A Catania niente “tempo pieno”. Grazie, Gelmini.

Respinte le 34 richieste di prime classi a tempo pieno, taglio per 28 docenti.
Chiediamo s
ubito risorse aggiuntive e progetti pilota per le scuole dei quartieri a rischio

Ci risiamo. Ancora una volta devo presentare una nuova denuncia nei confronti dei pesanti tagli attuati dal Governo nazionale che anche per il prossimo anno scolastico colpiranno il mondo della scuola. Ho presentato un’interpellanza al ministro Gelmini sul taglio delle prime classi a tempo pieno che si verificherà nelle scuole catanesi a partire dal prossimo anno scolastico.

L’Ufficio scolastico provinciale di Catania non ha autorizzato l’attivazione di nessuna classe prima a tempo pieno, nemmeno in quelle scuole in cui il tempo pieno è già una realtà. Sono state respinte tutte le 34 richieste di prime a tempo pieno, con la conseguente diminuzione di 28 unità lavorative. Sappiamo benissimo, dati alla mano, che i tagli al sistema formativo ed in particolare al tempo pieno hanno provocato riduzioni indiscriminate su tutto il territorio nazionale, ma nel Mezzogiorno – e in particolare in Sicilia – stanno producendo effetti devastanti. La qualità dell’offerta formativa per i prossimi anni scolastici risulterà notevolmente ridotta rispetto alle altre Regioni.

Già nel 2010 avevo denunciato la riduzione delle classi a tempo pieno in Sicilia e nella provincia di Catania a causa dei tagli del Governo (allora erano state 41 le richieste avanzate dai dirigenti scolastici e non concesse).

Dal prossimo anno sarà ancora peggio: i tagli ministeriali si abbatteranno soprattutto sulle realtà più disagiate, nei quartieri a rischio in cui si vive un profondo disagio sociale, con altissime percentuali di dispersione scolastica. Nella provincia di Catania la scuola pubblica non avrà la possibilità di rispondere in modo adeguato alle esigenze espresse dagli abitanti dei quartieri a rischio dove operano gli Istituti comprensivi Musco, Pestalozzi, Dusmet, Brancati, San Giorgio, Fontanarossa, dove il prolungamento dei tempi didattici risponde ad imprescindibili esigenze formative di crescita culturale dei bambini per allontanarli dai possibili pericoli di devianza. Di più, i tagli del ministro Gelmini colpiranno una fascia di utenza che non avrà la possibilità di rivolgersi al settore privato e si vedrà pertanto preclusa la possibilità di accedere ad un servizio che non solo rappresenta la concreta attuazione del diritto allo studio ma, in realtà difficili come quelle dei quartieri periferici catanesi, rappresenta l’unica via per fronteggiare evasione scolastica e disagio giovanile crescenti.

Per questo ha chiesto al ministero dell’Istruzione di garantire risorse aggiuntive per l’attivazione del tempo pieno e – in considerazione delle particolari condizioni economiche e sociali in cui operano gli Istituti comprensivi Musco, Pestalozzi, Dusmet, Brancati, San Giorgio, Fontanarossa – di varare per questi istituti dei progetti pilota, con l’obiettivo di assicurare comunque il prolungamento dell’attività didattica.

2 comments to A Catania niente “tempo pieno”. Grazie, Gelmini.

  • […] del governo Berlusconi per il Sud, ne abbiamo piene le tasche. Mi riferisco ad esempio al tempo pieno nelle scuole elementari, o allavertenza Whyet-Lederle, o alla cosiddetta riforma […]

  • sonia messina

    in questi giorni tutta la nostra attenzione è rivolta a librino, anzi ,ad un unico, brutto immobile di cemento.
    Tutti siamo in apprensione per le sorti di questo palazzo e per il futuro di queste famiglie, come se il loro destino fosse legato a quello di tutto il quartiere . Quello che più suscita la nostra indignazione è la condizione di degrado in cui vivono i bambini. Non possiamo accettare che gli venga negato il futuro .
    Eppure , forse perché siamo stati abbagliati da questo enorme faro puntato sul palazzo di cemento, abbiamo fatto passare sottotraccia l’appello delle scuole di librino!! Non ci siamo indignati allo stesso modo quando il governo ha ritenuto di non attivare il tempo pieno in zone disagiate come la nostra periferia, non ci siamo indignati abbastanza quando l’unico istituto superiore a librino ha chiuso i battenti. Eppure il principio è lo stesso : viene anche qui cancellato il futuro dei giovani di librino !!!
    E allora mi sento di dire che il degrado del quartiere non dipende dai suoi abitanti. Dipende piuttosto da un disegno politico di questo governo che vuole mantenere questo stato di cose e che volontariamente vuole che tutti i figli di librino non riescano ad uscire dal palazzo di cemento !!

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