Ridare speranza alla Sicilia

Vi propongo un’intervita rilasciata al Andrea Lodato e pubblicata oggi su “La Sicilia”. Buona lettura:

«Spezzare il fronte Berlusconi-Lega per ridare una speranza alla Sicilia»


Catania. «Basta guardare in che stato hanno ridotto il Sud e la Sicilia tutti questi anni di governo di centrodestra e degli uomini di Berlusconi, per capire che se davvero si vuole davvero reagire, credere in una fase di sviluppo, di crescita e di riscatto, bisogna cambiare. E nel programma del centrosinistra il Sud è una assoluta priorità».
Giuseppe Berretta, deputato catanese del Partito Democratico, parte da qui nell’ultimo intervento prima della pausa di riflessione concessa agli elettori che sceglieranno la nuova guida per l’Italia. Una riflessione, dice Berretta, in cui i siciliani non possono non considerare il progetto che si sono cointestati Berlusconi e Maroni, perfetti alleati leghisti.
«Lo dicono chiaramente, creare la macroregione del Nord, Lombardia-Piemonte-Veneto, trattenere le risorse in quell’area, mettendo ulteriormente in ginocchio il resto del Paese, Sicilia in testa. Berlusconi non ha nemmeno potuto nascondere questa scelta che gli ha imposto la Lega. La Sicilia non può essere ancora piegata a questa politica nordcentrica, sarebbe un disastro. Credo che, in questo senso, un’altra differenza evidente tra il programma del Pd e quello di Berlusconi, stia nella scelta e nella preferenza che si fa degli uomini: Berlusconi elogia il leghista Maroni, Bersani ha detto che del governo Monti, certamente, il ministro che sente più vicino è Fabrizio Barca. Cioè il ministro della Coesione territoriale. Perché noi vogliamo riunire il Paese che loro giocano ancora a dividere per tutelare gli interessi delle regioni più ricche».
I cavalli di battaglia di Berlusconi? Boomerang ribadisce Berretta: «Continuano promesse non più poco credibili, ma francamente incredibili a questo punto. Berlusconi parla come uno che si candidi per la prima volta, invece sta lì da quasi vent’anni ed ha prodotto solo disastri. Il Ponte sullo Stretto? Ma non sarebbe più serio oggi pensare, per esempio, ad utilizzare i fondi che si vorrebbero destinare ad un’opera non esattamente prioritaria, per mettere in sicurezza un territorio che alla prima pioggia frana, che presenta un dissesto idrogeologico e un rischio sismico elevatissimi? Ciò, tra l’altro, consentirebbe anche di rimettere in moto l’economia, l’edilizia. E aggiungo che se parliamo di trasporti, noi vogliamo privilegiare la realizzazione di opere che comincino con il migliorare la mobilità regionale. Treni più efficienti e veloci, strade, porti, aeroporti da valorizzare e non da declassare. Cominciamo con il pensare a queste opere».
Al voto domani e dopodomani una Sicilia che ha visto crescere in dieci anni la disoccupazione, raddoppiata quella giovanile, triplicata quella femminile. Come fermare questa crisi che sembra irreversibile?
«Non con la promessa di altri milioni di posti, per carità, perché non solo non ci crede più nessuno, ma si rischia di far credere ai giovani, e non solo a loro, che davvero non ci sia nulla da fare, se non promettere a vuoto. Va creato lavoro puntando sulle specificità del nostro territorio, sulla qualità e sulla preparazione che i nostri giovani hanno, sulle professionalità che si sono formate negli anni. Investire su agroindustria, turismo e innovazione, energia verde è su questo che ci impegneremo».
Berretta a Catania sogna di fare il sindaco, nel partito c’è una discussione aperta. Come finirà?
«Intanto aspettiamo di vincere questa battaglia per potere governare il Paese, creando un asse coerente e concreto con la Regione. Catania è la mia città, fare il sindaco sarebbe bellissimo, bisogna battere il centrodestra, ma anche rinnovare, proporre percorsi nuovi e non nostalgici. Credo che la strada per un confronto sereno sia quello di Primarie civiche ed aperte che sarebbero lo strumento per costruire una vera unità, coinvolgere la città nella scelta del reale cambiamento».

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