AAA Mare Nostrum vendesi

L’espressione Mare Nostrum, usata dai Romani a partire dal II secolo a.c., fra poco potrebbe apparire  del tutto priva di significato.
C’è un progetto in base al quale il mare potrebbe non essere più Nostrum, almeno per i prossimi trent’anni.
Un progetto per salvaguardare le coste che invece prevede di cementificarle. E darle in concessione.

Su Repubblica di oggi un articolo di Giovanni Valentini spiega come e perchè il mare che circonda la Sicilia fra non molto potrebbe non essere più “nostrum”, e per un bel po’ di tempo. E’ prevista, infatti, la durata trentennale (ma estendibile fino ad arrivare a cinquant’anni) di una concessione del demanio marittimo ad una società che, in pratica, si occuperebbe di costruire alberghi e porti turistici piuttosto che salvaguardare i mille chilometri di costa della Sicilia.

Da parte mia, ieri (30 maggio) ho sottoscritto un’interrogazione (primo firmatario Realacci) che troverete alla fine di questo post.
Qui di seguito Vi propongo l’articolo di Valentini.

“In svendita le coste della Sicilia cemento e appalti per 3 miliardi ecco l´affare d´oro di Lombardo”, di Giovanni Valentini

Una mega concessione di 30 anni che può essere estesa a 50 minaccia l’intera regione.

Il “caso Sicilia” può arrivare a Bruxelles: la direttiva Bolkestein tutela la concorrenza. Una mega concessione di 30 anni che può essere estesa a 50 minaccia l´intera regione.

