I FATTI QUOTIDIANI

Sette mesi di lavoro al Governo

pulizia_01Fare politica significa anche dare conto ai propri elettori delle cose fatte.

Da qualche tempo, come saprete, faccio parte del Governo in veste di sottosegretario alla Giustizia. Si tratta di un impegno per il quale mi sono speso senza risparmio e che assorbe molta parte della mia attività lavorativa e penso che sia giusto mettervi a parte di ciò a cui ho dedicato tanto del mio tempo. In questi mesi ho avuto modo di confrontarmi con realtà dure ed in difficoltà serie come le carceri, con le richieste di ordini professionali – i colleghi avvocati, ma anche i commercialisti e gli psicologi – che con il ministero della Giustizia lavorano a stretto contatto.

Il primo provvedimento importante varato dal Governo di cui faccio parte, in tema di Giustizia è stato il decreto sull’esecuzione della pena, varato per dare soluzione al sovraffollamento che affligge le strutture penitenziarie italiane.

Si è trattato per me e per i miei collaboratori di un vero e proprio battesimo del fuoco e sebbene il Dl non rappresenti la soluzione definitiva al grave problema delle carceri sovrappopolate, esso ha già cominciato a dare i primi frutti.

Ancora molto si può fare, ma già tanto è stato fatto anche per arginare la violenza contro le donne, con un Decreto importante di cui ho curato molti passaggi in qualità di referente per il Governo. E ancora, in tema di riforma della geografia giudiziaria, amministrazione della giustizia, diritti dei figli, lotta alla criminalità.

Quello di cui vi ho parlato in questa introduzione e altre cose piccole e grandi di cui mi sono occupato da maggio ad oggi le trovate qui, in questo “speciale” che ho preparato per voi:

  1. Sovraffollamento, in vista ancora nuove misure per le carceri italiane
  2. Madri detenute, tuteliamo i loro figli
  3. Investiamo sulla fiducia: la bella esperienza del carcere di Enna
  4. Carceri e salute dei detenuti: il mio impegno
  5. Catania, visita alla Scuola di formazione del personale penitenziario di S. Pietro Clarenza e Uepe
  6. Il lavoro nel carcere che cambia, il mio incontro a Bicocca
  7. A Catania il nuovo reparto di medicina protetta al Cannizzaro
  8. Approvato dalla Camera il Decreto su “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto alla violenza di genere”
  9. Il Parlamento ratifica la Convenzione di Istanbul
  10. Decreto del Fare e crescita economica
  11. A Bruxelles in rappresentanza del Governo italiano. Dibattito su intercettazioni e protezione dei dati
  12. Commercialisti, rimossi gli ostacoli per l’accesso alla professione di revisore legale
  13. Il Ministero bandisce un concorso pubblico per il Corpo di Polizia penitenziaria e per nuovi magistrati
  14. Lotta alla mafia, rafforziamo l’Agenzia per i beni confiscati e aiutiamo le imprese come la Riela a vivere nella legalità
  15. Nuove norme in materia di filiazione: mai più figli e figliastri
  16. Applicata la riforma della geografia giudiziaria
  17. Agroalimentare: abolita l’Imu per i terreni agricoli e per i fabbricati rurali
  18. Casa: abolita l’Imu per le cooperative a proprietà indivisa, mantenuti gli impegni
  19. Catania, spazi adeguati per amministrare la Giustizia
  20. Il “caso” degli Specializzandi in Medicina della Sicilia

 

 

 

1) Ecco la prima risposta al sovraffollamento nelle carceri: il Decreto sull’esecuzione della pena

Con la sentenza Torreggiani, del gennaio 2013, la Corte europea dei diritti dell’Uomo ha condannato lo Stato italiano a causa dell’assenza, nell’ordinamento interno, di efficaci strumenti di tutela dei diritti dei detenuti, in specie sul versante della lesione prodotta dal fenomeno, ormai endemico, del sovraffollamento carcerario. Per tale motivo, con il decreto legge n. 78 del 2013 il Governo italiano ha voluto fornire, in vista di futuri interventi il riassetto complessivo del nostro sistema sanzionatorio, una prima risposta urgente a tali problemi, ispirata al seguente obiettivo: favorire la decarcerizzazione degli autori di modesta pericolosità sociale, fermo restando il ricorso al carcere nei confronti dei condannati per reati di particolare gravità. Ecco i dettagli del decreto su cui abbiamo lavorato e che è stato approvato dal Parlamento.
Si è intervenuti principalmente su due fronti: da un lato regolando più efficacemente i flussi dell’ingresso in carcere nei confronti dei condannati che, trovandosi già in libertà al momento del passaggio in giudicato della sentenza e non avendo commesso gravi reati, al ricorrere di determinate condizioni, potranno essere ammessi ad una misura alternativa, senza dover prima passare per il carcere; dall’altro lato si è intervenuti sui flussi in uscita, favorendo l’accesso alle misure alternativa per coloro che si trovano già in carcere.
A tal fine sono stati modificati: il codice di procedura penale, l’ordinamento penitenziario, il testo unico sulle tossicodipendenze e la disciplina del commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie.
Giovedì 8 agosto il Senato ha convertito in legge il decreto 78/2013 sull’esecuzione della pena. Ecco le novità introdotte:

