nwl1001

Care amiche e cari amici,

mi sarei augurato di aprire l’anno nuovo in maniera diversa, ma questo 2010 appena iniziato ci ha già “regalato” l’ennesima dimostrazione di come il governo Berlusconi e questo centrodestra abbiano definitivamente dimenticato il Sud e i suoi tanti problemi.

Il caso più eclatante, e su cui mi sono impegnato in più di un’occasione, è quello delle Zone Franche Urbane, aree “depresse” ma con enormi potenzialità di crescita. Aree e quartieri come Librino e come altre 22 zone concentrate soprattutto nel Mezzogiorno. Dopo uno slancio iniziale, il governo ha deciso di depotenziare le ZFU, cancellando ogni beneficio di un provvedimento che avrebbe consentito la nascita di nuove imprese. Uno “scippo” per il Sud e per Catania che dimostra come nei fatti (e con i voti) la destra, anche quella siciliana, delude ancora una volta le speranze di rinascita.

Anche per questo ultimamente ho deciso di osservare come votano i parlamentari siciliani del centrodestra: non un vezzo per comporre chissà quale statistica, ma un’attenzione in più nei confronti di chi, votato dai siciliani, dovrebbe agire per conto dei siciliani. Purtroppo non è così che votano, i nostri parlamentari della destra. Era accaduto l’anno scorso con il “caso Giampilieri” (vi ricordate il “no” dei senatori siciliani del Pdl ai 100 milioni di euro per le zone alluvionate del Messinese?), è successo nuovamente in questo primo scorcio del 2010, quando un nutrito gruppo di deputati siciliani ha votato contro la mozione del PD sul Mezzogiorno.

L’impegno del partito, di recente, si è concretizzato anche nel formulare proposte concrete in grado di fornire un contributo all’intero Paese. La mozione del Partito Democratico sull’emergenza carceri in Italia, approvata il 13 gennaio in Parlamento, ha segnato un punto di svolta nell’indicare al governo nazionale le priorità da seguire per affrontare il problema mai sopito del sovraffollamento delle carceri: una vera e propria emergenza umanitaria che rischia anche di compromettere la sicurezza del Paese. A pochi giorni dai fatti di Rosarno, che ci hanno prepotentemente riportato alla luce la realtà di molte zone italiane (in cui immigrazione spesso fa rima con sfruttamento e intolleranza), trovo molto interessante il pro-memoria sull’immigrazione realizzato dal parlamentare del PD Massimo Livi Bacci: una fotografia degli immigrati presenti in Italia, una riflessione sulla necessità di rivedere le attuali politiche sull’immigrazione, diversi spunti per un partito che deve saper cogliere i cambiamenti della società.

In ambito regionale sappiamo tutti che, in questo momento, la discussione politica prevale su tutto il resto. In più di un’occasione (da ultimo a Natale, con i miei “auguri” al presidente Lombardo) ho affermato che proprio in questo momento occorre parlare dei fatti, dei tanti problemi della Sicilia e dei siciliani. E del resto, è quello che ha ribadito Bersani domenica scorsa a Caltagirone. Vogliamo tornare a parlare di lavoro, della Fiat, di energia, di strade e collegamenti. Vogliamo parlare di un serio piano dei rifiuti. Su questo la Regione mi sembra abbia fatto un passo in avanti, con una nuova direttiva regionale che cancella il “piano Cuffaro” e, soprattutto, demandando ad una Commissione tecnico-scientifica, di alto profilo professionale, il compito di aggiornare il vecchio piano rifiuti della Regione: il comitato dei “saggi”, come è stato ribattezzato, ha prodotto una proposta di revisione del piano di gestione dei rifiuti del 2002 che vi ripropongo. E allora, perché non discuterne seriamente, perché non coinvolgere associazioni, comuni, cittadini, forze politiche in simili decisioni? Anche su questo, il PD è pronto a dare contributi e idee per evitare che la Sicilia si trasformi in una nuova Campania.

Idee e progetti ci vorrebbero anche in una città spenta come lo è Catania. Una città guidata da un sindaco “a tempo determinato”, che si limita a liquidare i debiti del passato senza pensare al futuro. Una città in cui anche le opportunità vengono sprecate.

Un ultimo pensiero, e un sincero attestato di solidarietà, voglio rivolgerlo a tutti gli insegnanti che rischiano di perdere il posto a causa della cosiddetta riforma Gelmini: un atto che mette in pericolo il futuro di 150 mila docenti, anche quelli di ruolo, e che rischia di trasformarsi nel più grande licenziamento di massa mai registrato in Italia.

Vi lascio consigliandovi di leggere il libro di Paolo Garofalo “Diritti umani e tortura”, presentato venerdì scorso a Catania. E’ un’ottima lettura, per riflettere di una pratica cui si fa ancora ricorso in tutto il mondo e su cui mi sono impegnato, perché venga inserito il reato di tortura nel codice penale italiano.

Grazie, come sempre, per la vostra attenzione.

Al prossimo numero.

Giuseppe Berretta.