L’ITALIA PEGGIORE

L’Italia peggiore è quella che taglia i fondi per la scuola, la ricerca, la formazione. E’ quella che lascia appeso al precariato chi per anni, decenni anzi, ha investito su una professione. L’Italia peggiore è quella che costringe i giovani ricercatori a scappare, perché qui non ci sono fondi. E’ l’Italia che ci troviamo di fronte, all’avvio di un nuovo anno scolastico e accademico. Qualche mese fa Brunetta ebbe il coraggio di urlare ad un gruppo di precari “questa è l’Italia peggiore”. Per me la peggiore Italia è quella che non investe nei suoi giovani, nelle loro menti e professionalità, per non parlare di quella dei 30 e passa alunni per ogni classe. E’ quella del ministro Gelmini, che si ostina a dire che i tagli non ci sono stati. Ci sono, eccome. Nella nostra Catania è un disastro: all’Università, dove si chiudono i corsi di dottorato, nelle scuole delle mancate immissioni in ruolo, negli istituti musicali dove 10 anni di precariato sembrano ancora pochi. Più volte mi sono occupato, con interventi in Parlamento, delle condizioni della scuola e dell’Università. Tornerò a farlo, anche sulla spinta della protesta del coordinamento dei precari, che domani (giovedì) farà sentire la sua voce a Catania, davanti la prefettura.

Ecco il documento elaborato dal Coordinamento precari della Cgil di Catania:

Il Coordinamento della Flc è nato con lo scopo di dare voce a tutti coloro che lavorano, da anni, a tempo determinato nei settori della scuola, dell’Università , della Ricerca, dell’Afam (Alta formazione artistica e musicale), si legge però molto altro: ad esempio che la situazione catanese è drammatica anche per quanto riguarda il personale ATA. Negli ultimi tre anni, a Catania e provincia circa 800 collaboratori scolastici hanno perso il lavoro e il personale di segreteria è stato ridotto ai minimi termini.Inoltre, gli esuberi nella scuola secondaria di II grado sono stati più dei posti vacanti e per il terzo anno consecutivo non ci sono state immissioni in ruolo nella scuola primaria.

Per quanto riguarda l’Università il sindacato chiede il rifinanziamento degli assegni di ricerca attivi, qualora non siano stati superati i limiti di durata previsti dalla legge e dai contratti sottoscritti; l’impegno prioritario dell’Ateneo ad investire sul reclutamento di nuovi ricercatori al fine di non disperdere un considerevole patrimonio intellettuale e di ricerca, nonché di avviare un processo di ringiovanimento del corpo docente; la partecipazione dei ricercatori e dei docenti precari alle decisioni dei consigli di dipartimento e del senato accademico attraverso il riconoscimento dell’elettorato attivo e passivo in questi organismi; il recupero di risorse utili al rispristino delle borse di studio per il prossimo ciclo di dottorati di ricerca.
Crescita e sviluppo sono indissolubilmente legati alla ricerca. Si chiede, pertanto, una pianta funzionale ai vari enti di ricerca e la stabilizzazione della varie figure professionali che garantiscano una ricerca qualitativamente e quantitativamente valida. I precari della ricerca subiscono immediatamente le conseguenze della drastica diminuzione di risorse all’Universita’ e del sostanziale blocco del reclutamento e, infatti, in questi mesi sono stati già “dismessi” in modo indifferenziato. Questa situazione è aggravata dal disconoscimento di diritti fondamentali, quali la partecipazione alla vita democratica dell’Ateneo. Inoltre l’Università di Catania per l’anno accademico 2011-2012, non erogherà borse di dottorato per mancanza di fondi, a meno che questi non vengano da enti esterni. Questo è il frutto di scelte e tagli nazionali scellerati, che questo governo ha negli anni compiuto e continua a compiere tagliando i fondi per la ricerca, e di scelte locali miopi che dirottano le poche risorse ad altro senza privilegiare la ricerca e i giovani.
A proposito della scuola pubblica statale il coordinamento chiede: il ripristino dei posti di lavoro e una revisione dei tagli all’organico che hanno colpito in maniera grave e discriminatoria la Sicilia; la dotazione di un organico aggiuntivo nelle scuole che garantisca un ampliamento dell’offerta formativa; una tutela per chi è all’interno delle graduatorie ad esaurimento da anni, prima di avviare nuove forme di reclutamento che non tengano conto dei diritti acquisiti dagli insegnanti e della loro stabilizzazione.
E infine, il comparto dell’alta formazione musicale. A decorrere dall’anno 2000, i conservatori e gli istituti musicali pareggiati sono stati oggetto di una profonda riforma a seguito dell’ entrata in vigore della Legge 21 dicembre 1999, la n.508, e sono stati trasformati in Istituti Superiori di Studi Musicali.
“I precari storici del comparto AFAM attendono da anni, ormai come una chimera, che venga emanato il terzo e ultimo D.P.R. attuativo della Legge n.508 riguardante la programmazione del settore AFAM ed il reclutamento del personale, auspicando che nel testo si risolva la decennale precarietà dei docenti in questione. Nella situazione particolare i precari storici (oltre 10 anni di servizio) dell’Istituto Musicale Bellini di Catania, facente parte del comparto AFAM ma ad oggi finanziato interamente dal Consorzio costituito da Comune e Provincia, e dotato di autonomia amministrativa, finanziaria e contabile, chiedono che si percorrano tutte le strade possibili, a livello locale, per la loro stabilizzazione”.

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