Le città sostenibili per Ricostruire l’Italia

Ricostruire l’Italia partendo dalle città d’Italia, straordinaria risorsa umana, economica, storico-culturale ed ecologica. Ma per ripartire dalle nostre splendide città è necessario renderle sostenibili, intelligenti, accessibili, città in grado di unire le persone e non di dividerle. Anche così eviteremo il declino del Paese. E’ sulla base di queste considerazioni che il Partito Democratico , con il Forum Ambiente, ha presentato questa mattina il documento “Le città sostenibili per ricostruire l’Italia”. Un documento a mio avviso molto interessante, perché contiene una serie di idee e proposte concrete per fare delle città un “bene comune”.

UNA POLITICA NAZIONALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLE CITTA’ E DEL PAESE

Le realtà urbane italiane sono una straordinaria risorsa umana, economica, storico-culturale ed ecologica, generatrici di energie creative, di capitale sociale, di cultura e saperi. In esse vivono persone, storie, speranze, attraversate da conflitti e solidarietà, da fiducia e nuove povertà. L’ampiezza e la profondità delle libertà individuali, fondate su diritti e istituzioni, presuppongono e dipendono dalla dimensione comunitaria e dal perseguimento di beni condivisi, che hanno nella città la massima espressione. Sono anche per questo risorse decisive per la democrazia.

Il 70% degli italiani vive nelle aree urbane. Nelle città, grandi e piccole, si produce l’80% della ricchezza del Paese. Nella nuova epoca apertasi con la rivoluzione tecnico-scientifica, la globalizzazione e l’instabilità climatica avanzano nuovi bisogni e nuovi problemi, che reclamano un rinnovato ruolo delle città. La nuova città sarà chiamata a superare l’individualismo e l’egoismo sociale, la speculazione, gli abusi, l’inefficienza, l’accaparramento dei beni comuni, le diseguaglianze, la precarietà del lavoro e la disoccupazione dei giovani e delle donne, effetti drammatici delle politiche neoliberiste. Dalle città occorre viceversa affermare la dignità e la libertà delle persone, la responsabilità verso l’ambiente, il diritto alla formazione e al lavoro, l’accoglienza e la coesione, rapporti umani equi e stili di vita sobri e solidali.

E’ dai livelli di governo più vicini ai cittadini che può essere ricostruito e sostenuto un “nuovo civismo”, energia per ridare futuro all’intero Paese. Senza il rilancio della funzione strategica nazionale delle città, sostenuto dallo Stato e dalle Regioni, non ci sono sviluppo e crescita per il Paese.

Il PD propone di ricostruire l’Italia partendo dalle città e avanza un progetto politico e proposte programmatiche per fare città sostenibili, intelligenti, accessibili e inclusive contro il declino, per il futuro dell’Italia.

Le responsabilità delle destre

Le città sono sempre più sole nell’organizzazione del territorio, del welfare locale, nella gestione dei flussi migratori, nelle ricorrenti emergenze, nella realizzazione delle infrastrutture ambientali e delle dotazioni territoriali, nella produzione di servizi, essenziali per lo sviluppo economico e la coesione sociale. Senza il rilancio della funzione strategica nazionale delle città, la più importante infrastruttura del Paese nel suo farsi sistema moderno e integrato al servizio della comunità, non ci sono sviluppo e crescita per il Paese. Per i molteplici aspetti di un nuovo rafforzato ruolo delle città, fondamentale è l’impegno congiunto di Stato e Regioni.