Articolo 1 : Dopo la condanna definitiva, se la pena residua non supera 3 anni, il Pm deve sospendere l’ordine di carcerazione e il condannato ha 30 giorni per chiedere una misura alternativa. Il tribunale di sorveglianza decide dopo una rapida istruttoria. L`ordine di esecuzione non può essere sospeso per reati gravissimi (mafia, estorsione e rapina aggravata, omicidio ecc.) o di particolare allarme sociale (stalking, maltrattamenti in famiglia aggravati, furto in abitazione, incendio boschivo, scippo) o se il condannato è pericoloso ed è in custodia cautelare in carcere al momento della sentenza; il decreto ha eliminato il divieto per i recidivi reiterati di accedere a tale misura. In altri due casi il Pm sospende la pena: se il condannato è tossicodipendente e ha depositato un programma terapeutico riabilitativo (la sospensione scatta anche se restano da scontare 6 anni di carcere, o 4 per gravi reati); in presenza delle condizioni per la detenzione domiciliare (donne incinte o madri di bimbi sotto i 10 anni, malati gravi, ultrasettantenni) il Pm sospende l’esecuzione anche se restano da scontare 4 anni di pena.
La custodia cautelare in carcere potrà essere disposta solo per delitti, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a 5 anni, con l’esclusione del delitto di finanziamento illecito dei partiti. Conseguentemente all’innalzamento del limite della pena edittale dei reati per cui si possono disporre gli arresti domiciliari è stata elevata a cinque anni la pena massima prevista per il delitto di stalking.
Il decreto interviene sulla disciplina degli arresti domiciliari, aggiungendo all’art. 284 c.p.p. il comma 1-bis, in base al quale il giudice, nel disporre il luogo degli arresti domiciliari, deve valutare l’idoneità del domicilio in modo da assicurare le esigenze di tutela della persona offesa dal reato, che vengono considerate prioritarie.
Articolo 2 : Interviene sulla disciplina dell’ordinamento penitenziario. In particolare, interviene sul lavoro all’esterno del carcere, inserendo la possibilità per i detenuti e gli internati di partecipare, a titolo volontario e gratuito, all’esecuzione di progetti di pubblica utilità.
Nell’assegnazione al lavoro esterno si dovrà tener conto delle specifiche professionalità e attitudini lavorative dei detenuti; il lavoro di pubblica utilità potrà svolgersi anche presso comunità montane, Unioni di comuni, ASL, enti e organizzazioni anche internazionali, comprese quelle di assistenza sanitaria. A tali attività non avranno accesso i detenuti e gli internati per il delitto di associazione mafiosa (art. 416-bis c.p.), per delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste da tale articolo, per delitti commessi al fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose.
E’ stata modificata la disciplina dei permessi premio, aumentando da 20 a 30 giorni, per i condannati minorenni, la durata di ogni permesso premio e portando la durata complessiva per ogni anno di espiazione da 60 a 100 giorni.
E’ stato innalzato da tre a quattro anni il limite di pena per i condannati all’arresto o alla reclusione, ai fini della concessione dei permessi premio.
Vengono apportate una serie di modifiche in materia di detenzione domiciliare.
In primo luogo viene abrogato il divieto di concessione della detenzione domiciliare tra i 3 e i 4 anni di pena (anche residua) nei confronti dei condannati recidivi. E’ eliminato il divieto di applicazione della detenzione domiciliare infrabiennale nei confronti dei recidivi.
Sono state eliminate le preclusioni di natura assoluta all’accesso a misure alternative alla detenzione per i recidivi, valorizzando in tal modo le valutazioni di merito della magistratura di sorveglianza sulla condotta e sulla personalità del condannato ai fini dell’accesso ai benefici penitenziari.
Articolo 3 : Sono state introdotte modifiche all’articolo 73 del testo unico in materia di stupefacenti (D.P.R. n. 309 del 1990), relativo alle sanzioni penali connesse alla produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope.
In particolare è stato introdotto un nuovo comma 5-ter, per consentire al condannato tossicodipendente o assuntore di sostanze stupefacenti o psicotrope di essere ammesso al lavoro di pubblica utilità.
Sono, tuttavia, previsti alcuni requisiti per l’applicazione della misura del lavoro di pubblica utilità: a) il lavoro di pubblica utilità è disposto solo con riferimento a un diverso reato commesso per una sola volta; b) il diverso reato deve essere stato commesso dalla persona tossicodipendente o dall’assuntore “abituale” di sostanze stupefacenti in relazione alla propria condizione di dipendenza o di assuntore abituale; c) il giudice deve avere inflitto una pena non superiore ad un anno di detenzione; all’elenco dei reati esclusi, oltre a quelli previsti dall’articolo 407, comma 2, lettera a), c.p.p., sono aggiunti i reati contro la persona.
Articolo 3-bis : Sono state introdotte misure per sostenere il reinserimento lavorativo degli ex detenuti.
E’ stata ampliata la durata del periodo successivo allo stato di detenzione nel quale sono concessi gli sgravi contributivi.
Verrà concesso un credito di imposta alle imprese che assumono detenuti. In particolare, viene concesso un credito di imposta di 700 euro per ogni detenuto assunto, ammesso al lavoro esterno, e di 350 euro per ogni detenuto semilibero.
Articolo 4 : Sono stati ampliati i compiti assegnati al Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie il cui mandato è stato prorogato fino al 31 dicembre 2014.
Le funzioni del Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie sono integrate con i seguenti ulteriori compiti: programmazione dell’attività di edilizia penitenziaria; manutenzione straordinaria, ristrutturazione, completamento e ampliamento delle strutture penitenziarie esistenti; mantenimento e promozione di piccole strutture carcerarie ove applicare percorsi di esecuzione della pena differenziati «su base regionale» e implementazione di trattamenti individualizzati ritenuti indispensabili per la rieducazione del detenuto; realizzazione di nuovi istituti penitenziari e di alloggi di servizio per la polizia penitenziaria; destinazione e valorizzazione dei beni immobili penitenziari anche mediante acquisizione, cessione, permuta e forme di partenariato pubblico-privato ovvero tramite la costituzione di uno o più fondi immobiliari, articolati in un sistema integrato nazionale e locale; individuazione di immobili dismessi nella disponibilità dello Stato o degli enti pubblici territoriali e non territoriali, al fine della realizzazione di strutture carcerarie.
Ai fini di una maggiore trasparenza sulle attività del Commissario è stato introdotto l’obbligo di relazione annuale al Parlamento, al quale il Commissario dovrà adempiere, per il 2013, entro il 31 dicembre.
Infine, sono state eliminate alcune delle deroghe al codice degli appalti.

I primi risultati: rieducazione, lavoro e pene più umane:
Il decreto legge sull’esecuzione della pena è un provvedimento molto importante soprattutto perché incentiva l’utilizzo della detenzione domiciliare, facilita la risocializzazione dei condannati attraverso il lavoro e si muove nella direzione di avere pene più umane ma non per questo meno rigorose e certe.
Le misure approvate rappresentano infatti un passo decisivo, non solo per affrontare adeguatamente l’emergenza del sovraffollamento delle carceri, ma anche per garantire una condanna che rispetti quanto prescritto dalla carta costituzionale in tema di umanità della pena.
Dai dati di cui dispone il ministero della Giustizia sugli ingressi dalla libertà negli istituti penitenziari risulta che, solo nel primo mese di applicazione del decreto, quindi tra luglio ed agosto del 2013, circa 300 persone non sono entrate in carcere: si tratta di una conferma alle stime ministeriali che avevano previsto un impatto immediato e significativo sul sovraffollamento penitenziario.
E’ stato raggiunto un punto di equilibrio tra le richieste di sicurezza dei cittadini e l’obiettivo del reinserimento sociale delle persone che hanno commesso reati. Il lavoro è stato individuato come lo strumento principale di rieducazione e molto significativo è l’ampliamento delle possibilità di utilizzare, a titolo volontario e gratuito, i detenuti in lavori di pubblica utilità . Inoltre sono stati aumentati gli sgravi contributivi ed il credito di imposta per chi assume i detenuti e gli ex detenuti. Infine, sono stati confermati i compiti assegnati al commissario straordinario del governo per le infrastrutture carcerarie, che potrà continuare nelle sue attività di manutenzione straordinaria, ristrutturazione, completamento e ampliamento delle strutture penitenziarie esistenti per aumentarne la capienza.

Ingressi dimezzati in pochi mesi
Gli ultimi dati del Dap confermano le previsioni del Ministero della Giustizia sul buon funzionamento e sull’utilità del decreto legge sull’esecuzione della pena. Un provvedimento che va nella giusta direzione per ridurre l’emergenza del sovraffollamento delle carceri italiane e che in questi primi tre mesi è riuscito a dimezzare la media delle persone entrate in carcere.
Secondo i dati forniti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a fine settembre, relativi agli ingressi dalla libertà negli istituti penitenziari italiani, il numero di ingressi in carcere a partire dai primi di luglio, data di entrata in vigore del decreto, è costantemente diminuito. Siamo passati da una media di circa 1000 nuovi ingressi in carcere al mese, dato registrato nei primi sei mesi del 2013, a meno di 500 da quando è entrato in vigore il decreto 78/2013. Solo nel primo mese di applicazione, dai primi di luglio ai primi di agosto, sono entrate in carcere circa 300 persone in meno rispetto al mese precedente, un ulteriore decremento si è registrato tra agosto e settembre e negli ultimi venti giorni la cifra si è abbattuta a soli 329 nuovi ingressi.
Le misure volte a incentivare la detenzione domiciliare e favorire l’inserimento lavorativo al posto del carcere per chi commette reati che non minano la sicurezza della collettività stanno dando i primi frutti. Nessuno pensa che questo provvedimento possa risolvere definitivamente il grave problema del sovraffollamento carcerario, ma è un bel passo in avanti verso il rispetto della dignità dei detenuti.

