Scuola Superiore di Catania: interroghiamo il ministro

In questi giorni ho presentato un’interrogazione al ministro dell’Università Gelmini sulla vicenda della Scuola Superiore di Catania, recentemente oggetto di polemiche a causa del nuovo regolamento approvato dal Senato accademico e dal Cda dell’Università. L’interrogazione, sottoscritta da me e da Walter Tocci, è stata sollecitata dai Giovani Democratici della provincia di Catania, preoccupati dalle importanti modifiche al regolamento della Scuola Superiore.
A suscitare le maggiori perplessità in particolare sono quelle relative “all’eliminazione del requisito esclusivo del merito e all’introduzione di un corrispettivo proporzionale al reddito per l’accesso alla Scuola”.
Nell’atto depositato alla Camera denunciamo “l’incompatibilità dell’eliminazione del merito come unico requisito di accesso alla Scuola con l’accordo di programma sottoscritto nel 1998 tra il Ministero e l’Università di Catania, che prevedeva il contrario, oltre che con quanto avviene nelle altre scuole di eccellenza presenti in Italia”.
“Le ragioni fornite dall’Ateneo di Catania sembrano tra l’altro in contraddizione con il ripetuto impegno del ministro Gelmini, diretto a promuovere il merito degli allievi e l’eccellenza delle strutture universitarie. E non si può non rilevare anche una contraddizione evidente tra gli scopi istitutivi della Scuola di Catania e questa sua mutata configurazione”.
“Il merito e l’eccellenza del sistema universitario sono requisiti da tutelare” aggiunge il segretario provinciale dei Giovani Democratici, Daniele Sorelli. “Il Rettore e il Ministro hanno il dovere di chiarire cosa vogliano fare dell’unico polo di eccellenza della Sicilia Orientale. Lo sviluppo e la crescita del nostro territorio passano per un investimento forte sul merito dei nostri giovani, per dargli la possibilità di scommettere su se stessi e di farlo senza essere costretti a partire per cercare fortuna altrove – conclude Sorelli – Il rischio che la Scuola Superiore di Catania possa chiudere è sintomatico di un’Università incapace di scommettere sui propri talenti e di credere in un progetto ambizioso al quale noi, e tutti gli studenti dell’Ateneo catanese, abbiamo sempre creduto”.

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