In tanti casi i governi locali guidati dalle forze di centrodestra non sono stati all’altezza del loro compito, generando sprechi, inefficienze e logiche clientelari, assecondando un uso speculativo e insensato delle risorse naturali e in primo luogo del suolo. Nell’ultimo decennio, tagli lineari e ripetuti delle risorse trasferite dallo Stato, una fiscalità locale inadeguata e contraddittoria, la progressiva erosione dell’autonomia locale, disordine normativo, assenza di strategie nazionali per la rigenerazione urbana, le infrastrutture ecologiche, la mobilità, la difesa del suolo hanno colpito i comuni, spesso penalizzando i più attivi. Questo, nel concreto, è stato il federalismo ideologico e inconcludente della Lega e del PdL che, sull’altare di un localismo egoista, ha ignorato la funzione storica del sistema urbano italiano, quale struttura portante del Paese. Le recenti ripetute emergenze che hanno colpito in diversa misura tante aree urbane, sono il segno della loro fragilità. Sono gravi i costi umani ed economici del non fare, del ritardo strutturale, che va colmato.

Si avverte ad un tempo l’affanno dei territori colpiti dalla crisi e la dichiarata, attiva volontà di riprendere il cammino, per un diverso sviluppo urbano.

Una società ecologica urbana

Questione urbana, questione sociale e questione ecologica s’intrecciano. Le città non sono solo i luoghi del consumo intensivo di risorse, dell’inquinamento, ma sono storicamente il modo più efficace di organizzare su grande scala la vita e le attività umane, l’impresa, la ricerca e il lavoro. Per questo sono i soggetti primi e decisivi nella costruzione di una società ecologica, della green society, che ha nelle città molteplici opportunità di impresa e buon lavoro. Le città in Italia e nel mondo avanzato stanno realizzando interventi in campo energetico, nella gestione delle risorse naturali, nello sviluppo delle reti tecnologiche.

Su idee forti si stimolano impegno e responsabilità degli attori sociali, per ridefinire insieme il mix di diritti e doveri di cittadinanza, necessario per affrontare le nuove sfide globali. Questo avviene nelle città in massimo grado in quanto progetto politico organizzato nello spazio. É dalla qualità di questo progetto, espresso nelle città, che in larga misura dipende il rapporto virtuoso tra momenti della produzione e quelli della riproduzione sociale. Da qui la centralità del sistema di welfare che, traducendosi in servizi sociali (scuola, sanità, cultura, tempo libero, ecc.), permette alla comunità di svilupparsi in modo libero, democratico e coeso, rendendo ognuno “cittadino”. E’ questo valore straordinario delle città che, nell’Italia delle mille città, ne fanno un “bene comune”.

La ricostruzione di un nuovo rapporto tra urbanesimo, tutela e promozione del capitale naturale, è necessaria anche per la credibilità del brand Italia, fatto di paesaggi e bellezza delle città, di tipicità e cultura nelle produzioni agro-alimentari, di innovazione e creatività nella manifattura, di capacità attrattiva che va mantenuta e in più punti ricostruita e sostenuta. Con l’economia ecologica, la green economy, le città hanno l’occasione per correggere le storture di un modello di sviluppo delle aree urbane, che ha consumato suolo, spezzato il rapporto città-campagna e sprecato risorse naturali, oltre limiti sostenibili. Questo è spesso avvenuto in modo disordinato e abusivo, compromettendo la sicurezza dell’ecosistema urbano, la bellezza del paesaggio, quale patrimonio culturale ed economico.

In modo particolare e specifico nel Sud, dove i problemi economico-sociali si accompagnano alla crisi ecologica dei territori, serve una politica nazionale per le città, a partire da una diversa valorizzazione delle straordinarie risorse naturali, storico-ambientali urbane.

Le città motore della ripresa economica sostenibile

La priorità è la ripresa economica, la crescita dell’occupazione soprattutto giovanile e femminile, da realizzare imprimendo una decisa correzione alle politiche monetariste e recessive, contro il permanere di fallimentari pratiche liberiste. L’economia urbana è stata a lungo ostaggio della rendita immobiliare, organica alla speculazione finanziaria. Lo scambio tra urbanizzazione, fiscalità locale e spesa pubblica non è sostenibile. Occorre liberare le città da questa deriva e farne luoghi di attrazione per investimenti produttivi, generatori di buona occupazione. Le aree urbane sono in gran parte snodo storico del fondamentale rapporto tra lavoro, risorse finanziarie e naturali, alla base dei cicli produttivi sui quali si fonda l’economia reale.

