Il Governo Berlusconi non decide se stare con i libici o con Gheddafi

di Alessandro Maran,  Emanuele Fiano,  Sandro Gozi, su www.partitodemocratico.it

Deliranti dichiarazioni degli uomini del presidente: Dini, La Russa, Maroni e Frattini, sulla grave situazione dei libici, uccisi a migliaia perché manifestano per la democrazia. Gozi: “Paghiamo 10 anni di anti-europeismo della destra italiana”

Il sanguinoso tentativo di reprimere il risveglio popolare e democratico in Libia, da parte del Colonnello Gheddafi, ha provocato un vero e proprio disastro umanitario: morti, feriti, distruzioni in Libia e una massa enorme di profughi in fuga verso gli altri Paesi del Nord Africa ma anche verso l’Europa e l’Italia in particolare.

Il rischio è di una migrazione di dimensioni bibliche. Le stime dell’agenzia per la sorveglianza dei confini Ue, Frontex, ci parlano di un numero compreso fra i 500 mila e 1,5 milioni di africani, prevalentemente subsahariani. L’Italia ha chiesto aiuto rispetto a questa possibile emergenza, ma il comportamento avuto da Berlusconi, dal suo governo e dalla sua maggioranza, Lega compresa, hanno reso assai diffidenti gli altri Paesi, restii oggi a mettersi in gioco anche per noi. Mentre il ministro Maroni presentava le proposte dell’Italia e di altri paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo, Umberto Bossi ha rilasciato una dichiarazione che ha fatto capire all’estero che cosa si agita in Italia: “Con tutti questi profughi, se si va ad elezioni vinciamo noi”.

E proprio sull’atteggiamento del ministro Maroni, che fa continuamente appello all’Europa per affrontare il delicatissimo momento che stiamo affrontando, ha riflettuto Sandro Gozi Responsabile politiche UE del PD. “Ha ragione Maroni, l’Europa deve fare di più. Ma il governo non fa ammenda di essere stato negli ultimi dieci anni nel fronte antieuropeista, sempre pronto smontare la costruzione europea e a scaricare sull’Europa ogni responsabilità“.

In più, in un’intervista al quotidiano la Repubblica, il Presidente della Commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini ha rilasciato delle dichiarazioni quantomeno incoerenti, rispetto al ruolo istituzionale che dovrebbe esercitare: “l’Italia non auspica la fine del Colonnello Gheddafi, non abbiamo ragioni per volere la caduta di un leader che oggi intrattiene buoni rapporti con tutta la comunità internazionale …”. Ed in seguito, ha difeso l’atteggiamento di staticità ed assenza nei giorni scorsi, del Premier Berlusconi e dei ministri competenti di Esteri e Difesa, che “hanno evitato di disturbare Gheddafi”, mentre iniziavano i bombardamenti contro i civili“. Emanuele Fiano, Presidente del Forum Sicurezza del Partito Democratico, ha così commentato queste sconcertanti frasi: “esprimono un cinismo indifferente alla mattanza in corso in Libia, alla repressione sanguinaria che Gheddafi ha chiesto ai suoi uomini di compiere. E ciò significa anche isolarsi dal contesto diplomatico internazionale”.

C’è da chiedersi cosa intenda il presidente Dini per “comunità internazionale“, ha aggiunto Giorgio Tonini, capogruppo PD in commissione Esteri. “non solo l’Europa e gli Stati Uniti, ma anche il segretario generale e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e perfino la Lega Araba hanno condannato con fermezza il regime libico, che con la feroce repressione che ha messo in atto contro le proteste del suo stesso popolo, si è posto da solo fuori e contro la comunità internazionale”.

Dini, inoltre, con atteggiamento serafico ha ammesso: “Siamo stati colti di sorpresa dalla rivolta che si è sviluppata nell’area, anche Gheddafi non se l’aspettava. Non sappiamo quali siano stati gli elementi che hanno sobillato la violenza. Tutto è iniziato dalla Tunisia, poi il “vento” è arrivato in Egitto ed in Libia”. La domanda che sorge spontanea credo a chiunque legga queste affermazioni da parte di un illustre membro del governo è: “Che le paghiamo a fare le tasse? Fior fiore di intelligence, servizi segreti e similari, che lavorano a fare? Perché non si è mai aperto un dibattito, un tavolo di confronto serio con le altre forze democratiche mondiali sulle possibili evoluzioni in senso democratico delle popolazioni sotto dittatura delle aree in questione?

E come se non bastasse, anche il ministro della Difesa La Russa, sempre secondo il quotidiano La Repubblica, ha dichiarato che “il governo italiano non può basarsi solo sui racconti dei piloti libici per muoversi di conseguenza. Ed anche il numero di manifestanti uccisi (che pare si aggiri intorno ai 10 mila), appare una cifra eccessiva. Il ministro degli Esteri Frattini, parla infatti di 1000 vittime”. Ed intanto giungono dalla rete, alle televisioni ed ai giornali occidentali, le terribili immagini delle tombe scavate lungo la spiaggia della capitale Tripoli. Lunghe interminabili file di buche di fortuna, per seppellire le vittime di civili che chiedono solo il rispetto dei più basilari diritti democratici. Ha esortato il vicepresidente dei deputati Pd Alessandro Maran: “L’Italia si faccia protagonista, in Europa, del sostegno a chi sta mettendo in gioco anche la propria vita per avere libertà e democrazia”.

Le dichiarazioni di La Russa sono gravi e sconcertanti –ha dichiarato il senatore Gian Piero Scanu, capogruppo PD in commissione Difesa, a nome dei suoi colleghi democratici -. Il ministro della Difesa italiano intensifica la minimizzazione di quanto sta avvenendo in Libia e ribadisce l’imbarazzante posizione delle prime ore del governo, improntata ad una inaccettabile accondiscendenza verso il dittatore libico”.

Di fronte ai drammatici eventi che sconvolgono la Libia, Piero Fassino, candidato alle primarie come sindaco di Torino ha sospeso l’iniziativa di chiusura della campagna delle primarie prevista per domani sera, proponendo in suo luogo, una manifestazione cittadina di solidarietà con il popolo libico.

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