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2)  Sovraffollamento, in vista ancora nuove misure per le carceri italiane

Introdurre un nuovo modello di vita all’interno degli istituti penitenziari. Questo è l’obiettivo prioritario su cui ci stiamo muovendo e su cui saranno incentrate le prossime misure del Ministero della Giustizia per ridurre il sovraffollamento nelle carceri italiane. Negli ultimi anni infatti abbiamo assistito ad un abuso del diritto penale, per l’uso ideologico che si è fatto del tema della sicurezza, contemporaneamente si annunciavano miracoli edilizi, mai realizzati, che avrebbero creato sempre nuove carceri, da riempire con sempre nuove categorie di deboli. Questo abuso ha creato una questione, come ha detto il presidente della Repubblica, di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile rispetto alla quale non si può più attendere e su cui il Governo interverrà in maniera significativa per porre rimedio al sovraffollamento carcerario.
Quello che si vuole introdurre ora, come appena detto, è un nuovo modello di vita all’interno degli istituti. Un modello di detenzione aperta nel perimetro delle carceri, per cui le camere di pernottamento siano luoghi per il riposo e non per lo svolgersi della giornata quasi nella sua interezza. Ciò avverrà in situazione di sicurezza, attraverso l’adozione di un sistema di vigilanza dinamica che consente di utilizzare al meglio il personale, puntando su una maggiore conoscenza da parte del personale stesso dei singoli detenuti all’interno di un gruppo e delle dinamiche interne al gruppo.
Il Parlamento, lo scorso agosto, ha approvato in via definitiva un decreto-legge per ridurre i flussi d’ingresso in carcere e per favorire l’accesso alle misure alternative alla detenzione. Abbiamo potuto recentemente registrare i primi risultati del provvedimento che ha portato il numero di detenuti a 64.564, con una chiara riduzione rispetto al numero di oltre 69.000 registrato nel 2010. Si sono dimostrate efficaci anche le nuove norme che incidono sulla possibilità di limitare il ricorso alla custodia cautelare in carcere. Gli effetti di tale intervento sulla custodia cautelare sono già visibili poiché il numero di coloro che sono in attesa del primo grado di giudizio è sceso a 12.348. Il numero di ingressi in carcere dalla libertà è nettamente in calo, passato da una media di circa 1.000 al mese, dato registrato nei primi sei mesi del 2013, a meno di 500 da quando è entrato in vigore il decreto legge sull’esecuzione della pena.
Il Governo si è dato degli obiettivi ambiziosi per realizzare un moderno sistema di Giustizia e per fare ciò occorre che si lavori molto anche sul piano culturale. L’idea è arrivare ad una giustizia condivisa, come valore di una comunità, che sia in grado di riservare al sistema giudiziale solo quei conflitti non altrimenti risolvibili.

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3) Madri detenute, tuteliamo i loro figli

Quando il detenuto è una mamma è prioritario tutelare i suoi figli e tenere in considerazione le loro esigenze. Come ho ribadito nel mese di giugno, rispondendo ad un’interpellanza dell’onorevole Milella relativa al problema del trattamento dei minori che vivono con le madri all’interno degli istituti penitenziari, l’Amministrazione penitenziaria è particolarmente impegnata nel programma di realizzazione degli Istituti penitenziari a Custodia Attenuata per le detenute Madri (I.C.A.M.) che hanno la finalità di limitare al massimo l’ingresso negli istituti penitenziari di figli minori conviventi di donne indagate, imputate o condannate, nei cui confronti si debba eseguire una misura cautelare coercitiva o una pena detentiva.
Al 5 giugno scorso erano presenti negli istituti penitenziari del Paese 45 detenute madri con 47 bambini al seguito e gli I.C.A.M. rappresentano una risposta adeguata per le esigenze di queste famiglie. Gli I.C.A.M. sono pensati infatti con caratteristiche strutturali diverse da quelle delle carceri tradizionali e modellate, piuttosto, su quelle di una casa: in queste strutture viene attuato un regime penitenziario di tipo familiaristico-comunitario incentrato sulla responsabilizzazione del ruolo genitoriale. Attualmente sono in corso progetti per l’istituzione di I.C.A.M in Liguria, a Venezia, in Lombardia, Toscana, nel Lazio. Tra le iniziative avviate merita ancora di essere segnalato il Progetto nazionale di accoglienza delle donne detenute con figli fino a sei anni, predisposto dalla Caritas italiana insieme ai Centri diocesani Migrantes e all’Ispettorato dei Cappellani delle carceri italiane, che assicura una rete di strutture di accoglienza disponibili su tutto il territorio nazionale e cura con grande impegno un piano di intervento che, tenendo conto della posizione giuridica delle detenute madri, predispone percorsi personalizzati in grado di garantire il reinserimento nella società.
Quanto, infine, all’esigenza di consentire adeguate possibilità di relazione dei figli di persone detenute con i loro genitori, sottoposti a limitazione della libertà personale, da anni sono presenti in diversi istituti penitenziari le cosiddette aree verdi, costituite da spazi – sia al chiuso sia all’aperto – dotati di attrezzature adeguate per permettere ai genitori e ai figli di condividere lunghi momenti di incontro (in alcuni casi possono anche consumare i pasti insieme), in ambienti individuati e disegnati con lo scopo di far dimenticare ai bambini – sia pure per un periodo di tempo limitato – la situazione di detenzione sofferta dai genitori.

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4) Investiamo sulla fiducia: la bella esperienza del carcere di Enna

Il 26 novembre il quotidiano La Sicilia ha pubblicato la lettera di Claudio Pomes, un detenuto del carcere di Enna. Il suo racconto mi ha colpito, perché ci indica in maniera semplice e diretta la strada giusta da percorrere per far sì che il carcere non sia luogo di isolamento e mera “punizione”. Un luogo, al contrario, in cui scontare sì la pena per gli errori commessi ma riuscendo anche a costruire qualcosa per i detenuti. Il carcere di Enna, a questo proposito, è uno di quegli istituti penitenziari che riesce a dare fiducia e speranza ai detenuti. Con alcuni importanti provvedimenti il Governo si sta muovendo proprio in questa direzione: abbiamo raggiunto in questi mesi risultati notevoli, ne sono contento e questo ci spinge ad andare avanti in questa direzione. Per dare ai tanti Claudio Pomes del nostro Paese quella seconda opportunità che meritano di poter vivere.
Per questo, sempre attraverso le pagine del giornale, ho deciso di “rispondere” a Pomes. Ecco il mio intervento:
“La lettera di Claudio Pomes, apparsa su La Sicilia, ci conferma quanto sia stata sbagliata la concezione che, fino ad oggi, si è avuta dal carcere.
Mi auguro che il racconto della sua esperienza consenta a tutti di mettere da parte ogni pregiudizio e di cogliere la drammaticità della condizione carceraria.
Nelle attuali modalità, il carcere rappresenta una forma di isolamento, di sradicamento dalla società, non recupera i detenuti ma li predispone a nuovi comportamenti criminosi.
Per fortuna ci sono anche tante eccezioni alla regola, frutto dell’instancabile impegno di funzionari ed operatori che, in condizioni non sempre favorevoli, riescono a portare avanti un lavoro meritorio.
Eccezioni che confermano come il lavoro ed i progetti formativi rappresentino per i detenuti strumenti fondamentali perché possano riconsiderare la propria condotta di vita e per poter contare, una volta concluso il periodo di privazione della libertà, su un adeguato reinserimento sociale.
La pressante sollecitazione contenuta nella lettera ci deve far riflettere su quanto sia importante investire sulla fiducia, su come porti ad un risultato più umano per il condannato e più conveniente per la collettività.
Il governo Letta è fortemente impegnato in questa direzione ed in questi pochi mesi ha raggiunto risultati importanti.
Grazie alle novità introdotte dal decreto legge sull’Esecuzione della pena è stata favorita l’offerta di lavoro per gli ex detenuti da parte di imprese e cooperative sociali, attraverso una serie di sgravi fiscali e contributivi: estendendo il periodo di inclusione degli ex detenuti nelle categorie svantaggiate.
L’appello di questo detenuto non deve cadere nel vuoto: è giusto dare una risposta concreta alla sua voglia di vita.
Mi auguro pertanto che qualche cooperativa sociale, o qualche impresa, utilizzando gli strumenti che la legge mette a disposizione, offra a Claudio Pomes quella seconda opportunità che con tanta speranza si attende.
Da parte nostra, il Governo non farà venir meno il proprio impegno per realizzare un moderno sistema di Giustizia ispirato al rispetto dei principi di umanità e della finalità rieducativa della pena.
Il lavoro rappresenta lo strumento principale per dare piena e concreta attuazione alla funzione assegnata alla pena dalla Costituzione.
Continueremo sulla strada già intrapresa per moltiplicare gli strumenti e le iniziative affinché chi è stato ritenuto colpevole di un reato possa avere la possibilità di riprendere il cammino di vita e potersi reinserire nella società”.
Giuseppe Berretta

