FATTI SENTIRE PER CAMBIARE

Abbiamo un’opportunità, domani. Abbiamo la possibilità di andare in piazza e di manifestare, in corteo e con lo sciopero, per chiedere al Governo di fare davvero qualcosa di utile (dopo tre anni sarebbe pure ora) per i lavoratori dipendenti, per i pensionati, per i giovani che non avranno mai tutele, per le donne che troppo spesso devono scegliere tra il lavoro e una famiglia. Per questo è importante esserci, farci sentire per chiedere un cambiamento. Anche io sarò alla manifestazione indetta dalla Cgil di Catania. Il corteo partirà alle 9.30 da piazza Dante e si fermerà in piazza Teatro Massimo. Ci saranno il segretario provinciale Angelo Villari e il segretario della Cgil siciliana Mariella Maggio. Ci sarà il PD, che in questi 36 mesi – dentro il Parlamento e fuori, nelle piazze – ha provato a riportare al centro della discussione il lavoro, i diritti, i guai di questa Italia piuttosto che i processi a carico del premier o i festini a luci rosse. Spero che, in tanti, i catanesi possano rispondere anche all’appello di un sindacato che sta guardando l’Italia con gli occhi degli italiani, non con quelli di Berlusconi e dei suoi ministri. Un’Italia che deve rialzare la testa per ripartire: con meno tasse per lavoratori e pensionati, equità fiscale, un futuro per i nostri ragazzi, una scuola di qualità e lavoro vero che non sappia più di sfruttamento.

CGIL: 12 ragioni per lo sciopero generale del 6 maggio
Una mobilitazione per la difesa del lavoro dagli effetti della crisi, dalle scelte depressive del governo e dall’attacco ai diritti e alle tutele, per rilanciare l’occupazione e per un’operazione di ridistribuzione e di uguaglianza del Paese
 
Trentasei mesi di governo Berlusconi hanno seriamente impoverito il paese. L’economia è depressa, la disoccupazione aumenta così come la pressione fiscale. I lavoratori subiscono l’abbassamento delle tutele e la cancellazione dei diritti. Lo stato sociale è stato tagliato indiscriminatamente. Penalizzati i pensionati, negato il futuro ai giovani, umiliato il lavoro e la dignità delle donne. Per queste ragioni la CGIL sarà in piazza venerdì 6 maggio in occasione dello sciopero generale indetto dal sindacato di Corso d’Italia. Uno sciopero che per gran parte delle categorie della CGIL riguarderà l’intera giornata lavorativa con decine dimanifestazioni in altrettante piazze d’Italia.

Se questo è quindi lo stato in cui versa il paese a tre anni dall’insediamento del quarto governo Berlusconi, la CGIL rivendica una svolta urgente contro l’azione di un governo impegnato da troppo tempo in una operazione di puro galleggiamento: il paese arretra e le diseguaglianze crescono. Per arginare il degrado e il declino in cui sembra essere condannato il paese la confederazione di Corso d’Italia con lo sciopero generale vuole lanciare un messaggio di speranza attraverso quello che è, a tutti gli effetti, un grande atto di responsabilità. E lo fa promuovendo una mobilitazione che ruota intorno ai temi del Fisco e del Lavoro. Fisco come strumento di giustizia sociale, Lavoro come via per la crescita. Due grandi temi che si articolano in 12 punti. Le dodici buone ragioni per lo sciopero generale di venerdì 6 maggio.

La sintesi della piattaforma in dodici punti:
1. Per uscire dalla crisi e avviare la crescita – Difendere il lavoro con un sistema di ammortizzatori sociali che copra tutti coloro che lo hanno perso. Promuovere buona occupazione e nuove occasioni di impiego. Potenziare l’economia con investimenti, spesa in opere pubbliche, innovazione e ricerca, controllo sui prezzi e qualificazione della Pubblica Amministrazione.
2. Per difendere i redditi – Un fisco giusto attraverso una vera lotta all’evasione. Un fisco più leggero per le famiglie dei lavoratori e dei pensionati. Un fisco più pesante sulle transazioni speculative, sulle rendite e sulle grandi ricchezze.
3. Per una nuova politica industriale e per rilanciare gli investimenti – Riordino degli incentivi per un maggiore e migliore sviluppo, puntando su ricerca e innovazione industriale, con particolare attenzione al Mezzogiorno. Nuove misure per il sistema produttivo per portarlo verso settori e prodotti sostenibili ad alto valore tecnologico e di conoscenza. Favorire la crescita dimensionale delle piccole e medie imprese.
4. Per la scuola pubblica, l’università e la ricerca – Investimenti sulla conoscenza e sul diritto allo studio. Sviluppo della qualità per la scuola pubblica, l’università e la ricerca. Considerare la cultura come un investimento per la crescita civile, morale ed economica. Valorizzare il patrimonio storico, artistico, architettonico e culturale del paese.
5. Per un welfare diffuso e di qualità – Rifinanziare adeguatamente il servizio sanitario, il fondo per le politiche sociali, il fondo per la non autosufficienza. Definire un piano nazionale contro la povertà e l’esclusione sociale.
6. Per un adeguato livello delle pensioni e del benessere oltre il lavoro – Meccanismi di rivalutazione delle pensioni e il riconoscimento della quattordicesima. Garantire alle future generazioni un reddito da pensione adeguato. Ripristinare la flessibilità dell’età pensionabile.
7. Per i giovani e per il futuro – Avviare interventi straordinari per creare occupazione e sradicare la precarietà. Costruire un sistema di welfare che dia ai giovani autonomia dalla famiglia.
8. Per le donne, una battaglia per la dignità – Introdurre incentivi fiscali all’occupazione. Garantire la tutela concreta della maternità e introdurre il congedo obbligatorio di paternità. Una legge che impedisca il licenziamento preventivo come le dimissioni in bianco.
9. Per il lavoro pubblico – Rinnovo dei contratti nazionali e dei contratti integrativi contro ogni accordo separato. Blocco dei licenziamenti dei precari e definizione di un piano occupazionale.
10. Per una nuovo politica di accoglienza e cittadinanza attiva dei migranti – Regolarizzare i lavoratori immigrati per sconfiggere la piaga del lavoro nero. Fornire i livelli essenziali di welfare. Regolare i diritti di cittadinanza per superare le discriminazioni a partire dal diritto di voto.
11. Per un federalismo solidale ed efficace a livello regionale e comunale – Definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali affinché il federalismo non divida ulteriormente il paese. Garantire agli enti locali le risorse per i diritti sociali, il welfare e l’equità della tassazione. Promuovere l’integrazione socio-sanitaria investendo nei servizi territoriali e nella riqualificazione della rete ospedaliera.
12. Per più democrazia nei luoghi di lavoro – Eleggere ed estendere le Rsu in tutti i settori privati. Misurare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali sulla base degli iscritti e dei voti ricevuti nelle elezioni delle Rsu. Garantire ai lavoratori la possibilità di esprimere un voto vincolante sugli indirizzi e sugli esiti contrattuali, ancora di più in presenza di accordi separati.

da: www.cgil.it

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