L’Italia migliore per una Pubblica Amministrazione migliore

Sono a Venezia alla festa nazionale democratica sulla Pubblica Amministrazione. E’ una bella occasione, alla quale sono stato invitato per una discussione che a mio avviso è molto utile per riflettere su cosa ha fatto questo Governo e su come noi vorremmo cambiare il Paese. Vuol dire parlare di impiego pubblico e pubblici servizi non in termini di spesa da tagliare e personale da mortificare (à la Brunetta, per intenderci), ma in termini di opportunità di sviluppo e crescita per il nostro Paese: opportunità per le giovani generazioni, opportunità di rinnovamento, opportunità di crescita per il Pil italiano. Penso sia questo il giusto punto di partenza.

La Pubblica Amministrazione riveste un’importanza centrale per la realizzazione di tutte le politiche pubbliche: dai rapporti internazionali alla giustizia, dall’istruzione all’assistenza agli anziani, oltre che per il successo delle riforme istituzionali. Il Governo Berlusconi, invece di considerarla una risorsa, l’ha trattata come una voce di spesa superflua da ridurre il più possibile e come argomento di facile propaganda pseudo-liberista. I risultati sono fallimentari: da un lato, non si sono realizzate scelte strategiche di liberalizzazione efficaci, dall’altro la politica dei tagli orizzontali e una intensa campagna di delegittimazione sociale ha condotto il lavoro pubblico in una situazione di pesantissima crisi.

Oggi la Pubblica Amministrazione soffre a causa di disagi pesantissimi: dal blocco della contrattazione collettiva (che poi vuol dire anche congelamento dei contratti e degli aumenti retributivi) alla limitazione del turn over, da uno sviluppo distorto dello spoils system al venir meno del merito e del risultato fino alla mancata partecipazione di cittadini e imprese alla modernizzazione delle amministrazioni. Questo produce una serie di effetti negativi che paghiamo tutti. Prendiamo la limitazione del turn over: impedisce l’ingresso delle professionalità necessarie all’erogazione dei servizi, e colpisce duramente migliaia di lavoratori, tra i mancati rinnovi dei contratti a termine e i circa 70.000 vincitori di concorso ai quali non si consente di accedere al lavoro. Ancora una volta le generazioni più giovani e i precari pagano il prezzo più elevato della crisi, e devono oltretutto sopportare la volgare irrisione dell’ineffabile ministro Brunetta, primo responsabile di questa situazione. A fronte del blocco delle assunzioni è proliferato l’uso clientelare di procedure di assunzioni eludendo le norme per le PA, come quelle effettuate attraverso le società partecipate (aumentate a dismisura) e le consulenze. Le assunzioni senza concorso operate da società a partecipazione pubblica assumono ormai i contorni di un vero e proprio scandalo, come dimostrano emblematicamente le vicende del comune di Roma e le gestioni fallimentari degli ATO idrici e rifiuti in Sicilia. D’altro canto, poi, c’è stata una espansione dello spoils system, che viola o elude le norme di legge sulle percentuali di assunzioni di dirigenti dall’esterno e sulle competenze necessarie per essere assunti.

Come in molti altri settori, l’Italia è rimasta al palo anche sul fronte della pubblica amministrazione.  In tutti i Paesi avanzati, per spezzare i circuiti collusivi che legano politica e amministrazione, si punta sulla trasparenza, sulla partecipazione diretta dei cittadini e delle imprese alle decisioni pubbliche mentre in Italia il diritto di accesso ai documenti amministrativi continua a subire  incomprensibili ed inaccettabili limitazioni. I cittadini e le imprese, in molti casi, non sono messi in condizione neanche di conoscere quali adempimenti devono assolvere per ottenere un certo provvedimento amministrativo. E’ così che cresce la frustrazione nei confronti delle burocrazie.

Bisogna rompere questo circolo e le proposte del Partito Democratico vanno in questa direzione.

