Zona franca urbana, se Lombardo volesse …

Librino in bianco/neroSe il presidente della Regione volesse per davvero fare qualcosa di concreto, avrebbe tutti gli strumenti per aiutare un territorio difficile ma dalle enormi potenzialità, come lo è Librino. Sulla vicenda della Zona franca urbana – provvedimento che stanziava circa 7 milioni di euro per il quartiere catanese – sono tornato a discutere questa mattina nella parrocchia Resurrezione del Signore, proprio a Librino, durante un’assemblea pubblica convocata dalla Confesercenti etnea.

Un incontro al quale hanno partecipato le tante associazioni che operano nel quartiere, la Cgil, gli esponenti della Municipalità, don Santino Salomone, altri parlamentari e il sindaco di Catania Raffaele Stancanelli. Tutti concordi almeno su una cosa: ripristinare il provvedimento originario della Zona franca urbana è fondamentale. Certo, tutti ci batteremo per evitare questo ennesimo “scippo” al Sud e a Catania e io porterò avanti in Parlamento una battaglia decisa per ripristinare gli incentivi previsti dalla Zfu.

Ma, lasciando da parte facili ottimismi, credo che questo impegno potrà facilmente essere vanificato da un Governo nazionale cieco nei confronti dei problemi del Mezzogiorno, e del resto più volte lo ha dimostrato. Proprio per questo credo che la Regione debba fare la propria parte, intervenire in maniera più decisa. Con fatti concreti, perché di fronte a un bluff del genere le parole non bastano.

Un bluff, appunto, i cui dettagli sono stati spiegati alla cittadinanza dai vertici della Confesercenti che ha illustrato il decreto milleproroghe. Approvato dal Governo il 30 dicembre scorso, il provvedimento dovrà passare al vaglio di Camera e Senato. Nella prima stesura normativa con cui si istituivano le Zone franche urbane (a ottobre scorso, dopo il via libera della Commissione Europea al finanziamento complessivo da 100 milioni di euro), erano state individuate 22 aree in tutta Italia in cui le nuove imprese avrebbero ottenuto diverse agevolazioni fiscali. A Librino quindi non si sarebbero pagate Irpef e Irap per cinque anni, né Ici per gli immobili utilizzati per l’esercizio delle nuove attività economiche e non si sarebbero pagati contributi previdenziali. A questo sarebbero serviti i 7 milioni di euro. Oggi, invece, col decreto milleproroghe le agevolazioni fiscali sono state trasformate in semplici contributi, Irap e Irpef si dovranno pagare. Restano solo le agevolazioni per l’Ici e – seppur con dei “paletti” e delle restrizioni applicate dal ministero del Lavoro – per i contributi previdenziali sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Come se non bastasse, poi, tutti i contributi dovranno passare attraverso i Comuni sulla base delle singole istanze dei contribuenti. Cancellando quindi ogni automatismo e creando ulteriori passaggi burocratici.

Insomma, se il decreto milleproroghe venisse approvato dal Parlamento la Zona franca urbana di Librino perderebbe tutto il suo appeal, vanificando ogni possibilità di creare un tessuto di piccole imprese che è il primo passo per la rinascita del quartiere. La Zfu rappresentava un raggio di sole per un quartiere come Librino, ma purtroppo è stato oscurato dalle decisioni del Governo nazionale. E se il Governo Berlusconi porrà la fiducia sul decreto milleproroghe o se i parlamentari del centrodestra votassero il provvedimento allineandosi ai dettami della maggioranza (evento già accaduto in passato, pensiamo al caso Giampilieri) Catania perderebbe un’opportunità preziosissima. Proprio per questo è necessario uno sforzo a livello regionale.

Lombardo pensi ad un intervento legislativo per istituire una Zona franca urbana a Librino, seguendo le procedure che erano state avviate a livello nazionale e che avevano ottenuto l’ok anche dall’Europa: sarebbe un’azione semplice, d’immediata esecuzione, concreta. Noi del Partito Democratico faremo la nostra parte in Parlamento, ma Lombardo faccia qualcosa di concreto per Catania, per questa Sicilia dimenticata. Anzi, maltrattata.

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