Teatro Massimo “Bellini”, la rabbia dei lavoratori esplode in Aula

I dipendenti occupano il Consiglio comunale: "Aiutateci a salvare il nostro teatro!" Ieri sera in Consiglio comunale i musicisti, il coro e le maestranze del Teatro Massimo Bellini hanno dovuto mettere in scena non uno dei meravigliosi allestimenti di opera lirica ai quali hanno abituato il pubblico catanese e internazionale ma, amaramente, la loro preoccupazione per il destino stesso del teatro. Quello che sta accadendo al teatro Massimo Bellini è l’ennesimo frutto avvelenato della incapacità politico-amministrativa del centrodestra siciliano. Il Bellini è un bene di Catania e dei catanesi, gestito dalla Regione: per questo è necessario un intervento immediato della Regione.

Il comportamento sordo a ogni richiamo alla ragionevolezza del sovrintendente Fiumefreddo e l’incapacità da parte del presidente dell’Ente, Raffaele Stancanelli, a guidare l’istituzione hanno provocato una situazione ormai intollerabile che rischia di far tracollare una delle istituzioni più importanti della città se è vero, come raccontano i lavoratori, che nell’ultimo anno si sarebbero persi almeno mille abbonamenti e che i debiti sarebbero fuori controllo, tanto da mettere in serio pericolo la continuità della stagione lirica.

Le maestranze parlano di debiti difficilmente calcolabili, di delibere introvabili pure per l’ex prefetto di Catania, Anna Maria Cancellieri, nominata dalla Regione come commissario straordinario del Bellini. Un consiglio d’amministrazione commissariato, lavoratori alle prese – dicono – con gravi carenze economiche (tanto che la prima rappresentazione della stagione lirica è andata in scena con i libretti di sala fotocopiati e con i costumi non al completo), uno scontro frontale all’interno del Cda, tanto da ridurre in ginocchio l’Ente lirico.

Il Teatro Massimo Bellini non è un giocattolo propagandistico, è un bene prezioso di Catania e dei catanesi. La Regione, che ha nominato il sovrintendente, si assuma le proprie responsabilità per non lasciar morire il Bellini e la musica a Catania e il sovrintendente dia il suo contributo liberando il teatro: sarà così più libero di difendersi o, se preferisce, di accusare.

Foto: Dario Azzaro.

11 comments to Teatro Massimo “Bellini”, la rabbia dei lavoratori esplode in Aula

  • salvina

    Ragioni e torti non sono mai da una parte sola.
    I lavoratori del Bellini mi sembrano strumentalizzati da una minoranza disonesta e rumorosa che è riuscita a guidare la protesta.
    Ma fate parlare Fiumefreddo perche’ questo imbavagliamento e’ veramente sospetto…

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  • Giovanni D'Antoni

    Vanno salvati i lavoratori, vanno tutelati i catanesi tutti, che rischiano di veder morire un fiore all’occhiello della loro città.

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  • Ottavio

    Del quale, come sempre, fanno le spese i lavoratori. Basta con questa farsa, non se ne può più!!!!!!!!!!!!!!!!

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  • Angelo Brancato

    Ormai non ci si capisce più nulla, davvero è un tutti contro tutti.

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  • Questo lancio d’agenzia appena diffuso dall’Ansa è l(‘odiern)a ciliegina sulla torta della vicenda:

    “Il commissario Cancellieri, in una nota, sottolinea che dal giorno dell’insediamento, avvenuto il 5 dicembre del 2009, ‘non ha rilevato gestioni che non fossero nel pieno rispetto delle disposizioni di legge e di quelle statutarie in vigore, e che la responsabilita’ di guida e di controllo spettano, in primis, al sovrintendente che e’ in carica dall’8 maggio del 2007′.
    Il commissario Cancellieri annuncia che ‘si riserva ogni opportuna azione a difesa e tutela del Teatro Bellini e della sua immagine'”.

    Come si suol dire, l’affare si ingrossa …

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  • Io credo semplicemente che i tanti nodi della vicenda del Teatro Massimo “Bellini” di Catania stiano davvero arrivando al pettine … L’irruzione, civilissima peraltro, dei lavoratori l’altra sera in Consiglio Comunale non appena comparso in aula il sindaco Raffaele Stancanelli ne è conferma … Ieri, in una nota, il caro Giuseppe ha giustamente parlato del caso come dell’”ennesimo frutto avvelenato dell’incapacità politico-amministrativa del centrodestra siciliano” ed ha chiesto un immediato intervento della Regione Siciliana, essendo il “Bellini” un bene preziosissimo di Catania e dei catanesi gestito però da Palermo …
    Francamente, come cittadino, sono assai preoccupato per le condizioni del Teatro … Da un lato Fiumefreddo davvero non sembra voler ascoltare le ragioni di nessun’altro all’infuori di se stesso, dall’altro è ormai evidente la scarsa voglia di Raffaele Stancanelli, formalmente presidente dell’Ente, di guidare la gloriosa istituzione, che, come appunto raccontano i lavoratori esasperati, nell’ultimo anno avrebbe perso almeno mille abbonamenti e si troverebbe con i debiti ormai fuori controllo … Del resto, in Comune il sindaco-senatore ha certamente pensieri più importanti che non la cultura e la lirica …
    A questo punto la Regione faccia la sua parte decidendo qualcosa … Mi verrebbe da dire qualsiasi cosa purché decida qualcosa … Ed il sovrintendente dia a sua volta il giusto contributo dimettendosi definitivamente …
    Insomma, dopo aver chiesto alla Commissione Regionale Antimafia d’essere ascoltato, vada al più presto e dica quello che ha da dire senza indugi …

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  • Massimo Torrisi

    Una ventata rivoluzionaria Fiumefreddo l’aveva anche portata, con il suo solito stile dirompente, ma certo sia lui che gli “avversari interni” sono davvero incomprensibili nei comportamenti.

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  • Valentinik

    Francamente io non capisco bene in questa situazione chi siano i “buoni” e chi i “cattivi”. Di certo Fiumefreddo deve andarsene. Ma anche dentro il Teatro vi sono cose che non andavano prima e non vanno ora. Una confusione terribile, con uno sperpero assoluto di denaro pubblico che grida vendetta.

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  • Gianni Marin

    Ma non chiuderà, è la solita manfrina, il solito tutti contro tutti della politica siciliana. Una vicenda grottesca, semplicemente grottesca.

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  • Pier Giorgio Lami

    Senza il Massimo Catania non sarebbe Catania, non può chiudere!

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  • Ugo Magnani

    Molto garbati e composti, ma certo decisi a far valere i propri diritti. Poveracci, cercano giustamente di salvare il proprio posto di lavoro, ma anche IL teatro della città.

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