Le principali:

– la riattivazione della contrattazione collettiva secondo un modello che tenga insieme Contratti nazionali ridotti di numero e di spessore normativo e Contratti di secondo livello in grado di dare risposte alle specificità delle singole amministrazioni.
– il recupero di produttività attraverso la realizzazione di “piani industriali” di riorganizzazione articolati sui singoli settori di cui si compone l’amministrazione pubblica, definendo delle chiare priorità di intervento incentrate sui servizi essenziali, come la scuola, la sanità, la giustizia, l’assistenza sociale e l’ordine pubblico.

– rilancio dei sistemi di programmazione e valutazione, perché si può chiedere alle persone di lavorare di più, ma per fare un vero salto in termini di risultato si deve pensare a come metterle nelle condizioni di lavorare meglio.

– riaprire e rilanciare i concorsi pubblici. Una politica del personale corretta e coerente deve partire dai fabbisogni effettivi delle amministrazioni per soddisfarli attraverso le assunzioni, laddove necessarie, la mobilità, la formazione. I concorsi vanno realizzati con modalità che garantiscano celerità, obiettività, trasparenza; a tal fine proponiamo concorsi unici sul territorio, gestiti da commissioni estratte a sorte e da organismi indipendenti.

– la formazione va rigorosamente finalizzata alle esigenze effettive del servizio, mentre va riorganizzato il sistema delle scuole pubbliche che produce ridondanze inutili e spreco di risorse.

– la dirigenza deve essere sottratta alla pressione dello spoils system, attivando in tutte le P.A. il circuito virtuoso della valutazione obiettiva sull’attività svolta e sui risultati conseguiti. Le leggi in materia ci sono, vanno solo applicate con efficacia e rigore. La valorizzazione della dirigenza e la razionalizzazione dell’organizzazione e della spesa rendono necessaria una forte riduzione del numero dei dirigenti, che avrebbe il vantaggio di ridurre il livello di frammentazione del disegno organizzativo delle pubbliche amministrazione e di fare emergere la categoria dei quadri direttivi: giovani ad alta professionalità, decisivi per il governo dei processi gestionali ed operativi. Una particolare attenzione va dedicata alle misure per garantire una concreta attuazione della parità di genere, principio costituzionale ancora ben lontano dal realizzarsi nel mondo del lavoro pubblico, così come in quello privato.

Spetta ad una nuova politica recuperare il valore del lavoro nel sistema pubblico e promuovere una svolta modernizzatrice e riformatrice. Una spinta positiva in tal senso può essere data da una strategia di forte ringiovanimento della P.A. dove l’età media dei dipendenti è in progressiva crescita. Per farlo, occorre favorire relazioni con le Università per richiamare i migliori, investire in tecnologie, riformare la formazione. Occorrerebbe, ancora, reclutare young professionals, che attualmente sono troppo spesso relegati al ruolo di stagisti, non adeguato alle loro capacità e conoscenze, e che potrebbero essere una preziosa risorsa. Si è ipotizzato di regolamentare l’apporto dei giovani professionisti tramite un concorso e una borsa di studio, da erogare nel periodo dell’attività.

Inoltre, si deve far passare il principio che nella P.A. nessuno può entrare senza concorso, e che mai più vincitori di concorso devono rimanere senza assunzione, preceduti magari da immissione di personale assunto con contratti precari, senza selezioni. Mai più devono verificarsi “lotte tra poveri”, sottopagati e sottotutelati. Per farlo, anche la trasparenza nelle assunzioni è un tema decisivo, perché nell’oscurità di quelle procedure, negli enti pubblici e spesso ancor più in società e aziende pubbliche o a partecipazione pubblica, spesso si annida il peggio della malapolitica e del clientelismo.  La trasparenza nelle assunzioni rientra tra gli impegni che gli iscritti al Pd che ricoprono incarichi pubblici assumeranno in ogni caso, aderendo a un Codice di responsabilità, insieme ad altri: tra questi, la trasparenza patrimoniale, il dovere di rendere chiari gli obiettivi e gli standard di servizio dell’azione amministrativa, e l’impegno a valutarne l’efficacia in base ai risultati.

Ristabilire apertura, trasparenza, merito renderà più giuste le nostre azioni e le nostre amministrazioni, e migliorerà la qualità delle persone che vi lavorano.

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