“Classi pollaio” a Catania – La Gelmini smentita dai fatti

Il ministro dell’istruzione ha avuto il coraggio di dire che le classi pollaio sarebbero un’esiguità, solo lo 0,4 per cento del totale. Una percentuale così ridicola da non creare alcun turbamento né un minimo ripensamento da parte del ministro Gelmini su criteri che determinano il percorso degli studenti italiani. Forse Mariastella Gelmini ha qualche difficoltà a far di conto. O forse non ha perso l’ennesima occasione per essere smentita dai fatti e le 1.324 classi affollate da oltre 30 alunni nella provincia di Catania lo dimostrano ancora una volta.

E i fatti sono nell’evidenza dei numeri, in quei dati che lo stesso Codacons ha diffuso sulle cosiddette classi pollaio, quelle con più di 30 alunni.

Circolari su circolari, regolamenti che smentiscono il buon senso e le esigenze dei singoli istituti scolastici, norme che non tengono conto della necessità di adeguare le scuole a standard edilizi che mettano gli alunni e i docenti in sicurezza. Tutto questo è in grado di produrre il ministero dell’Istruzione, bocciato ora dal Tar del Lazio grazie alla class action del Codacons.

Purtroppo non è la prima volta che questo Governo di centrodestra si distingue per gli errori che è in grado di compiere a danno della scuola pubblica. Prima il tetto al numero di insegnanti di sostegno, giudicato incostituzionale dalla Consulta, poi il taglio delle classi a tempo pieno nella scuola primaria, anche in quel caso smentito dalla Gelmini con dati non veritieri. Senza tralasciare i pesanti tagli al personale docente imposti dalla coppia Gelmini-Tremonti, che stanno mortificando il ruolo della scuola pubblica: mettono a rischio la sicurezza degli alunni, creano disagio nei dirigenti scolastici costretti ad applicare normative e regolamenti sul numero di alunni per classe che molto spesso contrastano con le effettive dimensioni delle aule, rendono più complicato l’apprendimento soprattutto per gli alunni che avrebbero bisogno di più attenzioni degli altri, umiliano i docenti”.

Questo modello di scuola non serve affatto a formare al meglio gli studenti

Questo modello di scuola non è quello che vorremmo per i nostri figli, perché serve solo a fare economia sulla pelle delle giovani generazioni.

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