aperte” e chi vuole primarie “ristrette”. Il dibattito è molto semplice: c’è chi, come me, guarda alle primarie come ad uno strumento indispensabile per aprire un dialogo con la città fatto di idee, di proposte e di rinnovamento. C’è chi nicchia e ha deciso di prendere tempo, di dire né si né no, anzi più no che si. Lo ritengo un errore politico. C’è bisogno di un grande cambiamento. Lo impone il nostro insufficiente radicamento. Siamo sicuri che ci sia qualcuno che possa chiamarsi fuori? Come possiamo cambiare la città senza un dibattito pubblico, senza bussare alla porta di ogni famiglia di Catania, senza andare nei quartieri popolari? Ci vuole uno scossone, dobbiamo mettere in campo un grande cambiamento. Politico e ideale. Di programmi e di uomini. Un momento di incontro tra la città e chi aspira a governarla.

Insomma, c’è un rapporto con Catania da riannodare e non ci sono scorciatoie. Solo un discorso pubblico da svolgere dinanzi alla città può servire allo scopo. Facciamo tesoro della disponibilità di Maurizio Caserta, ascoltiamo le manifestazioni di interesse di Marisa Acagnino: tutte queste risorse e altre ancora vanno messe a frutto per un progetto ampio e ambizioso. Se non lo facessimo, rischieremmo di disperdere questo patrimonio di idee.

Fuori dalle primarie ci sono solo i tavoli dei notabili. Di tre, quattro persone che decidono tutto per tutti. Non mi piacciono, non mi siederò ad alcun tavolo che paracaduti dall’alto un candidato a sindaco di Catania.

Catania ha bisogno di un grande, forte e trasparente dibattito. Per questo, per ciò che è nelle mie modeste forze, mi batterò per le primarie. Primarie aperte, partecipate, ampie. Con una alleanza di governo larga che, attraverso chiare discriminanti programmatiche, sappia richiamare intorno a sé tutte le forze della società che vogliono cambiare Catania.

Dobbiamo anche promuovere un grande battage per convincere la gente a partecipare. Con manifesti, spot su radio e tv, volantini nelle buche delle lettere di ogni catanese per dare indicazioni precise sui seggi dove andare ad esprimere il voto. Sono in gioco le sorti di Catania. Non è tempo di tatticismi, manovre e tavoli di notabili.

Lo dico senza alcuna polemica. Conosco Bianco e so della sua lealtà e della sua grande competenza. Lo ritengo una grande risorsa per la città. Se dovesse vincere le primarie, un’ora dopo sarò al suo fianco nella battaglia che ritengo la più importante: dare alla città un buon governo, una Giunta di cittadini onesti e di capaci. Per portare Catania fuori dall’agonia cui l’ha condannata un centro-destra irresponsabile.

 La vediamo sotto i nostri occhi ed è, per chi ama Catania, una autentica sofferenza. Siamo arrivati al punto che la Giunta Stancanelli, senza arrossire, venga smentita dalla Corte dei Conti, sui bilanci comunali. Una Giunta che, mentre opera tagli ai servizi sociali e ai trasporti, mettendo a repentaglio i livelli di sopravvivenza dei ceti più deboli, distribuisce stipendi da 138 mila euro per ogni singolo incarico conferito. Una Giunta che, rinegoziando i mutui nel 2010, in nome di un risanamento di facciata, ha addossato sulle spalle delle future generazioni un ulteriore debito di 260 milioni.

Questa  frattura va guarita. Catania deve rinascere. Io penso  ad una Catania “America del Mediterraneo”, che giochi un nuovo ruolo nel turismo internazionale in grado di  creare diecimila nuovi posti di lavoro. Penso ad una città che stia al fianco dei più deboli con grandi investimenti, perché la spesa sociale non è un costo ma un grande investimento per il futuro. Penso ad una radicale riforma della macchina comunale che trasformi  una struttura pensata “per gli amici” in un “Comune amico di tutti i cittadini”. Penso a Catania come una città dei bambini, degli anziani dei portatori di handicap.

La città vuole il cambiamento. Lo sento nell’aria che respiro. Parliamo ai catanesi con il  massimo di trasparenza, il massimo di apertura. Con le primarie il centro-sinistra può offrire uno spazio alle risorse vitali di questa città.

 

Giuseppe Berretta

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