“Di là dal muro”, storie e speranze dal carcere di Enna

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5) Carceri e salute dei detenuti: il mio impegno

Tre detenuti, età e storie diverse alle spalle, reclusi in tre istituti penitenziari diversi per scontare la propria pena. In comune, però, hanno gravi problemi di salute. Sono tre casi segnalati dal senatore Luigi Manconi nel mese di novembre che, prima con un articolo pubblicato sull’Unità e poi con una conferenza stampa, ha descritto le vicende di Brian Gaetano Bottigliero, Vincenzo Di Sarno e Vito Manciaracina. Su queste tre vicende ho garantito – e ribadisco anche qui – il mio impegno immediato ad attivarmi, così come peraltro fatto in diverse altre occasioni. Ha ragione infatti Manconi quando afferma che la pretesa battaglia egualitaria contro i privilegi di Giulia Ligresti nasconde un pulsione diversa, cioè l’idea di un livellamento verso l’azzeramento delle garanzie e dei diritti dei detenuti. Ciò di cui sono convinto invece è che dovremmo rimettere al centro del nostro dibattito su carceri e sistema della giustizia il tema delle garanzie, della funzione rieducativa della pena, di una giustizia penale che non può essere ulteriore elemento di disparità sociale in un Paese che di disuguaglianze ne vive già troppe.

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6) Catania, visita alla Scuola di formazione del personale penitenziario di S. Pietro Clarenza e Uepe

L’8 novembre scorso sono stato alla Scuola di formazione del personale penitenziario di San Pietro Clarenza. Da tempo volevo visitare questa struttura, una realtà di eccellenza che va valorizzata, soprattutto per l’altissima professionalità e per la specializzazione del personale che vi opera.
Si tratta di una realtà ben integrata nel territorio e accolta con favore dalla cittadinanza, che allo stato attuale è però sottoutilizzata. Al più presto incontrerò i tecnici del Ministero della Giustizia per affrontare questa vicenda e dare il giusto valore alla scuola e alle persone che lavorano con impegno per mantenerla all’avanguardia. Bello confrontarsi con il personale della scuola e con il direttore Milena Mormina. Il mio impegno e il mio lavoro al Ministero di Giustizia è anche per loro.
Subito dopo, sempre in mattinata, sono stato all’Ufficio esecuzione penale esterna di Catania, dove ho incontrato il personale per ascoltarne le istanze riguardanti la carenza di mezzi e di personale e i problemi dovuti al trasferimento dell’ufficio dalla sede attuale ad una nuova. Ho voluto visitare la sede dello Uepe ed incontrarne il personale, per ascoltarne le richieste e perché il Governo sta seguendo una politica orientata ad incrementare le misure alternative al carcere, ed in n questa prospettiva il lavoro di questi funzionari della Giustizia è destinato ad un ruolo sempre più di primo piano. Anche questo confronto, franco e cordiale, mi è stato utile e mi aiuterà a meglio interpretare le richieste della sede etnea dello Ufficio per l’esecuzione esterna della pena.

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7) Il lavoro nel carcere che cambia, il mio incontro a Bicocca

Il Governo Letta ha dimostrato di voler operare un deciso cambio di rotta nella legislazione relativa al sistema delle pene, evitando ciò che è accaduto in passato: l’uso ideologico che si è fatto del tema della sicurezza e di conseguenza una legislazione feroce quanto improvvisata. Un abuso che vogliamo superare per operare sulla via del reinserimento sociale dei detenuti.
Ne abbiamo discusso il 15 luglio scorso durante la presentazione del libro “Il lavoro nel carcere che cambia”, svoltasi nella Casa circondariale per adulti di Bicocca a Catania, un luogo in cui il lavoro di rieducazione, specie nella sezione minorile, funziona ed è un esempio da seguire.
La mattinata dedicata alla presentazione del volume è stata un’occasione per discutere dei recenti provvedimenti varati dal Governo nazionale in tema di carceri e sono stato ben contento di poter parlare di quanto fatto in questo campo nei primi mesi di attività del nuovo esecutivo. Si tratta di misure mirate alla integrazione sociale perché pensiamo che sia questa la strada da seguire per far si che il carcere rimanga solo come extrema ratio.
E’ statisticamente provato che gli strumenti alternativi alla detenzione, quali la partecipazione dei detenuti a progetti socialmente utili, riduce i casi di recidiva e abbiamo buoni esempi da seguire, buone prassi come quelle delle carceri minorili, dove la messa alla prova funziona. Gli abusi perpetrati in questi anni hanno creato una questione, come ha ribadito il Capo dello Stato Napolitano, di ‘prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile’, noi vogliamo dimostrare invece che investire sulla fiducia conviene di più che investire sulla minaccia, sulla vendetta perché porta ad un risultato più umano per il condannato e migliore per la collettività.
Il Governo di cui faccio parte è molto impegnato su questo e stiamo cercando di sfruttare tutte le opportunità che si presentano, persino l’Expo 2015 di Milano diventerà una occasione per sperimentare percorsi di reinserimento sociale. Un’iniziativa inedita, a cui sta lavorando il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, coinvolgendo circa 200 detenuti che hanno pene lievi da scontare e che possono avere un lavoro fuori dal carcere.
L’obiettivo è non incrementare, ma ridurre progressivamente la popolazione carceraria. L’esperienza della pena alternativa consente al condannato di potere configurare la privazione della libertà personale come momento di rivalutazione della propria condotta di vita e come momento di recupero di potenzialità che gli possano consentire un adeguato reinserimento nella società. E’ forte la legittima richiesta di sicurezza da parte della collettività, è vero, ma altrettanto forte però deve essere l’attenzione ad un adeguato trattamento di chi si è inserito nel solco dell’illegalità.

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8) A Catania il nuovo reparto di medicina protetta al Cannizzaro

Il 24 giugno, insieme al ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, ho partecipato all’inaugurazione del nuovo reparto di medicina protetta all’ospedale Cannizzaro, una struttura importante che permetterà di dare ai detenuti le cure adeguate in condizioni di sicurezza.
Il reparto di Catania, al terzo piano dell’edificio F3, è collegato con gli ambulatori di diagnosi e cura, con le sale operatorie e con il dipartimento immagini. L’area di degenza comprende sei stanze, ciascuna dotata di due posti letto, e appositi locali per controllo, i colloqui e la medicheria. Nell’unità operativa opererà un nucleo di Polizia Penitenziaria con funzioni di sorveglianza e sicurezza e di collaborazione ai fini del recupero della salute del paziente. D’intesa con il Garante dei diritti dei detenuti della Regione Siciliana, è stato individuato un delegato con compiti di tutela e ascolto nei confronti dei ricoverati.

Compiuto questo importante passo avanti, ora la vera scommessa da vincere è quella di avere a Catania nuove strutture che consentano di applicare quanto prescritto dalla Costituzione in ordine alla umanità della pena e alla rieducazione di chi ha sbagliato. Assieme al ministro in quella occasione ho visitato anche la casa circondariale catanese di piazza Lanza, un carcere in cui la situazione è sicuramente critica. Come in molte altre case circondariali d’Italia, anche qui i principali disagi sono legati al sovraffollamento della struttura. Sia io sia il ministro siamo impegnati proprio in questi giorni a perfezionare il decreto sulle carceri, che va approvato al più presto per evitare che la situazione degeneri, soprattutto con l’arrivo del grande caldo.
Anche su Catania c’è grande attenzione verso il grande obiettivo di dare alla città una nuova struttura carceraria.

