E’ questione di tempo (pieno)

Aumenta il tempo pieno nella scuola italiana, dice la ministra Gelmini mentre Tremonti se la ride. Perché sa che ad aumentare sarà solo il tempo che i genitori, soprattutto quelli che lavorano entrambi, dovranno dedicare agli spostamenti dei figli ai quali il governo nega la scuola a tempo pieno. Dicendo, per bocca della ministra, le solite bugie, ribaltando addirittura la realtà. Ma la realtà è quella nella quale vivono le famiglie vere del Paese vero. Per loro, partendo da una mail inviatami da due genitori che avrebbero voluto che il proprio figliolo frequentasse la scuola a tempo pieno a Catania, ho presentato questa interpellanza:

“Il sottoscritto chiede di interpellare il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, per sapere – premesso che:

come risulta da numerose lanci di agenzia, secondo il Ministero dell’Istruzione, “aumenta il tempo pieno nella scuola italiana” e precisamente “nel prossimo anno scolastico (2010/2011) saranno attivate nella scuola primaria 782 classi a tempo pieno in più, per un totale di 37.275 classi”;

secondo il comunicato diffuso ”L’anno prossimo – conclude il Miur – l’aumento riguarderà tutte le regioni italiane. Gli incrementi maggiori si verificheranno in: Puglia (+233), Lombardia (+162), Sardegna (+150) e Veneto (+113)”;

tali dichiarazioni stridono fortemente con le numerose proteste organizzate da genitori, che si sono visti privati del tempo pieno, che rappresenta un insostituibile strumento di sostegno alla condizione lavorativa delle donne, soprattutto al Sud dove i bassi livelli retributivi non consentono di rivolgersi al mercato privato;

in Sicilia, secondo i dati riportati dalle organizzazioni sindacali sarebbero oltre 12 mila i “precari della scuola” passati, in due anni scolastici, dallo stato di precari allo stato di disoccupati: una emorragia di professionalità e di risorse che ha impoverito la scuola pubblica della Sicilia oltre ogni limite sostenibile; sia sotto il profilo dell’offerta formativa che della sostenibilità sociale avendo provocato pesantissime conseguenze sul piano occupazionale;

l’aumento del tempo pieno non avrebbe pertanto interessato anche la Sicilia;

a mero titolo esemplificativo, cito uno dei tantissimi casi che quotidianamente vengono posti all’attenzione del Parlamento, nell’anno scolastico 2009/2010 presso l’Istituto Parini di Catania sono state attivate due classi a ” tempo pieno” ed il servizio lodevolmente espletato ha suscitato legittime aspettative nei genitori;

per l’anno scolastico 2010/2011, il suddetto Istituto, ha riscontrato 77 iscrizioni alle classe prime a tempo pieno con modulo orario di 40 ore, è stata, pertanto, avanzata richiesta al competente ufficio per l’attivazione di tre classi a tempo pieno, in un primo momento erano state autorizzate le classi dell’anno scolastico precedente (due), a prosecuzione del servizio, e nessuna classe a tempo pieno di nuova istituzione, nei giorni scorsi è stata autorizzata soltanto una nuova classe prima a tempo pieno;

nei giorni scorsi il dirigente scolastico, dell’Istituto scolastico Parini di Catania, ha inoltrato al MIUR un’accorata lettera in cui esponendole il caso di cui sopra invitava il Ministro a Catania per presiedere il sorteggio dei 25 bambini, su 77 richiedenti, che potranno accedere all’unica classe a tempo pieno autorizzata per il suddetto istituto;

