Una riflessione post elettorale sul Pd

Ecco l’intervista pubblicata oggi dal quotidiano La Sicilia. Con Giuseppe Bonaccorsi ho discusso del recente risultato elettorale e del Partito Democratico catanese.

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L’analisi dell’on. Berretta
«Motta grave errore
Art. 4 abbassi i toni»

Tutti plaudono al risultato delle Europee, ma c’è chi nel Pd non è concorde sulle modalità di questo trionfo che ricorda i fasti democristiani. Soprattutto per quanto riguarda l’apporto di Articolo 4 che ha sostenuto la neo eletta Michela Giuffrida, ma anche per la figura che il partito democratico ha dato alle amministrative in alcuni centri, come Motta S. Anastasia, il paese della discarica, e Acireale. Il deputato Giuseppe Berretta appartiene a questa corrente che mira a ristabilire la giusta forza del partito in terra etnea. «Il vero vincitore in tutta Italia, Sicilia compresa – spiega – è un leader giovane con una proposta di governo. Non vorrei quindi che la lettura di questa vittoria diventasse localistica. Aggiungo che Art. 4 è stato abile, tra l’altro, nell’individuare un candidato che ha ricevuto consensi trasversali, secondo me al di là del Pd e anche di Art. 4».

Secondo lei il risultato del Pd sarebbe stato lusinghiero pur senza Articolo 4?
«Esattamente. L’atteggiamento di rivendicare meriti eccessivi non mi sembra consono».

Non si può comunque disconoscere che il Pd ha fatto sbagli di strategia in alcuni paesi della provincia perduti per un soffio…
«Al di là dei meriti indubbi di chi si è candidato, Seby Leonardi, Danilo Festa, Maurizio Marino, ai quali va il nostro ringraziamento, c’è stato un deficit di elezione politica e un’incapacità di mettere in atto le alleanze».

C’è chi sostiene che con le primarie le cose sarebbero andate diversamente.
«E’ macroscopico l’errore prodotto dal Pd a Motta dove si sono presentati due candidati che se messi
insieme avrebbero raccolto più del 40%, ma separatamente hanno perso, avvantaggiando, seppure
indirettamente il candidato di Articolo 4 che ha beneficiato delle nostre divisioni».

Lei pensa che il Pd abbia deliberatamente avvantaggiato Art. 4?
«Non sono in grado di dirlo. Certo nella sostanza non aver voluto affrontare il problema dei due
candidati ha favorito quelli che sono stati i nostri alleati alle Europee. L’unico modo per risolvere la polemica sarebbe stato quello di indire primarie oppure cercare una sintesi attraverso le regole condivise e proprie del Pd».

Le primarie non sono sembrate alla segreteria provinciale il metodo migliore perché c’era già Capuana.
«Penso come ripeto, che il segretario Enzo Napoli e la segreteria provinciale che ancora oggi rivendicano il risultato di Daniele Capuana abbiano fatto un errore. Rivendicare una sconfitta addirittura per 15 voti non mi sembra una situazione entusiasmante».

In definitiva lei oggi come vede Il Pd?
«Alla fine di questa tornata elettorale le urne ci consegnano un partito rafforzato, ma non c’è una corrispondenza con la presenza di sindaci e consiglieri comunali. Restiamo, quindi, una forza non adeguatamente rappresentata a livello locale. Per questo, in senso generale, credo che nel partito monti fortissima una richiesta di ricambio generazionale».

A Catania com’è la situazione nel partito e come sono i rapporti con l’amministrazione?
«Il sindaco Bianco finora ha fatto quello che poteva, rincorrendo l’emergenza. Secondo me, però, manca del tutto una linea che miri a caratterizzare l’amministrazione come una Giunta di centrosinistra. In questo sarebbe decisivo un Pd che dovrebbe segnare scelte che diano un elemento di diversità rispetto alle precedenti amministrazioni di centrodestra. In questo senso il partito democratico dovrebbe essere punto di riferimento dell’amministrazione».

Invece non lo è?
«C’è al contrario un partito ridotto al totale silenzio se non fosse per i segretari dei circoli che nel territorio cercano di supplire a questa mancanza».

Ridotto al silenzio perché?
«Perché non c’è il rapporto tra amministrazione, gruppo consiliare e partito. L’amministrazione e il Pd camminano su linee parallele che non si incontrano. Ma Bianco, come peraltro alla Regione il presidente Crocetta, sono pur sempre esponenti del Pd».

G. Bon.

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