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9) Approvato dalla Camera il Decreto su “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto alla violenza di genere”

Ad ottobre, dopo un fittissimo lavoro ed un vero e proprio tour de foce, la Camera ha approvato il decreto su Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto alla violenza di genere, di cui ho curato molti passaggi in qualità di referente per il Governo. C’è da essere soddisfatti per l’approvazione di queste misure tese a rafforzare gli strumenti di prevenzione della violenza e le misure di tutela delle donne minacciate e colpite da questi reati odiosi.
Grazie a questo decreto viene data piena attuazione alla Convenzione di Istanbul, recentemente ratificata dal nostro Paese, anche grazie all’introduzione dell’ammonimento del Questore come misura preventiva per le condotte di violenza domestica, sulla falsariga di quanto già previsto per il reato di stalking.
Il valore di questo provvedimento, necessario e urgente, sta proprio nell’aver compreso che le violenze di genere nella maggior parte dei casi si consumano tra le mura domestiche. Per questo, il decreto nei suoi primi articoli interviene con alcune novità e modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, con l’obiettivo di introdurre nuove aggravanti e prevenire, con alcune misure ad hoc, l’escalation di violenza generata da intimidazioni, atti persecutori, maltrattamenti.
E’ molto importante infatti che il decreto preveda maggiore protezione per le vittime di persecuzioni, intimidazioni e violenze in famiglia, a partire dall’ampliamento della lista di reati per i quali si applica l’allontanamento dalla casa familiare, ma anche nuove misure processuali di favore nei procedimenti per maltrattamenti in famiglia , oltre che per violenza sessuale e stalking, i cui relativi processi sono inseriti tra quelli che hanno priorità assoluta nella formazione dei ruoli d’udienza.

Femminidio: il dl “in pillole”

Il testo integrale del decreto approvato alla Camera

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10) Il Parlamento ratifica la Convenzione di Istanbul

Il Parlamento ha ratificato il 19 giugno la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne. Con l’approvazione della Convezione il nostro Paese compie un passo importante verso la lotta a questo genere di violenze. La violenza contro le donne, occorre ricordarlo sempre, è una violazione dei diritti umani a tutti gli effetti e particolarmente odiosa perché nasce dalla discriminazione sociale nei loro confronti.
L’Italia, dopo il voto unanime del Senato seguito a quello unanime della Camera di qualche giorno prima, è la quinta nazione a ratificare la Convenzione dopo Montenegro, Albania, Turchia e Portogallo. Per poter entrare in vigore la Convenzione dovrà essere approvata da dieci Stati, di cui almeno otto del Consiglio d’Europa.
La Convenzione, composta da 81 articoli, rappresenta il primo strumento internazionale in grado di vincolare giuridicamente gli Stati alla tutela dei diritti delle donne. L’obiettivo è dar vita finalmente a “un quadro normativo completo” capace di contrastare e prevenire qualunque tipo di violenza contro le donne, compresi gli abusi subiti tra le mura domestiche. Penso che l’approvazione della Convenzione rappresenti un’importante presa di posizione del Parlamento nei confronti di quest’orribile crimine.

Ecco il testo della Convenzione di Istanbul

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11) Decreto del Fare e crescita economica

Il cosiddetto decreto “del Fare” approvato ad agosto reca misure per la crescita economica, con interventi di sostegno alle imprese, di potenziamento dell’Agenda digitale italiana e di rilancio delle infrastrutture; semplificazioni, riguardanti l’amministrazione, il fisco, l’edilizia; norme in tema di università e ricerca; misure per l’efficienza del sistema giudiziario e la definizione del contenzioso civile che riguardano giudici ausiliari, tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari, modifiche all’organico dei magistrati addetti alla Corte di cassazione, misure processuali, modifiche all’ordinamento giudiziario, disposizioni in materia di concordato preventivo, misure per il funzionamento dei servizi di giustizia e in materia di mediazione civile e commerciale.
Tra le misure che hanno un più diretto impatto sul sistema economico si segnalano la semplificazione dell’accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese (PMI); il finanziamento a tasso agevolato di nuovi macchinari ed impianti ad uso produttivo; il sostegno a grandi progetti di ricerca e innovazione industriale; le misure di liberalizzazione per ampliare la concorrenza nel mercato del gas naturale, dei carburanti e dell’energia elettrica; i finanziamenti agevolati alle imprese italiane che investono nei Paesi in via di sviluppo; l’intervento sul contratto istituzionale di sviluppo per accelerare la spesa dei fondi comunitari relativi alla programmazione 2007-2013; la liberalizzazione dell’accesso ad internet tramite rete wi-fi; l’istituzione di un fondo per il rilancio delle infrastrutture, con dotazione complessiva di 2.069 milioni di euro da ripartire negli anni dal 2013 al 2017 per finanziare specifici interventi cantierati e cantierabili.
Tra le disposizioni in materia di semplificazione fiscale, si ricordano la soppressione della responsabilità solidale dell’appaltatore per il versamento dell’IVA da parte del subappaltatore; le agevolazioni per i contribuenti in difficoltà economica, che danno seguito agli impegni del Governo in tema di rateizzazione del pagamento delle imposte e limiti alla pignorabilità della prima casa e dei beni strumentali delle imprese; la proroga al 31 dicembre 2013 dell’operatività delle disposizioni in materia di gestione delle entrate locali, che consente anche ai concessionari diversi da Equitalia di proseguire le attività di accertamento e riscossione.
Semplificazione amministrativa: le misure più significative riguardano l’introduzione dell’indennizzo da ritardo determinato dalla pubblica amministrazione, la cui misura è stabilita in 30 euro per ogni giorno di ritardo con un tetto massimo di 2000 euro; le deroghe ai limiti di spesa per gli enti locali coinvolti nell’organizzazione di Expo 2015.
In tema di università e di ricerca, vi sono norme sullo sblocco del turn-over, sulle chiamate dirette e 100 milioni di euro per la ricerca.
Con riguardo alle misure in tema di giustizia, si prevedono: la nomina di 400 giudici ausiliari per deflazionare il contenzioso civile pendente presso le Corti d’appello; l’intervento sulla procedura di opposizione al decreto ingiuntivo per accelerare la fissazione dell’udienza di comparizione delle parti; la semplificazione del contenuto della
motivazione della sentenza civile; la reintroduzione del carattere obbligatorio della mediazione civile e commerciale.
Il decreto-legge è stato modificato al Senato. Le principali novità riguardano:
1. la destinazione del 50 per cento del Fondo di garanzia per le imprese a investimenti inferiori a 500 milioni di euro;
2. Il ripristino del tetto agli stipendi dei manager pubblici e la previsione di un taglio del 25 per cento per i dirigenti delle società quotate;
3. La soppressione del Documento unico di regolarità tributaria (DURT)
4. l’interpretazione autentica della norma sull’incompatibilità della carica di parlamentare con quella di governatore di enti locali, che non si applica ai sindaci di comuni con popolazione tra 5.000 e 20.000 abitanti, eletti prima dell’entrata in vigore del decreto;
5. Sono state approvate, inoltre, norme per agevolare gli investimenti in tecnologie digitali, per favorire gli acquisti on line della pubblica amministrazione, per realizzare il fascicolo sanitario elettronico;
6. Estensione degli interventi della sicurezza dell’edilizia scolastica;
7. limitazione al 10 per cento della quota che gli enti locali devono destinare alla riduzione del debito pubblico;
8. Introduzione di borse di mobilita per studenti meritevoli;
9. integrazione del pacchetto Expo 2015 con agevolazioni sull’Iva e con l’ampliamento della possibilità di assunzioni a termine.
Sul tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari, è stato approvato, con il parere contrario del Governo, l’emendamento 73.24 della Lega Nord in base al quale lo stage non è più titolo per l’accesso al concorso in magistratura.
Sulle semplificazioni in materia edilizia, il PD ha difeso e fatto approvare l’emendamento che esclude gli edifici dei centri storici dalla normativa di semplificazione.
Tra gli ordini del giorno approvati, il G83.200 riguarda la possibilità di emanare un decreto correttivo, entro il 12 settembre 2013, per apportare correzioni, concordate con le Commissioni di merito di Camera e Senato, sulla riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie.