-: se è a conoscenza di quanto su esposto;

per sapere se non ritenga di dover meglio esplicitare il modo in cui sul territorio nazionale si è registrato l’aumento del tempo pieno annunciato da numerosi comunicati stampa, al fine di scongiurare il sospetto che tale aumento abbia riguardato soltanto le regioni del Nord a scapito di quelle del Mezzogiorno;

se intenda accogliere l’invito, avanzatole dal dirigente scolastico dell’Istituto Parini di Catania, di presiedere al sorteggio dei bambini ammessi all’unica classe a tempo pieno autorizzata presso tale istituto;

se non ritenga di rivedere la politica dei tagli del tempo pieno considerato che il numero di classi attivate, risulta comunque fortemente deficitario rispetto al fabbisogno riscontrato;

per sapere in quanto consisterà l’aumento del tempo pieno relativo alla regione Sicilia, che secondo il comunicato emesso dal MIUR, dovrebbe riguardare tutte le regioni italiane;

se non intenda intervenire affinché, anche in Sicilia, venga garantito un servizio scolastico organico e strutturato nella progettazione didattica delle quaranta ore del tempo pieno, che come dichiarato dal Ministero dell’Istruzione sarebbe aumentato in tutto il Paese.

Berretta”

La mia richiesta di chiarimenti alla Gelmini è stata avanzata in nome e per conto dei bambini che non potranno avere il tempo pieno – aumenta, vero ministra? – e dei loro genitori che non sanno come dividersi fra figli e lavoro, soprattutto quando il lavoro è merce rarissima.

Riporto la mail mandatami da Giovanni e Giuditta (genitori lavoratori della STMicroelectronics):

le scrivo per portare alla sua attenzione quanto sta succedendo a 77 famiglie di suoi concittadini.
Si parla di diritto allo studio, di accesso a percorsi formativi, della nuova scuola italiana.
Il comunicato stampa dell’attivissimo preside Aderno’ descrive bene la vicenda.
Io posso aggiungere alcune sensazioni raccolte durante l’incontro odierno. Tanti genitori, sfortunati perchè lavoratori, divisi fra lotte idealistiche e iniziative pragmatiche: ci incateniamo, occupiamo la scuola, facciamo una petizione… Ma fateci sapere entro una settimana. Chi ha accettato da poco un lavoro e non può certamente rischiare di sapere a settembre se avrà un bambino per strada.
Molti hanno addirittura proposto di tirare fuori i soldi per pagare gli insegnanti negati dal ministero. Mettiamo al sicuro il futuro immediato, con qualche sacrificio, e poi continuiamo la lotta.
E qui le legittime critiche di chi vive con 600Euro al mese, di chi ha due bambini, di chi pensa di offrire una sponda per la smobilitazione del pubblico.
Una sindacalista ha proposto un coordinamento provinciale, perché sembra che il problema sia di più vaste dimensioni.
Istruzione,aiuti alle famiglie, incentivi alle nascite, sembrano sempre più slogan da campagna elettorale.
Per mio figlio voglio ancora pensare che la politica può farsiinterprete di queste voci, suggerendo vie alternative per quei ‘risparmi’ che la situazione europea ci chiede.”

Riporto anche la nota che il preside della Parini, prof. Giuseppe Adernò, ha inviato al Ministro:

Onorevole Signora Ministro,
Le scrivo per invitarLa a scuola a presiedere il sorteggio per l’assegnazione dei posti all’unica classe a tempo pieno che ci è stata autorizzata.
Nel corrente anno scolastico abbiamo attivato due classi e tempo pieno ed il servizio è stato lodevole e molto apprezzato dai genitori, con positivo rendimento scolastico dei 50 bambini.
In fase di iscrizioni per il prossimo anno abbiamo accolto la domanda di ben 77 genitori, e quindi abbiamo richiesto all’USP di attivare  tre classi a tempo pieno, invece ne è stata assegnata soltanto una e quindi dobbiamo scegliere soltanto 25 alunni e agli altri 52 cosa dobbiamo rispondere?
Come facciamo ? Con quale criterio si potranno accogliere le esigenze di alcuni genitori e annullare le attese  e le richieste degli altri genitori che lavorano ed hanno richiesto il servizio a tempo a pieno?
Perché le scuole siciliane devono essere penalizzate nell’offrire il servizio della scuola a tempo pieno se abbiamo fatto tanti sacrifici per garantire la qualità di una proposta didattica articolata e completa?
La invito,pertanto, a partecipare al sorteggio,  se questa sarà l’unica soluzione possibile e democratica e Le chiedo di voler comunicarci la data per tale operazione, così da poter assicurare i Genitori e consentire loro di  trascorrere il periodo di riposo estivo con minor ansia e preoccupazioni.
Se Lei verrà a Catania i Genitori saranno anche ben lieti di offrirLe anche  una buona granita di limone o di mandorla, specialità dell’estate catanese.
Attendiamo un cortese riscontro e Le chiediamo , se non potrà venire a Catania , di autorizzare l’attivazione delle altre due classi, così  da rispondere alle esigenze di tutti i genitori che hanno  ancora la fortuna di lavorare.
So che la nostra richiesta ha anche carattere nazionale, come si legge tra le lettere pubblicate da “Il corriere della sera”, compendiamo l’esigenza della politica dei tagli, ma non possiamo far subire tale danno ai nostri bambini.
Noi facciamo la nostra parte e sollecitiamo che venga data risposta alla nostra istanza
Il prossimo 7 giugno alle ore 11,30 incontreremo i Genitori e vorremmo avere per quella data qualche notizia da dare.
La  ringrazio di vero cuore e affidiamo la nostra richiesta ad un Ministro, che è anche “mamma lavoratrice”.

Chiaramente la ministra ha rinunciato sia alla granita che, secondo me, alla faccia.

E il 7 giugno la scuola rende pubblica la strana situazione del tempo pieno negato quando, invece, dice la ministra, aumenta ovunque. Questo il comunicato:

PARINI SCUOLA STATALE A PAGAMENTO ?