GIOVANNI VALENTINI

La Sicilia è in vendita. Anzi, per meglio dire, in svendita. Una mega-concessione, estensibile da 30 anni addirittura a 50, minaccia il patrimonio naturale delle sue incantevoli coste. Dall´originario miliardo e mezzo di euro, più 240 milioni di spese di progettazione, l´investimento complessivo potrebbe arrivare fino a tre miliardi, più 500 milioni. Per il prossimo mezzo secolo, il demanio marittimo dell´isola verrebbe appaltato così a un gruppo privato italo-belga, per alimentare una colata di cemento che sconvolgerebbe il paesaggio e l´intero sistema costiero.
Contenuta in un´interrogazione parlamentare di Ermete Realacci, deputato del Pd e presidente onorario di Legambiente, la denuncia è ampiamente documentata e circostanziata. Una “bomba”, come si suol dire nel linguaggio mediatico. Ma anche un preciso e formale atto d´accusa contro la Regione presieduta da Raffaele Lombardo, eletto a suo tempo dal Pdl e dall´Udc; poi a capo di una giunta “tecnica” sostenuta da un´ampia coalizione; indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio; e infine dimissionario in attesa delle prossime elezioni già previste per il 28 luglio prossimo. Ma proprio su questo progetto Lombardo è stato duramente contestato anche dall´assessore regionale alle Infrastrutture, Carmelo Pietro Russo.
Nell´ipocrisia dell´intestazione ufficiale, il colossale intervento di devastazione ambientale viene spacciato come un “Progetto per la salvaguardia del sistema costiero”, secondo la prima proposta presentata il 31 marzo 2011 dalla Società Italiana Dragaggi Spa, controllata dal Gruppo belga Deme. E una legge regionale “ad hoc”, approvata l´11 maggio dello stesso anno, annuncia e promette testualmente un “Piano straordinario per la conservazione, la messa a reddito e la valorizzazione dei beni culturali, dei beni forestali e del patrimonio costiero di proprietà regionale”.
Basta scorrere l´ultimo preventivo dei lavori e dei relativi costi per rendersi conto che si tratta in realtà di una cementificazione selvaggia, programmata su vasta scala: opere turistiche, ricettive e commerciali, per circa 1,5 miliardi di euro sui tre totali della proposta definitiva; consolidamenti, ripascimenti e barriere di difesa costiere (700 milioni); pontili, ormeggi e approdi (350 milioni); porti a secco (35 milioni); parcheggi (26 milioni); stabilimenti balneari (9,4 milioni); strutture rimovibili per bar-tavola calda (7,2 milioni); strutture rimovibili commerciali (oltre 14,5 milioni); strutture rimovibili per servizi portuali (oltre 7,6 milioni); opere impiantistiche (oltre 35,5 milioni).Totale: 3.166.536.160 euro senza Iva, più mezzo miliardo di spese di progettazione.
In base all´ultima richiesta della società italo-belga, la Regione Sicilia dovrebbe erogare un contributo a fondo perduto pari al 20% dell´intero investimento: cioè oltre 633 milioni di euro, un importo equivalente al costo delle opere di consolidamento e ripascimento della costa (698.100.000 euro). In cambio, i privati incasserebbero i proventi delle locazioni dei beni demaniali assegnati, privando l´erario pubblico regionale dei rilevanti introiti che ne deriveranno. Nella proposta originaria, quella da 1,5 miliardi di euro, il piano finanziario già prevedeva a regime ricavi per 250 milioni e saldi di cassa per 150 milioni all´anno, ma nel secondo progetto queste voci sono destinate almeno a raddoppiare. Una mega-concessione, dunque, per un maxi-affare d´oro.
Il dettaglio dei ricavi contempla un boom turistico da miracolo economico, a danno però dell´ambiente e del paesaggio: 57 milioni da cessione di posti barca, box nautici e parcheggi; 38 milioni da locazioni immobiliari di aree demaniali (581mila metri quadrati), opere su aree demaniali (522mila mq) e stabilimenti balneari (68mila mq); 78 milioni l´anno dalla gestione e locazione di 13.700 posti barca; 12 milioni dalla locazione di 7mila posti in porto a secco; 300mila euro per locazione di 6mila posti auto; 3,5 milioni da locazione di servizi di accesso wireless a oltre 15mila posti barca; 14,5 milioni da locazione di (immancabili) spazi pubblicitari; 600mila euro da noleggio di 72 strutture bar. Una colonizzazione turistica di massa, quindi, da inferno delle vacanze, modello Costa del Sol: alberghi e residence vista mare, barche, auto, fungaie di ombrelloni, lettini a castello e discoteche on the beach. Tutto questo in una terra benedetta da madrenatura che, a parte la carenza di strade o autostrade, non dispone neppure di una segnaletica efficiente per orientare l´esercito degli “invasori”.
Di fronte a una minaccia di tale portata, è già scattata la mobilitazione degli ecologisti locali, guidata dal presidente regionale di Legambiente, Mimmo Fontana. Ma il “caso Sicilia” rischia ora di arrivare fino a Bruxelles, in forza della giurisprudenza della Corte di Giustizia europea e in particolare della cosiddetta “direttiva Bolkestein” (2006) che punta a tutelare la libertà di concorrenza e la libertà di circolazione dei servizi, garantendo la certezza giuridica per il loro effettivo esercizio. Fra i settori interessati, si parla espressamente di servizi nel settore del turismo, compresi quelli ricreativi, i centri sportivi e i parchi di divertimento. «Qui – commenta allarmato Realacci – si affidano a un unico soggetto, senza oneri, tutti i litorali siciliani che poi verrebbero assegnati in concessione a terzi, incamerando i relativi canoni d´uso o locazione. Al di là di qualsiasi intestazione o etichetta, si tratta insomma di una gigantesca fornitura di servizi da cui ricavare il capitale impegnato e un considerevole margine di guadagno, a spese dell´intera collettività».

La Repubblica 31.05.12

——–

Al Presidente del Consiglio dei Ministri

Al Ministro per gli Affari Regionali

Al Ministro per l’ Ambiente

Al Ministro per lo Sviluppo Economico e le Infrastrutture

premesso che:

in data 31 marzo 2011 la SOCIETÀ ITALIANA DRAGAGGI SPA – controllata del Gruppo belga DEME, ha incaricato la Waterfront Engineering (gruppo Anthos Consulting Srl) a redigere apposito studio di fattibilità per il  “Progetto per la salvaguardia del sistema costiero negli ambiti a rischio R4 delle coste siciliane”;