Siamo convinti che con un programma nazionale di rigenerazione delle città, grandi e piccole, sia possibile costruire un nuovo progetto di politica industriale per il Paese. Un progetto di ricostruzione delle strutture industriali, fondato su quella cultura urbana che ha fatto grandi le città italiane nella storia e che negli ultimi decenni è stata immolata sull’altare della rendita. Un progetto industriale da finalizzare alla sostenibilità delle nostre città attraverso un impegno serio nell’innovazione ecologica, tecnologica, infrastrutturale, possibile se stimola convenienze economiche e sociali attrattive per investitori nazionali e internazionali.

Gli interventi nelle città dei soggetti pubblici, sostenuti da coerenti politiche e iniziative nazionali rappresentano una concreta spinta anticiclica necessaria a orientare la ripresa, riformare meccanismi economici, attrezzare e innovare le strutture urbane.

Le linee strategiche nazionali e locali che il PD propone sono:

– riqualificazione e rigenerazione urbana, per ridurre il consumo di suolo naturale e stimolare investimenti anticiclici, con programmi nazionali a sostegno dei progetti delle città, finanziati attraverso specifici fondi immobiliari nazionali d’investimento;

– valorizzazione del patrimonio immobiliare statale dismesso condotta insieme da Stato e città, individuando preventivamente i termini progettuali, economici e sociali della loro trasformazione, assegnati con la proprietà del bene ai soggetti attuatori tramite forme ad evidenza pubblica e condividendo vantaggi urbanistici ed economici, evitando la svendita del patrimonio o l’impossibilità di una sua efficace e tempestiva trasformazione ovvero forzature speculative degli strumenti urbanistici;

– valorizzazione, con la realizzazione di un vasto programma di bonifica e risanamento, dei siti industriali dismessi. Queste aree, spesso collocate in posizioni urbane strategiche e spesso fortemente infrastrutturate, sono una occasione straordinaria per programmi di rigenerazione e per nuovi insediamenti produttivi;

– realizzazione di reti tecnologiche e telematiche al servizio di cittadini e imprese, di mobilità sostenibile, di reti ambientali intelligenti (acqua, rifiuti, energia), stimolando gli investimenti di operatori pubblici e privati, sulla base di condivise linee strategiche di modernizzazione delle infrastrutture urbane, per reti di città intelligenti;

– conferma per almeno cinque anni degli incentivi fiscali a favore dei privati che investono nell’efficienza energetica degli edifici, compreso l’incremento del verde multifunzionale urbano, consentendo programmi e progetti più ampi e di medio periodo;

– definizione un assetto stabile e coerente con il mercato, delle norme e degli incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, in sintonia con la pianificazione energetica delle regioni;

– allentamento del patto di stabilità interno per i comuni coi conti in regola, consentendo investimenti nell’efficienza energetica degli edifici pubblici, nella loro messa in sicurezza e nella manutenzione e difesa del territorio, liberando risorse per utili opere pubbliche piccole e medie;

– superamento della contrapposizione tra Stato e comuni per completare rapidamente il disegno di un mercato sociale dei servizi pubblici locali, compreso il servizio idrico, senza svendere le aziende pubbliche locali, ma accelerando la loro ulteriore competitività, integrazione, efficienza e rafforzando i sistemi di regolazione e controllo pubblico, a vantaggio dei cittadini e dell’ambiente;

– migliorare le prestazioni ambientali delle città sostenendo i Piani per la riduzione delle emissioni (PAES) e la predisposizione di quelli per l’adattamento al cambiamento climatico, coinvolgendo le città nella definizione del Piano nazionale;

– definizione tra stato, regioni e comuni degli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico dei territori, resi più fragili ed esposti con il cambiamento climatico;

– predisporre, con comuni e regioni, un piano nazionale per la mobilità sostenibile e l’accessibilità, puntando alla riduzione nel prossimi 10 anni delle auto circolanti nelle città, estendendo le zone a traffico limitato, la mobilità a zero emissioni, le corsie preferenziali per il trasporto pubblico, le reti metropolitane di area vasta.

