Che giorno triste

Proviamo a riderci su ma non c’è assolutamente niente da ridere.
La Camera ha votato le tre fiducie ai tre maxiemendamenti del governo al disegno di legge sulla cosiddetta sicurezza.

E vadano pure al diavolo, come sembra suggerirci il nostro premier nell’accostamento fotografico che abbiamo voluto fare, la Chiesa cattolica che ci richiama all’integrazione, le Nazioni Unite che ci richiamano al diritto, il Parlamento che sulla carta – si, quella, la Carta costituzionale – esercita la sovranità in nome del popolo.

Oltre che, naturalmente – ma di questo non v’è traccia nella soddisfazione di Berlusconi, Bossi, Maroni e tanti altri della maggioranza – quei poveri cristi che provano a salvarsi cercando una nuova vita e che abbiamo voluto ricordare nell’immagine: stiamo parlando di persone, donne e bambini. Tutti criminali, ha tuonato il premier. Esattamente come ci definivano, a noi italiani, per non parlare poi della “feccia” per eccellenza, i siciliani, in tutti i posti in cui i nostri bisnonni, ma anche nonni e padri, hanno cercato il riscatto che in patria era impossibile. Riscatto e pane. Basta leggere l’ottimo libro di Gianantonio Stella “L’orda”.

Che giorno triste!
Un’atmosfera surreale. Una legge razziale e ipocrita votata senza discussione, senza confronto, senza possibilità di spiegare le proprie ragioni, le ragioni della solidarietà, dell’accoglienza, dell’integrazione.
Una fiducia come un’altra, gli stessi discorsi, gli stessi sorrisi, gli stessi ammiccamenti, come se fossimo dinanzi a un decreto qualunque, normale.
Ma così non è!
E’ indescrivibile l’amarezza e l’impotenza che provo.
Gran brutta giornata e gran brutto momento, da far disperare.
Posso solo ricordare a tutti noi quanto raccomandavano in occasioni simili e anche peggiori alcuni grandi vecchi che questo Paese lo hanno fatto per davvero: lavorare di più e lavorare meglio.
Non so se noi ci meritiamo un Paese migliore. In fondo siamo noi stessi a farlo così com’è. Se lo meritano sicuramente i nostri figli, quelli che il padre lo chiamano ancora “papà”.

10 comments to Che giorno triste

  • lanza maria

    la mia paura è che stiano riducendo al minimo il senso critico degli italiani, dopo di ciò in genere c’è l’addormentamento delle coscienze e dopo…. non voglio neanche pensarci! Quando è accaduto l’ultima volta non ero ancora nata e non vorrei viverlo ora.

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  • Enzo Maodda

    E’ l’ennesima sberla!
    Guardate che un partito così attento ai sondaggi come il PDL non avrebbe permesso il trionfo della xenofobia leghista se ciò avesse compromesso le imminenti elezioni europee.
    Il fatto è che l’Italia è alla deriva. Ragioni economiche e sociali inique generano un abbrutimento civile e culturale. Non contempliamo un episodio ma un ennesimo segnale del degrado del nostro Paese. Allora dico al mio Partito: vogliamo cominciare a lavorare per la riscossa? C’è tanto, tantissimo da fare: bisogna ricostruire la fiducia per un’alternativa all’egoismo ed alla sopraffazione.

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  • cettina

    Io ho avuto tre prozii, cinque zii e decine di cugini che sono emigrati all’estero o al nord Italia, tra gli anni ’20, i ’50 e gli ’80. In America, In Venezuela, In Svizzera, a Milano, a Torino. Credo di avere parenti fino in Argentina e in Australia.Di una mia prozia si sono perse le tracce, era stata sposata per procura e imbaracata appena diciottenne su una nave stracarica di valige di cartone. Prima da ragazzina un po’ me ne vergognavo. Sapevo quanto era stato forte il bisogno di sopravvivenza che li aveva portati a lasciare le loro case. E quanto il loro sacrificio fosse stato mal ricompensato: fatiche, derisione, emarginazione e la condanna all’ignoranza, la peggio disgrazia.
    Non riesco a guardare quelle immagini dei barconi,quelle facce nere e quegli occhi spaventati di donne, bambini e l’umiliazione nello sguardo degli uomini….

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  • antonio

    Condivido la tristezza ma condivido soprattutto il richiamo ai padri del paese per lavorare di più. Siccome un po’ di paura questo paese me la fa, per non parlare di questa città, chiedo semplicemente: da dove ripartiamo?

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  • Giuseppe Berretta

    Sì, certo, le leggi vanno rispettate, ma ci sono modi e modi per farle rispettare. Fare quello che l’Italia sta facendo in questi giorni non mi sembra affatto etico.

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  • Walter

    E allora invitali tutti a cena a casa tua! Ma senti questo. Ci sono delle leggi e vanno rispettate.

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  • Mah … Ed io che continuo a pensare che nessuno sia clandestino a questo mondo … : ((((

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  • Graziana

    Io davvero non ho parole di fronte a questo roba qua. Proprio mi sembra che stiamo divenendo una repubblica delle Banane, ma più cinica e cattiva di quella di Woody Allen.

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  • Arturo

    Io mi vergogno davvero molto di essere italiano. Ma come è possibile che proprio noi che siamo andati a cercare lavoro ai quattro angoli del mondo ci stiamo riducendo a chiuderci così. Questa storia dei respingimenti è una pazzia. Sono schifato.

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  • Valentina

    Non ho parole, ma solo una grande rabbia! Ma possibile che questa gente non si riesca a fermare? Avvilente.

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