Testo integrale del Decreto del Fare

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12) A Bruxelles in rappresentanza del Governo italiano. Dibattito su intercettazioni e protezione dei dati.

Il 6 dicembre a Bruxelles ho rappresentato l’Italia al Consiglio Giustizia e Affari Interni (GAI), ovvero la riunione dei ministri e sottosegretari della Giustizia degli stati membri dell’UE.
Tra i temi di maggior spicco all’ordine del giorno della riunione del GAI, abbiamo discusso l’aggiornamento delle norme sulla protezione dei dati personali dei cittadini europei alla luce delle nuove prassi commerciali e delle nuove tecnologie informatiche.
Un tema che riguarda anche il nostro rapporto con gli Stati Uniti. Su questo, a margine della riunione del GAI, sono intervenuto dopo le nuove indiscrezioni secondo cui i servizi segreti Usa avrebbero intercettato le comunicazioni di cittadini e personalità politiche italiane. Sulle intercettazioni e la protezione dei dati è stato già avviato un confronto con gli Stati Uniti. Si tratta di un tema spinoso, sul quale pretendiamo che ci sia davvero una disponibilità concreta e fattiva, una collaborazione e un adeguamento delle normative e dei comportamenti e un’attenzione che
fin qui non c’è stata e che però dovrà necessariamente esserci. In quella occasione ho sottolineato inoltre che esiste il problema di un rapporto da rivedere con gli Stati Uniti e di una regolamentazione conforme alla nostra impostazione e alle nostre esigenze di tutelare i dati e la privacy.
Durante la riunione di Bruxelles abbiamo discusso anche dell’ordinanza europea di sequestro conservativo su conti correnti bancari per facilitare il recupero transfrontaliero dei crediti in materia civile e commerciale, evitando che il debitore trasferisca o ritiri i suoi beni; delle modifiche al Regolamento CE sulle procedure di insolvenza; dell’istituzione del Procuratore europeo. Tra i temi di cui si è occupato il GAI vi è inoltre il dibattito, stimolato della Presidenza lituana, sull’iniziativa della Commissione Europea che mira a far rientrare il monitoraggio sul funzionamento del “sistema Giustizia” nell’ambito del Semestre Europeo. Il documento parte dalla premessa che il miglioramento della qualità, dell’indipendenza e dell’efficienza del sistema giudiziario costituisca una priorità per il Semestre Europeo e dal presupposto che i sistemi giudiziari nazionali svolgano un ruolo chiave nel ristabilire la fiducia e il ritorno alla crescita economica. Durante il Consiglio Giustizia e Affari Interni, si è discusso anche dell’andamento dei lavori in vista dell’adesione dell’Unione Europea alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e del relativo adeguamento delle regole interne all’UE.
Una parte della riunione è stata dedicata infine alla discussione sui risultati positivi raggiunti da USA e UE in materia di cooperazione nella lotta al crimine e sull’intensificazione del lavoro comune sui diritti delle vittime, delle persone con disabilità e sul crimine d’odio.

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13)  Commercialisti, rimossi gli ostacoli per l’accesso alla professione di revisore legale

A novembre ho partecipato ad un confronto organizzato a Roma dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, sul tema dell’accesso alla professione di revisore legale. Per i commercialisti l’accesso al registro dei revisori legali era automatico perché i due esami erano equipollenti. Ma ora i decreti attuativi di una legge del 2010 hanno negato l’equipollenza e quindi i commercialisti sarebbero chiamati ad una nuova prova prima di poter esercitare la professione.
Si tratta di una barriera che taglierebbe fuori soprattutto i giovani. Durante l’incontro, al quale ho partecipato insieme al viceministro dell’Economia Stefano Fassina, mi sono impegnato a far sì che ci sia a breve un intervento legislativo per ripristinare l’equipollenza. Ai commercialisti non ho però nascosto le difficoltà di intervenire politicamente su decisioni di natura tecnico-amministrativa.
Non condivido le scelte fatte dal ministero nell’ultimo anno e mezzo e non solo sul tema della revisione legale e sono molto critico per la scelta fatta su un regolamento che ora risulta monco e che quindi deve essere integrato facendo attenzione al tema dell’equipollenza.
Ecco perché da parte mia farò tutte le pressioni affinché questo approccio burocratico che non ho condiviso venga superato.

Articolo Sole24Ore

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14) Il Ministero bandisce un concorso pubblico per il Corpo di Polizia penitenziaria e per nuovi magistrati

Il Ministero della Giustizia il 29 novembre ha indetto due concorsi pubblici per il reclutamento di agenti nel Corpo di polizia penitenziaria. Grazie a questo nuovo concorso entreranno a far parte del Corpo della Polizia Penitenziaria 52 donne e 208 uomini. Specie in un momento così delicato per le nostre strutture carcerarie, dove gli agenti svolgono un ruolo importantissimo, le nuove assunzioni rappresentano un passo importante per migliorare un sistema che tra i suoi tanti problemi si trova spesso anche a fronteggiare quello della carenza di organico della polizia penitenziaria.
Ad aiutare il funzionamento del sistema giudiziario contribuiranno di certo anche i 365 nuovi magistrati che saranno assunti tramite il concorso pubblico indetto con decreto ministeriale il 30 ottobre scorso. Sappiamo quanto sia essenziale il ruolo dei magistrati per l’amministrazione della Giustizia e siamo certi che immettere in ruolo non potrà che giovare ad un sistema che soffre la scarsità degli organici nei tribunali.
Sono tanti i temi da affrontare quando si amministra un settore importante e complesso come la Giustizia. A volte il lavoro è poco appariscente ma non per questo meno importante. Anche così si lavora per una giustizia più efficiente ed anche così si lavora per carceri più dignitose per detenuti e lavoratori.

Ecco dove trovare i dettagli sui concorsi per agenti di polizia penitenziaria e magistrati:
Allievo agente polizia penitenziaria – Concorso per 208 posti ruolo maschile – Scheda di sintesi

Allievo agente polizia penitenziaria- Concorso per 52 posti ruolo femminile – Scheda di sintesi

Magistrato ordinario – Concorso, per 365 posti – Scheda di sintesi

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15) Lotta alla mafia, rafforziamo l’Agenzia per i beni confiscati e aiutiamo le imprese come la Riela a vivere nella legalità

L’esperienza dei primi tre anni di vita dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla mafia ci consegna un bilancio positivo, ma anche difficoltà operative e normative che vanno superate. Nelle ultime settimane ho avuto modo di incontrare più volte il direttore dell’Agenzia Nazionale dei beni confiscati alla mafia, Prefetto Giuseppe Caruso. In queste occasioni, il Prefetto Caruso ha sempre evidenziato alcune criticità che hanno interessato l’attività dell’Agenzia, in questi suoi primi tre anni di vita.
Ritengo, e in questo voglio raccogliere l’appello del Prefetto Caruso, che vada rafforzato il ruolo dell’Agenzia e che alla luce di questi primi anni di esperienza serva correggere gli aspetti che in alcuni casi rendono tortuoso il percorso di affidamento e gestione dei beni. In particolare, credo che ci siano alcuni aspetti che riguardano la fase tra il sequestro e la confisca del bene, soprattutto se si parla della gestione di aziende, che vadano migliorati. Si tratta della fase più delicata per le aziende, quella in cui bisogna dimostrare con forza che la cultura della legalità produce buona economia. Servono inoltre interventi più mirati per proteggere il lavoratori. L’emersione alla legalità dell’impresa mafiosa, deve essere sostenuta con più forza e determinazione, poiché è proprio su questo terreno che lo Stato deve dimostrare di aver vinto la battaglia contro il malaffare.

