Una stagione di riforme per uscire dalla palude

LETTERA di Bersani al Messaggero

Caro direttore,

non posso perdere l`occasione del suo articolo di fondo su Il Messaggero di ieri per sottolineare e rafforzare l`idea che lo ispira. Comunque la pensiamo, dobbiamo assolutamente tornare ad occuparci dell`avvenìre di un Paese che oggi si sente abbandonato, dando finalmente un nome ed un cognome ai suoi problemi e confrontandoci in modo impegnativo sulle soluzioni concrete. Un invito ineludibile alla concretezza ci viene, anche in queste ultime ore, dalle parole chiare del Presidente della Repubblica.

Per quello che riguarda il Pd, sento di dover rispondere a questo richiamo, dedicando innanzitutto la chiusura del nostro grande appuntamento di Torino al progetto per l`Italia, ai contenuti, al programma di interventi necessari per riaccendere la luce sui problemi veri degli italiani.

So bene che la proposta politica che ho recentemente avanzato, sia dal lato della capacità di un nuovo Ulivo di promuovere l`alternativa di governo, sia dal lato della convergenza democratica più ampia sulle regole del gioco, ha bisogno di essere tradotta in proposte concrete per il Paese. Ci stiamo lavorando da tempo. Adesso le sottoporremo al dibattito pubblico. I temi che il suo articolo propone dovranno avere un rilievo cruciale. Parlo soprattutto del lavoro, della conoscenza, della produzione, della riforma fiscale e delle politiche necessarie a dare sostanza vera ad una nuova unità della nazione.

Quello tuttavia che qui mi preme sottolineare è il punto di fondo: noi stiamo da molti anni scivolando rispetto al nostro universo di riferimento.

Scivoliamo rapidamente verso le aree più deboli d`Europa e ci allontaniamo da quelle più forti, mentre cresce il distacco fra Nord e Sud e si acuiscono drammaticamente le differenze sociali. Questa è la sostanza dei fatti, che può essere certificata da mille indicatori e che prende cruda consistenza nelle prospettive di lavoro, di reddito, di sicurezza sociale, di tranquillità di vita per milioni di cittadini e di famiglie ed ìn particolare delle nuove generazioni.

D`altro lato, chi reagisce o pensa di reagire alle difficoltà (spesso con successo, come per tante nostre imprese) sente l`isolamento e percepisce attorno a sé più ostacoli che incoraggiamenti.

Nessuno di noi conosce l`orologio o il calendario di una vicenda politica che al Paese appare ormai impazzita. Ma un fatto è certo: una fase è comunque al tramonto. Si affaccia l`esigenza di una riscossa italiana che abbia la radicalità e il rilievo di una stagione inedita di riforme, che ci faccia uscire finalmente dalla palude.

Chiunque si candidi a governare questo Paese non potrà porsi al di sotto di questa esigenza, non potrà proporre traccheggiarnenti o quieto vivere. Dovrà rendere credibili una speranza ed un sogno, non raccontare favole rassicuranti.

Noi misureremo le nostre forze davanti a questa sfida e a questa prospettiva. Spero che da ogni lato dei diversi schieramenti ci si impegni a fare altrettanto. Il Paese deve vedere che la politica, finalmente, si sta occupando di lui.

Pierluigi Bersani

1 comment to Una stagione di riforme per uscire dalla palude

  • Povero Bersani! Fra i Veltroni, i Chiamparino, i Renzi…..quello che Berlusconi ha definito ‘il soccorso rosso’ il ‘popolo della sinistra non ci capisce più niente. In Sicilia poi siamo all’appoggio di Lombardo ‘che ha inaugurato una stagione di riforme’ (quali?). Ricordo Lupo il giorno del suo insediamento a Palermo ‘nè con Lombardo, nè con Cuffaro’ e l’invito a rimettere le cariche….La coerenza non è più un valore. Torno a Lombardo, egli mi ricorda un pupazzo che si chiamava ‘Ercolino sempre in piedi’: eletto in un modo, che non corrisponde alle successive evoluzioni, grande amico e socio di ‘vasa vasa’, poi scaricato, alleato di un altro luminare dell’arte di fare politica adesso ideatore di un nuovo partito, scaricato anche lui, alleato del Cavaliere a livello nazionale, interessato solo a mantenere e consolidare il suo potere in questa povera terra martoriata e calpestata. L’unica grande riforma tangibile è l’aver sostituito la vecchia nomenclatura, con i suoi uomini. Però, dato che il credo vigente è l’andreottiano ‘il potere logora chi non lo ha, alè, andiamo al potere! Lombardo quater, aprile 2008, quanta strada per nulla!

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