Quella di oggi è una firma storica, che chiude positivamente una vicenda avviata oltre tre lustri fa e fatta di inerzia e incapacità di portare a termine grandi progetti nella nostra città. Questa mattina infatti il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ha presenziato a Catania alla firma del protocollo d’intesa tra Ministero, Comune e Regione con cui si stabilisce la cessione dell’ex Palazzo delle Poste di viale Africa dal Comune al Demanio ed il contestuale impegno della Regione siciliana a ristrutturare l’immobile, che finalmente diventerà ciò per cui fu acquistato alla fine degli anni ’90: la Cittadella della Giustizia di Catania. Un epilogo positivo, sul quale siamo impegnati da tempo: finalmente la nostra città avrà una sede unica per tutti gli uffici giudiziari, obiettivo reso possibile grazie al Ministro della Giustizia Andrea Orlando, che sin dal suo insediamento ha dimostrato grande attenzione nei confronti del distretto giudiziario etneo.
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Mai confondere una sconfitta con una sconfitta definitiva, però dinanzi ad una sconfitta ci troviamo.
Il Partito democratico ha vinto a Milano e Bologna, vittorie importanti certamente e non scontate, però i dati complessivi indicano una sconfitta.
Particolarmente doloroso ed inatteso il risultato di Torino, doloroso per le qualità e la storia di Piero Fassino, inatteso per i risultati positivi del governo cittadino e per la composizione sociale e politica della Città.
Il risultato di Roma, com’è noto, viene da lontano, anche se le proporzioni impongono una riflessione aggiuntiva.
A caldo, alcune considerazioni:
- Governare al centro ed in periferia, lungi dall’assicurare rendite di posizione, logora chi esercita il “potere”. Del resto in una fase storica nella quale, a causa della crisi economica e dei vincoli di carattere finanziario, governare significa anche dovere distribuire sacrifici e dovere dire dei no, è intuitivo che sia così.
- Il vento del cambiamento continua a soffiare molto forte, e visto che non si può cambiare il vento è necessario regolare le vele. Della stagione del riformismo di questi anni che ha interessato settori vitali della società italiana, dalla scuola alla pubblica amministrazione, dalla giustizia al fisco, dal mercato del lavoro all’assetto istituzionale, devono iniziare a vedersi i frutti, a percepirsi gli effetti nella quotidianità della vita delle italiane e degli italiani. In sostanza non credo sia solo un problema di comunicazione ma di concreta percezione: come sono stati percepiti gli 80 euro in busta paga o la riduzione delle tasse, dovranno percepirsi i cambiamenti oggi scritti nelle norme di legge. Solo così riusciremo a convincere che il Pd ed il Governo Renzi sono l’unico motore possibile del cambiamento effettivo e non declamato.
- Il cambiamento, inoltre, dovrà essere percepito nel portafoglio dei cittadini. Una ripresa economica e una crescita che si traduca in occupazione e maggiore ricchezza, specie nel Mezzogiorno dove i segnali sono ancora troppo flebili, lì dove ci sono, rappresenterà una reale discontinuità. A questo scopo è necessario predisporre apposite misure e attuare specifici interventi a favore del Sud e delle aree depresse, vero banco di prova della politica economica del Governo.
- La partita del referendum di ottobre è altra e diversa e chi traesse da queste elezioni auspici negativi, commetterebbe un grave errore. Al contrario, la domanda di cambiamento che l’elettorato esprime dovrebbe essere motivo di ottimismo per i sostenitori del Si al referendum. La riforma istituzionale votata dalle Camere rappresenta una grande opportunità di innovazione, in grado di aprire una fase nuova della storia della Repubblica Italiana, all’insegna della democrazia decidente e della modernizzazione dei processi democratici. Ovviamente sarà necessario informare adeguatamente gli elettori e spiegare nel dettaglio le novità introdotte, ci attende un entusiasmante lavoro.
In conclusione, per dirla con Josè Saramago, nel tentativo di esorcizzare una sconfitta che brucia: “…La Sconfitta ha qualcosa di positivo, non è mai definitiva. Al contrario la Vittoria ha qualcosa di negativo, non è mai definitiva…”
Aumentare le tutele e potenziare i diritti delle persone disabili. È questo lo scopo della legge che finalmente introduce misure a tutela dei disabili gravi non solo nel periodo di vita successivo alla scomparsa dei genitori (dopo di noi), ma già durante l’esistenza in vita dei genitori attraverso la progressiva presa in carico della persona interessata (durante noi).
A tal fine, la legge prevede anche un Fondo che finanzierà, tra gli altri, lo sviluppo di programmi di accrescimento della consapevolezza, di abilitazione e di sviluppo delle competenze per la gestione della vita quotidiana e per il raggiungimento del maggior livello di autonomia possibile delle persone disabili.
Per la prima volta vengono stanziate risorse strutturali per politiche di aiuto concreto e misure integrate che mettono la persona disabile al centro di un progetto individuale. Non si tratta quindi di uno spot e le risorse messe in campo per il triennio (2016-2018) sono complessivamente 270 milioni, tra il Fondo e le agevolazioni fiscali.
Qui il dossier elaborato dai Deputati PD.
Via libera definitivo, ieri sera alla Camera, alla nuova normativa sul Terzo Settore. Una riforma importantissima per il vasto mondo delle onlus e del volontariato, attesa da tempo e approvata dopo due anni di passaggi parlamentari tra Camera e Senato. Tante le novità introdotte dalla riforma, a partire da una ridefinizione precisa di Terzo settore, un universo grande e bellissimo fatto di enti privati con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. La legge tocca aspetti giuridici, finanziari e fiscali di un mondo importante e variegato, che conta quasi 5 milioni di volontari, oltre 390 mila organizzazioni censite dall’Istat, 800 mila posti di lavoro, 12 mila cooperative e imprese sociali con una media di 10-12 addetti, 8 mila fondazioni di comunità e un giro d’affari di circa 74 miliardi di euro pari al 4% del PIL. La riforma tocca anche i Centri di servizio per il volontariato, istituisce il Consiglio nazionale del Terzo settore, quale organismo di consultazione degli enti del Terzo settore a livello nazionale la cui composizione valorizzi il ruolo delle reti associative di secondo livello, rilancia l’impresa sociale, istituisce un fondo per il Terzo settore (17,3 milioni di euro nel 2016 e 20 milioni di euro a decorrere dal 2017) e dà vita alla Fondazione Italia Sociale, che avrà il compito di sostenere, attrarre e organizzare iniziative filantropiche e strumenti innovativi di finanza sociale. Importante anche il passaggio dal Servizio civile nazionale al Servizio civile universale, che incentiverà esperienze di cittadinanza attiva, di solidarietà e inclusione sociale.
In questo DOSSIER tutti i dettagli della Riforma.
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