A questo proposito, è certamente un’ottima notizia l’annunciata prossima apertura a Catania di una filiale dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Il tema della gestione e della valorizzazione dei beni confiscati rappresenta, come detto, un tassello importante nell’azione di contrasto alle organizzazioni criminali. Rendere capillare l’azione dell’Agenzia può rappresentare un fatto positivo, ma a condizione che questa prossimità sia utile ad aggredire con più determinazione le questioni ancora irrisolte che contribuiscono a rendere meno credibile l’azione dello Stato.
E un caso da troppo tempo rinviato, che ho segnalato al Prefetto Caruso, riguarda il gruppo Riela e il destino dei lavoratori dell’azienda catanese che si occupava di logistica. Non si tratta di una questione semplice, ma ritengo che continuare a non affrontare, con la dovuta decisione, questa vicenda possa rappresentare un grave vulnus e il germe di una potenziale sconfitta per le istituzioni che credo non possiamo permetterci. Al Prefetto Caruso ho chiesto di prendere a cuore il problema della Riela, ricercando la soluzione più adeguata per dimostrare, anche in questo caso, che la legalità vince sulla criminalità creando economia sana.
Il ruolo fondamentale, affidato all’Agenzia di restituire alla collettività beni e patrimoni frutto dell’illegalità rappresenta, non solo simbolicamente, l’affermazione della vittoria dello Stato sulla criminalità organizzata. Non può, pertanto, sfuggire il fatto che qualsiasi errore o insuccesso in questo ambito, possa rappresentare un duro colpo alla battaglia per la legalità e al necessario consenso sociale e popolare che va costruito attorno ad essa.

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16) Nuove norme in materia di filiazione: mai più figli e figliastri

Il 13 dicembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo di revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione. Si tratta di una svolta epocale, perché si eliminano tutte quelle discriminazioni rimaste nel nostro ordinamento tra i figli nati dentro e fuori dal matrimonio.
E’ una vera e propria rivoluzione in termini di civiltà che impone modifiche persino nel linguaggio, in cui dovranno sparire termini odiosi come figliastro, fratellastro. L’importanza di questa novità legislativa è di grande portata. La normativa italiana presentava un ritardo rispetto alle analoghe legislazioni degli altri Paesi europei e un ritardo rispetto ai mutamenti radicali avvenuti nella società. Abbiamo introdotto una modifica sostanziale dell’assetto giuridico della filiazione sulla base del principio secondo cui tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico e la conseguente sostituzione, nel codice civile e negli altri testi di legge, delle parole «figli legittimi», «naturali» o «adottati» con la parola «figli»: senza aggettivi. Insomma non ci sono più figli di serie A, B e C. Non ci sono più figli e figliastri e si pone fine, dunque, ad una odiosa e sistematica discriminazione. Da ora in poi ci saranno solo figli nati nel matrimonio e figli nati al di fuori di esso, tutti con eguali diritti.
Siamo giunti a questo risultato in breve tempo, in quanto la materia delle relazioni familiari e la loro disciplina giuridica è stata indicata come una priorità dell’attività del governo. Il governo, pur consapevole del grande lavoro svolto dalla Commissione, presieduta dal professore Bianca, in termini di condivisione e di approfondimento, ha inoltre aperto un ulteriore confronto con i cittadini sottoponendo il testo ad una consultazione pubblica, attraverso il sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Credo che l’importanza della riforma riguardi anche il percorso che ha portato ad essa, che si è arricchito del contributo di tanti. Di quest’approccio va fatto tesoro per costruire un moderno assetto giuridico capace di rispondere alle mutate esigenze ed alle istanze che provengono dalla società civile.

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17) Applicata la riforma della geografia giudiziaria

A settembre è entrata in vigore la riforma della geografia giudiziaria, con l’attuazione di una complessiva revisione delle circoscrizioni. Contestualmente, è stata costituita una commissione per monitorare il procedere della riforma.
Una modifica necessaria e che rivede un sistema disegnato ai tempi dell’unità d’Italia. Secondo le informazioni del Ministero della Giustizia, ad una settimana dall’avvio degli accorpamenti, su 420 sedi toccate dalla riforma, solo 25 (il 6 per cento del totale) hanno incontrato problemi di varia rilevanza. In particolare 13 sedi accorpanti hanno problemi incontrato di spazio; 6 sedi accorpate hanno subito ritardi a causa delle manifestazioni di protesta e altre 6 hanno ricevuto azioni legali di opposizione al trasloco e al trasferimento del personale. E’ stata un’operazione molto complessa (con la soppressione di 30 tribunali, 30 procure, 220 sezioni distaccate e 667 giudici di pace e il recupero di 2300 magistrati e oltre 7000 amministrativi da impiegare in modo più efficiente) su cui in questi mesi ho ascoltato personalmente sindaci, avvocati, parlamentari per capire meglio, conoscere, riflettere insieme e trovare eventuali soluzioni per situazioni di vera emergenza.
Così è stato anche per il Tribunale di Nicosia, dove non sono mancati confronti con i sindaci del comprensorio, del capoluogo e con i colleghi avvocati. Il tribunale di Nicosia è l’unico presidio della Giustizia in un territorio vasto e scarsamente dotato di collegamenti. Viste le obiettive specificità della particolare situazione ho ribadito in più occasioni la necessità di valutare con attenzione la richiesta di proroga ex art. 8 avanzata dal presidente del tribunale di Enna Giuseppe Ferreri. A questo proposito ho incontrato il Ministro Anna Maria Cancellieri rappresentandole le motivate richieste di proroga che arrivano dal territorio al confine tra la provincia ennese e quella di Messina. Per quell’area, ho riferito al Guardasigilli, è opportuno nel futuro prossimo mettere a punto un progetto che corrisponda ai requisiti richiesti per l’istituzione di nuovi sedi giudiziarie in modo da consentire in tempi rapidi l‘apertura del tribunale Nebrodi. Un progetto quest’ultimo già caldeggiato dagli operatori della Giustizia del territorio, condiviso dalla popolazione e per il quale garantisco il mio contributo.

Decreti correttivi, il caso del Tribunale di Nicosia

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18) Agroalimentare: abolita l’Imu per i terreni agricoli e per i fabbricati rurali