in data 11 maggio 2011   è stata emanata la legge regionale n. 7 che  all’articolo 11 prevede che la Regione Siciliana è autorizzata a programmare, in coerenza con il Piano nazionale per il sud di cui alla Del. CIPE 11 gennaio 2011, n. 1, un “Piano straordinario per la conservazione, la messa a reddito e la valorizzazione dei beni culturali, dei beni forestali e del patrimonio costiero di proprietà regionale”;

in data 12 agosto 2011 il  soggetto proponente Società Italiana Dragaggi-Gruppo DEME  ha presentato alla Regione Siciliana lo Studio di fattibilità concernente il “Progetto per la salvaguardia del sistema costiero negli ambiti a rischio R4 delle coste siciliane” da  realizzare  in project financing e proporre  per l’ inserimento nella lista delle infrastrutture di cui all’art. 175 del D.Lgs 163/06 e s.m.i;

lo Studio di fattibilità  riguarda la proposta di una concessione (per 30 anni dal 2012 al 2041!) sul complessivo patrimonio demaniale costiero della Regione Siciliana prevedendo come  corrispettivo dei lavori, oltre al diritto di gestire le opere, anche l’erogazione di un prezzo a valere su risorse pubbliche.

il quadro economico degli interventi da realizzare pari complessivamente  a oltre 1,5 miliardi di euro ( 1.546.014.560 al netto dell’ IVA) prevede sinteticamente la costruzione di:

  • consolidamenti, ripascimenti e barriere di difesa costiere per circa 700 milioni di euro;
  • pontili, ormeggi e realizzazione di approdi per circa 550 milioni di euro;
  • porti a secco per circa 20 milioni di euro;
  • parcheggi per 6,6 milioni di euro;
  • stabilimenti balneari per 5,4 milioni di euro;
  • strutture rimovibili per bar-tavola calda per 3,6 milioni di euro;
  • strutture rimovibili adibite a commercio per circa 4,5 milioni di euro;
  • strutture per servizi portuali (50.000 posti in approdi e 30.000 in posti a secco) per 2,8 milioni di euro;
  • opere impiantistiche per oltre 10 milioni di euro;

ed addirittura spese di progettazione per oltre 240 milioni di euro;

il Piano di finanziamento contenuto nello Studio di fattibilità prevede:

Fonte finanziamento    %       Importo
Mutuo 31% € 479.264.513
Contributo pubblico 49% € 757.547.134
Mezzi propri 10% € 154.601.455
Mezzi di terzi 10% € 154.601.455
TOTALE 100% € 1.546.014.559

al fine di  tentare di conferire alla proposta una utilità collettiva si afferma che gli interventi saranno in prima istanza tesi alla salvaguardia dei sistemi costieri, individuati coerentemente alle perimetrazioni del P.A.I., ma anche allo sfruttamento sostenibile delle risorse territoriali disponibili, perseguendo l’incremento economico e produttivo delle attività ad esse connesse;

come è noto il 42% delle spiagge italiane  è in forte erosione   e la Sicilia, con il 28% circa delle spiagge esposte al rischio, non rappresenta certamente una delle regioni più colpite;

nello Studio di fattibilità si da atto che le principali cause dell’erosione delle coste sono riconducibili, per lo più, ad azioni antropiche dissennate quali la realizzazione di sbarramenti lungo i principali corsi fluviali, l’estrazione di inerti in alveo,  la cementificazione dei corsi fluviali, che producono una drastica riduzione degli apporti solidi al mare e, quindi, il progressivo arretramento della linea di costa;

in contrasto con le premesse, il progetto proposto non incide minimamente su tali cause perché si tratta di interventi da realizzare in aree non interessanti per le operazioni finanziarie, di valorizzazione fondiaria e speculazione edilizia delle società proponenti;

in sostanza, gli interventi previsti dal progetto non sono risolutivi delle stesse cause di dissesto perché non incidono su di esse ma intervengono sugli effetti provando, nel migliore dei casi,  a tenerli sotto controllo e  a mitigarli.  Quindi nel caso della tanto enfatizzata difesa costiera si tratterebbe di un intervento tampone di enormi dimensioni e di manutenzioni limitate alla durata della concessione finalizzati a giustificare la “valorizzazione della fascia costiera”;

