Ripartiamo dalla SICILIA

E’sceso dal predellino, ha deciso di non ricandidarsi a premier e dalle nostre parti stavolta non si è fatto vedere né in nave né in elicottero.

Noi siciliani domenica andremo ad eleggere il nuovo presidente della Regione, ma prima di parlarvi della importante sfida delle regionali desidero soffermarmi sulla  decisione di Silvio Berlusconi di non ricandidarsi a premier, così per lo meno ha detto, e di non fare la sua solita capatina elettorale in Sicilia.

La mancata ricandidatura è, com’è evidente, una buona notizia. Una buona notizia per il paese, per la Sicilia e persino per il partito che ha fondato, che ora teme di essere affossato ancor di più dal suo inventore.

Si chiude una fase lunga e che ha dato pessimi frutti, è il momento di aprirne una nuova. Io credo che tale decisione sia un primo effetto delle elezioni siciliane.

E’strano infatti, che Berlusconi non solo non sia venuto in Sicilia:  ricordate quando negli ultimi giorni delle campagne elettorali siciliane, fossero politiche, europee o più semplicemente le comunali di Catania e Palermo, il Cavaliere “sbarcava”, con il suo carico di promesse sempre tradite?

Questa volta non è accaduto, una ragione ci sarà.

Io provo a fare un’ipotesi: i sondaggi non sono favorevoli! Teme una sconfitta nella terra del 61 a 0!

La Sicilia come spesso è accaduto nei tornanti delle storia italiana, ha un ruolo decisivo. Da qui è partito Garibaldi, in Sicilia sbarcarono gli alleati nel 1943.

Di nuovo dalla Sicilia si può ripartire, lo ha detto Bersani: gli occhi del paese sono puntati sulla Sicilia.

Noi siciliani quindi, domenica saremo ad un bivio: scegliere Crocetta, il Partito democratico, le donne e gli uomini candidati con lui e intraprendere la strada del cambiamento, della rivoluzione della dignità.

Oppure, affidarsi ancora una volta al Popolo della libertà, di Alfano e Schifani e al Pid di Saverio Romano. Una volta ancora nelle mani di chi ha dimostrato disprezzo ed incapacità.

Su Nello Musumeci dirò poco, anzi utilizzerò le sue parole. Dice di aver vissuto nella palude del centro-destra senza prendere la malaria. Io penso che affermare che il centro-destra sia una palude, è un eufemismo.

Una bugia vera e propria. Il centro-destra è una voragine, un precipizio, un baratro che ha inghiottito la Sicilia. Dire che è un palude significa fare finta di non conoscere la compagnia di cui si fa parte.

Musumeci, in verità la compagnia la conosce bene. Conosceva Scapagnini quando si è candidato a fare il cosindaco di Catania, nel 2005, determinando la vittoria alla destra, conosceva Berlusconi quando ha accettato di fare il sottosegretario al lavoro, e potrei proseguire ma non ne vale la pena.

Insomma, è venuto il momento di imboccare la strada che porta al futuro, votando il Partito democratico e Rosario Crocetta Presidente.

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