Il governo del territorio e delle trasformazioni urbane è un punto critico cruciale per l’insieme delle azioni di sostegno alla qualità dello sviluppo delle città e del Paese. Resta indispensabile un riordino generale, anche alla luce dell’esperienza condotta dopo la modifica del Titolo V della Costituzione. Si propongono tuttavia in termini più stringenti e urgenti alcuni provvedimenti, per dotare i comuni di strumenti più adeguati e aggiornati. In particolare sono necessari:

• una normativa fiscale che premi gli interventi sui suoli già urbanizzati e disincentivi l’uso di suolo agricolo, riportando inoltre gli oneri di costruzione alla loro originaria destinazione per il miglioramento e l’adeguamento della città pubblica, consentendo ai comuni in tutte le regioni di introdurre contributi speciali per la sostenibilità (nuovi standard socio-ambientali);

• sancire con norma nazionale i meccanismi di perequazione e compensazione introdotti da diverse regioni, rafforzandone la legittima efficacia giuridica, introducendo il principio della compensazione ambientale per le urbanizzazioni su aree nuove;

• una normativa su diritti edificatori e in particolare sulla possibilità di trasferimento e di commercializzazione degli stessi, ridefinendoli giuridicamente, anche alla luce delle sentenze della Corte Costituzionale;

• potenziare gli strumenti per l’edilizia residenziale pubblica e per interventi straordinari di social housing finanziati attraverso fondi regionali di rotazione garantiti da istituti di credito e fondazioni bancarie.

Risorse per una politica integrata

La situazione dei conti pubblici dello Stato non consente massicci investimenti e minore pressione fiscale. I bilanci dei comuni sono piegati dai tagli e dalla riduzione delle entrate proprie. E’ tuttavia possibile e necessario rimodulare la pressione fiscale spostandola dal lavoro e dall’impresa alla rendita e all’uso delle risorse naturali, sostenendo e premiando i cicli economici virtuosi, che producono più ambiente e più lavoro. Servono quindi investimenti selettivi finalizzando le risorse disponibili, in primo luogo per creare buona occupazione, sostenere la domanda interna e modernizzare i sistemi urbani accrescendo la competitività e l’efficienza di sistema, con il diretto coinvolgimento di regioni ed enti locali.

In particolare si possono:

• favorire il pieno utilizzo dei fondi comunitari per alimentare programmi nazionali di rigenerazione urbana, di infrastrutturazione ambientale e logistica delle città, compresa l’idonea formazione delle figure professionali (politecniche) richieste dalla crescita della urban green economy;

• prorogare e rifinanziare il fondo rotativo della CdP per la progettualità di cui alla legge n. 549/95 oltre a quanto stabilito dalla legge n. 148/2011 prioritariamente per la progettazione delle opere inserite nei piani triennali degli enti locali, ricadenti sui terreni demaniali o già di proprietà dell’ente locale beneficiario, consentendone l’acceso a tutti i comuni in line con il patto di stabilità;

• definire con il Governo l’impiego per le aree urbane, da parte di soggetti pubblici e privati, del fondo rotativo di 600milioni, per gli obiettivi di Kyoto;

• compartecipazione dei comuni alla valorizzazione e trasformazione sostenibile del patrimonio immobiliare pubblico demaniale, non solo per fare cassa;

• creazione di fondi di investimento privato e altre forme di partecipazione diretta dei cittadini su progetti per infrastrutture e edilizia residenziale pubblica;

• dare certezza all’attuale quadro normativo generale e di settore, per favorire una adeguata dimensione delle aziende locali di servizio a controllo pubblico per rafforzarne la capacità di investimento nelle infrastrutture a rete.

Le politiche urbanistiche, ambientali e per la mobilità e l’accessibilità delle città vanno poste al servizio di una strategia e di un progetto politico generale, superando localismi e autoreferenzialità, favorendo i percorsi delle nostre città verso nuove traiettorie: fare città per fare società.

