La Sicilia boccia il nucleare: passa il “no” del PD

simpsons-fishIn Italia si torna a parlare di centrali nucleari come fonte energetica indispensabile. Nell’Italia del referendum che bocciò il nucleare, si torna a parlare di atomo, ma si evita di sprecare parole sulle scorie, sulle vecchie centrali mai bonificate, sulle conseguenze per la salute di ognuno di noi. E si parla anche della Sicilia come possibile sede – a Palma di Montechiaro – di una centrale. Finalmente la Sicilia si oppone e, con fermezza, dice “no” ad una politica energetica pericolosa e inadeguata. Lo ha fatto il Parlamento regionale, che nella nottata di ieri dopo aver dibattuto per otto ore del Lombardo-ter ha approvato all’unanimità un ordine del giorno, presentato da deputati del Partito Democratico, con cui si impegna il governo di Raffaele Lombardo a contrastare qualsiasi ipotesi di installazione di centrali nucleari nell’Isola. Il provvedimento è stato votato da tutti i parlamentari, di maggioranza e opposizione. E, a sorpresa, dopo alcuni interventi in Aula dei deputati, si è espresso a favore anche Lombardo, che finora aveva sostenuto la linea del referendum popolare sull’eventuale decisione del governo di Roma di costruire un sito in Sicilia.

“Vedo che c’é un’ampia convergenza sul tema del nucleare – ha detto il governatore – Ci batteremo perché in Sicilia non si parli nemmeno lontanamente di nucleare”. Era quello che da tempo avremmo voluto sentire dal presidente della Regione.

Fa piacere vedere sintonia e convergenza d’opinioni quando si parla di fatti che possono cambiare la vita dei siciliani. Una centrale nucleare può farlo e il presidente della Regione, prima possibilista, finalmente si è convinto del grave errore che verrà commesso nel tornare all’energia nucleare. E nel tornarci, per quel che stiamo vedendo in questi giorni, in maniera poco chiara. Si è parlato di Palma di Montechiaro, alle porte di Agrigento, come possibile sede scelta dal governo nazionale, causando apprensioni e un allarme sociale notevole tra i residenti e i sindaci della zona. Lombardo lo ha smentito, affermando che non esisterebbe alcuna localizzazione, “salvo che non siano segrete” ha aggiunto. Si teme che da un giorno all’altro, altri possano decidere il futuro di migliaia di siciliani.

Ora invece la Sicilia si allinea alle altre 13 regioni italiane che hanno già detto no al nucleare. E la Sicilia, non nascondiamolo, ha molti punti a suo favore in tema di politiche energetiche, come hanno sottolineato i parlamentari del Pd: fornisce il 2,7 per cento dell’estrazione nazionale di gas, il 12,9 per cento dell’estrazione nazionale di greggio, il 40 per cento degli idrocarburi raffinati che il Paese consuma, a breve tratterà il 73 per cento del gas importato dall’Italia, ha un bilancio tra import ed export in positivo per la Sicilia e il valore dei prodotti petroliferi esportati oscilla intorno all’80 per cento di tutto l’export.

Come ha detto Bersani nelle interviste che trovate in home page, in Sicilia il PD non ha nulla da chiedere ma molto da dare. Questo cambio di rotta condiviso dall’intero parlamento siciliano e dal governatore mi sembra una di quelle cose che possono, visibilmente, cambiare e che il PD vuole cambiare. Non per “partito preso” ma più semplicemente perchè di questi cambiamenti che si possono toccare i siciliani hanno voglia e bisogno. Noi stiamo facendo la nostra parte.

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