Si parla tanto di lotta alla contraffazione e misure a sostegno del Made in Italy, interventi necessari e per i quali il Governo ha inserito dei provvedimenti, in particolare per il settore agroalimentare. A questo proposito il Governo nella legge di stabilità ha approvato l’abolizione della seconda rata Imu per i fabbricati rurali e per i terreni agricoli degli imprenditori agricoli professionali e ha dimezzato l’onere dell’Imu anche per i terreni agricoli posseduti da non agricoltori.
L’abolizione dell’Imu per i fabbricati rurali l’avevamo promessa e abbiamo mantenuto la parola data. Lo dovevamo a tutti gli agricoltori italiani, che lo scorso anno avevano subito questa tassa, ingiusta due volte, perché colpisce un bene produttivo come la terra. Le abrogazioni e le riduzioni ottenute per il 2013 hanno consentito di non far pagare al settore 64 milioni sui fabbricati rurali, 315 milioni sui terreni di proprietà degli imprenditori agricoli professionali e 158 milioni sui terreni di proprietà dei non agricoltori, per un risparmio fiscale complessivo per il settore pari a 537 milioni. Gli effetti negativi del fenomeno della contraffazione sono particolarmente preoccupanti per i settori produttivi del Made in Italy e per i distretti produttivi locali che, come l’agricoltura di qualità, ne costituiscono l’ossatura portante. Gli effetti negativi di questo fenomeno sono particolarmente preoccupanti per i settori produttivi del cosiddetto “made in Italy” e per i distretti produttivi locali che ne costituiscono l’ossatura portante.
Non meno gravi sono le ricadute sul settore agroalimentare. In questo quadro l’agroalimentare è un esempio di qualità ed eccellenza, ma anche dei limiti strutturali che abbiamo nel valorizzare questi fattori. Negli ultimi dieci anni il mercato agroalimentare mondiale è più che raddoppiato. Nel 2012 l’agroalimentare rappresenta la prima voce dell’export italiano, con un fatturato record di 31 miliardi di euro. L’agricoltura è oggi uno dei pochi settori in grado di generare lavoro (tra i 150.000 e i 200.000 posti secondo le stime di CIA e Coldiretti). Non potendo competere sul campo delle materie prime agricole (come mais, grano, soia ecc.), i prodotti italiani che vincono nel mondo sono quelli ad alta specializzazione. Non possiamo, infatti, competere sulle produzioni di fascia medio-bassa, ma restiamo vincenti sulla fascia alta, che non significa lusso ma grande qualità. Il prodotto più esportato è il vino che finora nel 2013 ha fatto segnare il record storico, con un aumento del 9% delle vendite all’estero. Ma sono fortemente competitivi anche l’ortofrutta fresca (+10%), la pasta (+4%), l’olio d’oliva (+10%), i salumi (+6%) e i formaggi (+1%). Le esportazioni del made in Italy alimentare sono cresciute soprattutto in Russia (+10,1%), Canada e Giappone (+8,6%) e Stati Uniti (+8,3%). C’è ancora molto margine di crescita.
Se sapremo fare i giusti investimenti – nei diversi settori e come sistema paese – per trasformare in quote di mercato l’immagine di cui il made in Italy gode anche nei mercati in espansione. Qualcosa si comincia a muovere in Cina, con un aumento, nel 2012, dell’84% delle vendite di pasta, del 28% dell’olio e del 21% del vino. Il cibo, inoltre, è il settore dove è maggiore la spesa dei turisti, con 24 miliardi di euro spesi per gustare una delle 4.698 specialità alimentari presenti in tutta Italia. Insomma, chi ha scelto di investire sulla qualità ottiene risultati positivi. Anche per questo va sostenuto ed incentivato.

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19) Casa: abolita l’Imu per le cooperative a proprietà indivisa, mantenuti gli impegni

L’abolizione dell’Imu per il 2013 anche per gli alloggi delle cooperative di abitazione a proprietà indivisa è stato uno degli impegni precisi che avevamo preso di fronte alle tante famiglie che giustamente ritenevano iniqua questa imposta applicata sui loro alloggi, considerati erroneamente come seconda casa. Una vicenda che a Catania colpiva soprattutto le famiglie residenti nei quartieri popolari e in particolare a Librino, dove si contano ben 500 famiglie residenti in alloggi di cooperativa: persone già tra le più esposte alla crisi economica in atto che ora, con la decisione del Governo Letta, sono state esentate dal pagamento dell’Imu.
Lo scorso maggio avevo incontrato a Catania i vertici di Legacoop, la cooperativa Gli Amiconi di Librino e numerosi cittadini assegnatari di case in coop a proprietà indivisa. In quell’occasione avevo garantito che dal Governo sarebbe arrivata una soluzione per la vicenda dei soci delle cooperative di abitazione.
Si tratta di appartamenti adibiti ad abitazione principale ma che venivano considerati come seconde case, per questo l’abolizione dell’Imu rappresenta una misura di giustizia sociale sulla quale il Governo è stato sensibile. Un provvedimento che va nella giusta direzione, quella di evitare ulteriori aggravi a quelle famiglie che non possono permettersi di pagare una tassa così onerosa su un bene primario e intoccabile come la casa.

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20) Catania, spazi adeguati per amministrare la Giustizia

La Corte d’Appello di Catania è costretta a fare i conti con una grave carenza di organico amministrativo, soprattutto per le funzioni apicali, e con il problema sempre più pressante degli scarsi spazi a disposizione. Me lo ha riferito il Presidente della Corte d’Appello Alfio Scuto nel mese di luglio, durante un colloquio nel corso del quale ha auspicato la piena copertura dei ruoli dirigenziali amministrativi, la cui mancanza crea difficoltà nella gestione ordinaria. Ho manifestato massima disponibilità al Presidente Scuto e gli ho assicurato che mi farò carico di sottoporre tutte le istanze al Ministero della Giustizia e che l’imminente mobilità tra dipendenti dei Ministeri potrà essere utile a risolvere, almeno in parte, la questione.
Capitolo a parte per l’annosa vicenda degli spazi, insufficienti alla Corte d’Appello per poter amministrare la Giustizia in modo adeguato alle esigenze di magistrati, avvocati e cittadini. A tal proposito si è discusso della Cittadella Giudiziaria e dell’ipotesi che questa venga realizzata nella sede dell’ex ospedale Ascoli Tomaselli. La soluzione dell’ex ospedale Ascoli Tomaselli, in luogo dell’ex palazzo delle Poste di viale Africa, dovrà essere messa a punto nei particolari. Il lavoro da fare è tanto e da avviare al più presto. E’ però necessario il pieno coinvolgimento del Ministero della Giustizia e lo dico considerando il consistente investimento sull’ex palazzo delle Poste a suo tempo erogato.
Nel corso della giornata ho incontrato anche il Procuratore della Repubblica Giovanni Salvi. E’ stata l’occasione fargli i complimenti per il lavoro fin qui svolto nella lotta al malaffare e per le importanti operazioni antimafia compiute. Il Procuratore Salvi ha chiesto una collaborazione ancora più stretta da parte dei Ministeri della Giustizia e dell’Interno in ordine a personale amministrativo, giudiziario, a uomini e mezzi.
Infine ho voluto incontrare il Presidente della sezione Lavoro del Tribunale di Catania, Fausto Castaldo, con lui si è discusso di carenze di organico e del trasferimento degli uffici della sezione Lavoro, argomenti già al centro di un mio recente incontro con il presidente del Tribunale di Catania Bruno Di Marco.

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21) Il “caso” degli Specializzandi in Medicina della Sicilia
Nota: il link su che apre il post sugli specializzandi va mantenuto

La Regione siciliana ha sbloccato, nel mese di novembre, i fondi destinati alle borse di studio dei medici specializzandi siciliani, il cui percorso formativo era messo a serio rischio a causa della mancata copertura delle somme per un’attività fondamentale non solo per questi giovani ma anche per gli stessi reparti universitari in cui i camici bianchi prestano servizio. Una scelta che ho appreso con sollievo e soddisfazione, dopo le preoccupazioni che avevo esternato nei giorni precedenti rivolgendomi all’assessore regionale alla Formazione, Nelli Scilabra, per sollecitare un intervento a favore dei giovani medici specializzandi, costretti a lavorare senza essere pagati e senza alcuna garanzia per il proprio futuro formativo e lavorativo.
L’impegno di spesa a favore degli specializzandi garantisce la copertura piena dei fondi necessari al pagamento delle borse di studio. Si tratta di un atto ufficiale che può consentire agli Atenei di Palermo, Catania e Messina di anticipare, come già successo in passato, le somme da destinare al pagamento delle borse di studio per questi giovani medici che non ricevono l’assegno delle borse di studio da ben quattro mesi.
Dagli assessorati competenti l’impegno di spesa complessivo a favore dei borsisti è di sette milioni e trecento mila euro. Due milioni e mezzo di euro per Catania, un milione e ottocentomila euro per Messina e tre milioni per Palermo: fondi che copriranno gli assegni degli specializzandi di primo e quarto anno, gli ultimi ad essere rimasti senza stipendio.

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