Sud: i giovani, le prospettive, il futuro da costruire

Oggi ho partecipato al convegno nazionale dell’Aiop Giovani. È stata un’occasione di confronto per parlare di Mezzogiorno, di giovani, di prospettive di sviluppo e di futuro. Un futuro che, come ho detto ai giovani imprenditori della Sanità privata, dobbiamo costruire a partire dal presente . Un presente che purtroppo al momento é tutt’altro che roseo. Da tanti, troppi anni l’Italia deve fare i conti con dati, statistiche, cifre, analisi sempre più nere, spesso impietose. Mi riferisco ovviamente alla situazione economica del nostro Paese. E il Mezzogiorno purtroppo sta messo ancora peggio.

Una crisi economica che si è avvitata alla crisi sociale, crisi di riferimenti e valori e, non nascondiamocelo, crisi politica. Assistiamo ad uno scollamento tra persone e istituzioni che rischia di divenire pericoloso, c’è una disillusione, uno scoramento sempre più diffusi, soprattutto tra le giovani generazioni. Preso atto della situazione non certo allegra bisogna però non farsi scoraggiare e anzi provare a ripartire facendo tesoro delle conoscenze acquisite per invertire la rotta.
Gli under 40 hanno spesso talenti, approcci e capacità innovative che mai come ora sarebbe importante coltivare e far crescere. Chi ha idee deve poter avere la possibilità di svilupparle e mi fa piacere constatare sui media che l’attenzione delle grandi aziende e delle università verso i giovani con voglia di scommettersi nell’imprenditoria è notevolmente cresciuta in questo buio periodo di crisi. La disponibilità di privati a finanziare Start Up innovative proposte da giovani universitari è una delle poche note positive di questa difficile fase economica. Mi auguro che i tanti semi lanciati possano far germogliare sviluppo nuovo, originale e sostenibile.
E’ però chiaro che non bastano questi piccoli segnali a risolvere i problemi. Per ripartire dal futuro bisogna affrontare a livello nazionale, regionale e locale, concretamente i grandi temi dello sviluppo del Paese: occupazione, ricerca, formazione, valorizzazione delle start-up, reti di impresa, energia, agenda digitale.
In particolare, penso che il Mezzogiorno debba tornare al centro delle politiche nazionali, non più come problema da risolvere ma come risorsa da capitalizzare. Al Mezzogiorno occorrono dunque, più che in altre parti del paese, innovazione tecnologica ed organizzativa, maggiori investimenti e più attenzione all’internazionalizzazione delle aziende. Ma soprattutto serve definire nuovi modelli che guardino ad una politica di sviluppo basata su interventi infrastrutturali mirati e su vantaggi specifici del Sud: agroalimentare, turismo, trasporto marittimo, ma anche, perché no, ospedalità privata che per esempio in Sicilia presenta strutture di eccellenza.
Nella scorsa legislatura da componente della Commissione Lavoro, ho potuto appurare come chi fa impresa sia spesso costretto, specie al Sud, a fare i conti con un accesso al credito sempre più difficile. La crisi purtroppo continua a mordere ed i cordoni della borsa del credito si fanno sempre più stetti. In questa situazione, specie nel Mezzogiorno abbiamo bisogno di autopromuoverci e diventare protagonisti. Proprio per questo qualche tempo fa assieme ai giovani di Io Cambio Catania con cui mi confronto quasi quotidianamente nella mia attività lavorativa e politica, oltre che nei pochi momenti che dedico al tempo libero, avevamo avuto un’idea semplice ma efficace e l’avevamo lanciata da una città, la mia città, Catania che in Sicilia si è sempre distinta per l’innovazione. Avevamo lanciato l’idea di un fondo, uno strumento cofinanziato da Enti locali, banche, consorzi fidi per raccogliere risorse da destinare alle nuove imprese di giovani che decidano di investire in innovazioni e progetti di valenza sociale.
Proprio da qui infatti bisogna ripartire: dalla costruzione di un nuovo approccio all’impresa, da nuove forme di finanziamento e autofinanziamento, dall’investimento su conoscenza e innovazione.
E in questo senso si sta muovendo anche il Governo.
E’ di pochi giorni fa l’intenzione manifestata dal ministro per lo Sviluppo Economico Zanonato di “predisporre strumenti finanziari in grado di far leva su risorse pubbliche e private per la realizzazione di grandi progetti nel campo della ricerca e dell’innovazione come l’Agenda digitale, la chimica, la riconversione di siti industriali, la filiera della salute”.
Su questi temi sarà infatti orientato il Fondo per la crescita sostenibile, attualmente 700 milioni di euro, recentemente istituito presso il ministero dello Sviluppo Economico di cui una parte importante sarà utilizzata, come garanzia, creando così un effetto leva in grado di attivare un volano di investimenti per circa 5 miliardi di euro. L’obiettivo è avviare i primi finanziamenti a partire da settembre. E settembre è domani, è futuro, ma futuro prossimo.

Un futuro vicino abbastanza da farci pensare che è ancora possibile arrestare la spirale negativa delle dinamiche demografiche ed economiche che stanno caratterizzando il Mezzogiorno destinato, se non si interviene, a diventare una delle aree con il peggior rapporto tra anziani inattivi e popolazione occupata.
Non voglio farla facile, ma penso che ce la possiamo ancora fare a evitare che giovani dinamici e qualificati abbandonino la propria terra in cerca di migliori opportunità di formazione e professionali. Non fermare questo brain drain, questo flusso unidirezionale di perdita di capitale umano, che è la maggiore ricchezza del Sud, significherebbe condannare all’impoverimento economico e culturale il Mezzogiorno.
Non mi illudo e non voglio illudervi, sono consapevole che molti sono i problemi da affrontare per ridare competitività e futuro alle aziende e al tessuto economico italiano. Tra questi non posso non elencare quello della Giustizia. Sappiamo quanto importante per chi fa impresa sia poter contare su una Giustizia civile certa e celere. L’incertezza delle sanzioni per chi non rispetta le regole e le lungaggini nella soluzione delle controversie sono fattori che deprimono gli investimenti e frenano lo sviluppo. Bisogna intervenire in questo campo per ridurre l’eccessiva durata dei processi e l’incertezza della pena che costituiscono i problemi gravi e irrisolti della Giustizia italiana a tutto discapito dei cittadini e delle imprese.
Io su questo specifico tema farò la mia parte perché credo che la legalità e la giustizia sono fattori essenziali per un sviluppo sano e duraturo.

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