Comiso non decolla, rimuovere tutti gli ostacoli

Oggi ho presentato un’interpellanza parlamentare ai ministri dell’Economia e delle Finanze, della Difesa e delle Infrastrutture e Trasporti sollecitando il Governo sulla mancata apertura dell’aeroporto di Comiso, nonostante i lavori per la realizzazione dello scalo siano già conclusi. Una richiesta, la mia, che ha ottenuto il sostegno di numerosi parlamentari e vertici del PD: a firmare l’interpellanza condividendone i contenuti, infatti, sono stati anche Massimo D’Alema, Enrico Letta, Maurizio Migliavacca oltre a diversi deputati siciliani. La vicenda dello scalo ragusano sembra paradossale.
Dopo un lungo iter procedurale, iniziato nel 1999, lo scorso 16 luglio la direzione dei lavori ha concluso la verifica della chiusura dei lavori dell’aerostazione. Parliamo di un’infrastruttura costata quasi 60 milioni di euro, nata da una fruttuosa collaborazione fra l’Enac, la Regione Siciliana ed il Comune di Comiso, proprietario della struttura, utilizzando finanziamenti regionali e contributi dell’Unione Europea. Ma nei mesi scorsi, e in diverse occasioni, non si è proceduto alla firma del protocollo di intesa Stato-Regione riguardo alla proprietà dell’area in cui sorge lo scalo. Sarebbero sorti dubbi sulla procedura sin qui seguita in merito alla sdemanializzazione dell’area, si tratta infatti di una pista aerea in precedenza di proprietà del ministero della Difesa, successivamente smilitarizzata e tali difficoltà burocratiche hanno causato il rinvio dell’apertura al traffico aereo dello scalo.

Ora il nostro timore è che ogni ulteriore ritardo possa mettere a rischio il contributo dell’Unione Europea, compromettere la programmazione della struttura e penalizzare i numerosi imprenditori turistici, e non solo, che facendo affidamento sulla realizzazione dell’opera, hanno localizzato in quella zona numerosi ed ingenti investimenti. L’aeroporto di Comiso inoltre rappresenta un imprescindibile tassello per la piena funzionalità del trasporto aereo in Sicilia ed una infrastruttura di grande rilievo in una zona con il più basso tasso di infrastrutture di tutto il Paese.

Assieme ai colleghi del Pd, per questo, ho chiesto ai ministri Tremonti, La Russa e Matteoli di intervenire per risolvere qualsiasi ostacolo riguardo alla proprietà dell’area in cui sorge lo scalo di Comiso, se vi siano altre difficoltà che impediscano l’apertura al traffico aereo e se le amministrazioni dello stato interessate, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Agenzia delle Dogane, Vigili del Fuoco, ENAV ed ENAC abbiano attivato le procedure e siano pronte ad assicurare i servizi di istituto al fine di garantire la sicurezza e la piena operatività dell’aeroporto di Comiso.

Una battaglia, quella per l’apertura dello scalo, sollecitata dalle clamorose proteste dell’ex sindaco di Comiso e deputato regionale del Pd, Pippo Di Giacomo. Ecco il suo commento alla nostra interpellanza parlamentare: “La vicenda dell’aeroporto di Comiso non è un fatto locale, ma una questione di interesse nazionale. Apprezzo l’iniziativa del parlamentare nazionale del Partito Democratico, Giuseppe Berretta, che ha presentato un’interpellanza, firmata anche da Massimo D’Alema, Enrico Letta, Maurizio Migliavacca oltre che da diversi deputati siciliani con la quale si sollecita il Governo sulla mancata apertura dell’aeroporto di Comiso, nonostante i lavori per la realizzazione dello scalo siano già conclusi. La Sicilia ha bisogno di infrastrutture moderne e al passo coi tempi, ma a causa di lungaggini burocratiche e rimpalli di competenze, spesso gli impianti più importanti non decollano. La sensibilità mostrata dai parlamentari nazionali dimostra che il mondo politico non resterà fermo ma sosterrà in ogni modo la battaglia intrapresa. L’aeroporto di Comiso, una struttura realizzata, operativa, pronta ad accogliere aerei, turisti, merci e che consentirebbe un migliore trasporto anche per le imprese, bloccata per una mera questione tecnica, il passaggio di proprietà del suolo dallo Stato alla Regione e quindi al Comune, non sarà lasciato a marcire”.

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