Un progetto politico nazionale per lo sviluppo sostenibile delle città costituisce il terreno per un accordo tra diversi livelli di governo della repubblica: stato, regioni, comuni, quale parte integrante e specifica, di una proposta per l’Italia, che ha nelle città uno dei suoi punti di forza

Pur in un quadro difficile è quindi possibile stimolare con adeguati strumenti la capacità delle città di contribuire alla ripresa economica, a modificare meccanismi di sviluppo insostenibili, a migliorare la qualità urbana e a sostenere nuove politiche industriali.

Nell’agenda politica del Governo e del Parlamento deve per questo entrare con forza l’idea di un patto con le città, che integri quello di stabilità interno, solo finanziario e restrittivo, con politiche attive per la crescita e lo sviluppo, che le città possono concorrere ad attuare, se adeguatamente sostenute e coinvolte in un progetto nazionale di rinascita.

Per un vero federalismo e il rinnovamento della democrazia

Gli amministratori locali sono sollecitati da più consistenti e frammentate domande. I loro strumenti di governance, gli assetti istituzionali e le strutture amministrative sono inadeguati. Pur tra limiti e distorsioni anche gravi, la politica locale si fa carico e spesso risponde attivamente alle istanze dei cittadini. Le recenti elezioni amministrative hanno dato quasi ovunque una risposta positiva alla domanda di rinnovamento della politica e del governo della cosa pubblica. Il PD sostiene questa spinta e gli amministratori che la interpretano, per una evoluzione europea delle politiche territoriali, anche in vista della prossima tornata elettorale.

La ridefinizione della governance dei territori, i processi partecipativi e la riorganizzazione delle strutture amministrative e di governo locali sono un punto cruciale per praticare una forte innovazione negli strumenti e nelle politiche. E’ a partire dai livelli più vicini ai cittadini, applicando con coerenza il principio di sussidiarietà, che occorre costruire un “pubblico” più efficace e più efficiente. La riduzione dei costi di funzionamento delle istituzioni va perseguita non con tagli generalizzati, né può funzionare un federalismo senza risorse. Le politiche per lo sviluppo sostenibile delle aree urbane rendono più stingenti i processi di riforma.

L’uso del suolo e il governo del territorio, delle risorse naturali, dell’energia, l’impatto delle attività antropiche sull’ambiente, i trasporti, le reti tecnologiche fisiche, i rifiuti, la mobilità di merci e persone, la tutela del paesaggio nelle sue molteplici funzioni, implicano il superamento di logiche municipali, non solo per i piccoli centri. Soprattutto per le conurbazioni policentriche, con forte contiguità insediativa, serve una azione politica e istituzionale che:

– superi i confini amministrativi e assuma l’area vasta, “la città effettiva”, a riferimento della pianificazione, con idonei livelli intermedi di governo tra regione e comuni, eliminando stratificazioni normative, intrecci perversi di competenze, la proliferazione dei livelli decisionali, la frammentazione settoriale;

– sostenga l’unione tra comuni per la gestione solidale dei servizi sociali e operativi, del suolo e delle risorse naturali disponibili, per realizzare programmi d’area intercomunali;

– consegua economie di scala nell’azione pubblica, più trasparenza negli affidamenti (appalti) e competenza tecnica nella progettazione e realizzazione degli investimenti, attraverso la cooperazione tra comuni e l’impegno degli operatori privati;

– potenzi la messa in rete dei centri urbani (reti di città), con adeguati investimenti nelle reti informatiche, tecnologiche, ambientali e della mobilità nelle diverse aree.

Si tratta di produrre un forte rinnovamento nelle prassi di governo delle città promuovendo l’attiva partecipazione dei cittadini nei processi decisionali, nell’organizzazione dei servizi (welfare society), nella gestione della città pubblica. Stato e regioni, a partire dalla normativa vigente, sono chiamati a condurre con le città, coi comuni, un processo di progressiva riorganizzazione istituzionale dei livelli di governo locale, non più rinviabile.

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