I settantotto genitori che hanno iscritto i figli all’Istituto Parini nelle classi a tempo pieno della scuola primaria, si sono presentati puntuali alle ore 11 per discutere del destino dei loro figli. La lettera di invito del Preside che comunicava la difficoltà di accogliere la loro istanza di iscrizione, avendo ottenuto l’autorizzazione di una sola classe a fronte delle tre classi a tempo pieno richieste, è stata un forte allarme ed ecco tutti pronti a lottare per difendere un diritto all’istruzione, e all’uguaglianza tra le scuole del Nord che fruiscono in maniera abbondante di tale servizio e le scuole del Sud, la Sicilia in particolare, dato che in Puglia ed in Sardegna sono state accolte le richieste di classi aggiuntive rispetto a quelle dello scorso anno.
Non si possono operare discriminazioni tra genitori lavoratori, accogliendo le richieste di alcuni e trascurando gli altri. “ Pur abitando in un Paese etneo ho scritto mio figlio all’Istituto Parini,perché è l’unica scuola a me vicina che offre tale servizio a tempo pieno , dice una mamma. Ho pianificato il mio lavoro in funzione dei nuovi orari ed ora non posso rinunziare ad un lavoro che ho ottenuto con tanti sacrifici e che potrò svolgere soltanto se mio figlio resta a scuola fino alle ore 16. Il Ministro non potrà costringermi a scegliere le scuole private. Sono anche disposta a pagare qualcosa di più, ma chiedo il servizio della scuola statale e come cittadina ne ho diritto”.
Di questo tono erano le tante e diversificate dichiarazioni dei genitori compresa quella di una mamma che ha detto: “ci si lamenta che la Sud diminuiscono le nascite, io ho cinque figli e credo di aver diritto che i miei figli possano frequentare la scuola statale a tempo pieno”.
Altri genitori si trovano in particolari situazione familiari: ragazze madri, genitori separati, trasferiti a Catania per lavoro senza avere i suoceri e nonni in casa o vicini ai quali affidare i figli.
Per molti è una scelta di progettualità didattica, avendo avuto positive informazioni sull’ottima impostazione organizzativa e metodologica della scuola nelle classi a tempo pieno , dove i bambini vengono guidati e accompagnati per mano nel processo di apprendimento. A casa, specie quando i genitori lavorano entrambi, spesso i bambini sono affidati alla babysitter o fanno i compiti davanti al televisore. La varietà dei casi rivela uno spaccato di società complessa e articolata che sollecita risposte sicure a bisogni reali ed emergenti. Tra le tante idee e proposte per far sentire la propria voce e non accettare in maniera supina una “sentenza di condanna all’emarginazione” oltre a quella di inviare una petizione firmata al Ministro, andare direttamente a Roma e portare al Ministro la tanto attesa granita, come annunciato dal preside Giuseppe Adernò nella lettera al Ministro con l’invito a presenziare all’eventuale sorteggio dell’unica classe “fortunata”, alla proposta di pagare il servizio aggiuntivo delle ore in più per l’insegnante ed il contributo per la refezione scolastica autonoma, non potendo contare nei servizi del Comune, il quale non ha ancora rinnovato la gara per la refezione scolastica, molte sono state le mani alzate per l’approvazione.
L’Istituto Parini verrebbe così ad essere una scuola statale a pagamento ed” è forse questo, ha affermato con rabbia una mamma “è quello che il Governo desidera e ci vuole costringere a fare“. L’idea di dover pagare oltre i servizi aggiuntivi anche le ore di insegnamento ha lasciato perplessi tanti genitori, alcuni dei quali dirigenti, docenti ed operatori scolastici, ma la provocazione ed il forte bisogno di avere garantito un servizio, del quale si riconosce un diritto, costringe , a volte, a fare delle scelte inconsuete.
“Pagare 150 euro al mese in una scuola statale, mentre nella privata ne pagavo quattrocento, per me è una soluzione possibile e condivisa, ha dichiarato un papà , ma vorrei che tale” vergogna” fosse resa nota al Parlamento dove si garantiscono servizi privilegiati per pochi eletti”.
Sembra proprio strano, afferma il preside Giuseppe Adernò, che con tanti docenti di ruolo che risultano “soprannumerari” nelle diverse scuole, e quindi dovranno essere pagati lo stesso per supplenze o altro, non si possa o non si voglia garantire un servizio scolastico organico e strutturato nella progettazione didattica delle quaranta ore del tempo pieno. Il problema delle classi a tempo pieno dell’istituto Parini non è una caso isolato in provincia ed è stato attivato anche un comitato di genitori che coinvolge nella richiesta del tempo pieno anche le scuole di Acireale IV circolo, di Acicatena, Mascalucia, Mirabella Imbaccari e San Cono, scuole nelle quali la richieste delle classi a tempo pieno è stata disattesa e negata.
Lottando insieme si potrà sperare che il”miracolo del sud” avvenga.

Chiaramente il problema non riguarda solo la Parini ma l’intera città, tutta la provincia e l’intero Paese, con quel solito occhio di riguardo che questo governo riserva al Sud.

Un articolo apparso su La Repubblica:

Tempo pieno alle elementari, è caos “Non c’è posto per 150mila bambini”

Infine, un’osservazione per Giovanni e Giuditta che mi scrivono:

Un punto su cui ci piacerebbe avere il sostegno bipartisan della politica siciliana e’ la lotta verso atteggiamenti discriminatori di cui e’ vittima la nostra regione.
Le forbici del governo tagliano nella stessa proporzione al sud come al nord?

Purtroppo, deve dire, non avrete sostegno bipartisan – i parlamentari berlusconiani sono troppo impegnati a votare le leggi di Berlusconi, e i siciliani sono, notoriamente, fra i più attivi – ma avrete il sostegno pieno del PD a ogni livello, nazionale e regionale. Ricordo solo la mozione di Concetta Raia per far slittare di un anno – almeno – la “riforma” Gelmini/Tremonti in Sicilia che il governo nazionale ha tutte le intenzioni di non accettare e la norma approvata in finanziaria regionale per l’apertura pomeridiana delle scuole, almeno nei quartieri più disagiati.

Semplicemente c’è chi ha a cuore la scuola pubblica e pensa che sia il primo investimento sia sul futuro che sulla qualità della vita quotidiana e chi pensa alle intercettazioni sulla cricca. A ognuno scegliere.

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