nello Studio di fattibilità si da atto che un’altra causa del dissesto costiero è la realizzazione massiccia di insediamenti turistici che ha prodotto l’alterazione dell’assetto naturale di ampie fasce litorali, creando così le condizioni favorevoli per l’azione erosiva del mare;

in contrasto con le premesse dello Studio, l’intervento previsto è addirittura peggiorativo. Infatti, per quanto i progetti di porti o di barriere frangiflutti possano essere realizzati con maggiore attenzione rispetto a quanto non sia avvenuto in passato, producono comunque inevitabili alterazioni dell’equilibrio delle correnti litoranee che quasi sempre innescano processi di erosione costiera. Se è quindi vero quello che gli stessi progettisti dichiarano, l’effetto sarebbe paradossale;

va soprattutto evidenziato che il il Piano dei ricavi contenuto nello Studio di fattibilità prevede:

oltre 57  milioni da cessione di posti barca, box nautici e parcheggi ad altro partner;

38 milioni l’anno da locazioni immobiliari di aree demaniali (581.000 mq), opere su aree demaniali (522.000 mq), stabilimenti balneari (68.000 mq);

78 milioni l’anno dalla gestione e locazione di 13.700 posti barca;

12 milioni l’anno dalla locazione di  7.000  posti in porto a secco;

0,3 milioni l’anno per locazione di 6.000 posti auto;

3,5 milioni l’anno da locazione da servizi di accesso wireless a oltre 15.000 posti barca;

14,5 milioni  l’anno da locazione di spazi pubblicitari;

0,6 milioni  l’anno da noleggio di 72 strutture bar;

il Piano finanziario stima, a regime, in 250 milioni di euro l’anno i ricavi ed in oltre 150 milioni di euro l’anno i saldi di cassa;

nella bozza di convenzione per l’affidamento in concessione proposta da SOCIETÀ ITALIANA DRAGAGGI SPA – GRUPPO DEME si legge tra l’altro che:

–  La Regione Siciliana rilascerà alla Società Concessionaria, senza oneri a carico di quest’ultima, i provvedimenti amministrativi relativi all’occupazione degli spazi e delle aree pubbliche, che si rendano necessari per l’esecuzione e la gestione delle opere;

–  la Regione Siciliana si impegna a riconoscere alla Società concessionaria, a fine concessione, la quote di investimento fatte non ammortizzate così come risulta dal libro degli ammortamenti, oltre al riconoscimento di opere non previste dal progetto che si dovessero necessariamente realizzare a causa di eventi non previsti ed imprevedibili da parte del Concessionario;

–   spetteranno alla Società concessionaria per tutta la durata della concessione i proventi derivanti:

•  dalla vendita in concessione di alcune opere realizzate;

•  dalla concessione in uso a rotazione nelle ore diurne e notturne di parcheggi;

•  dalla gestione delle opere portuali, in particolare la concessione e l’affitto dei posti barca disponibili;

• i proventi derivanti dalla concessione dei locali adibiti ad uso commerciale – direzionale;

• i proventi derivanti dalla gestione diretta o indiretta di altri manufatti all’interno dell’area in concessione;

–  per garantire un congruo equilibrio economico finanziario dell’investimento proposto e approvato, nell’ipotesi in cui il totale dei ricavi della gestione annuale del parcheggio, del porto e delle strutture annesse, rispetto a quanto previsto nel Piano Economico Finanziario approvato,  la Regione Siciliana dovrà riconoscere alla Società Concessionaria un contributo gestionale per tutta la durata della concessione, annualmente, tale da poter assicurare l’equilibrio economico-finanziario dell’investimento.

in data 07 dicembre 2011  il  soggetto proponente SOCIETÀ ITALIANA DRAGAGGI SPA – GRUPPO DEME ha presentato alla Regione Siciliana  un ulteriore documento integrativo concernente l’individuazione di  partner operanti nel settore  turistico interessati alla proposta progettuale ed una nuova proposta, ampliando a dismisura quella originaria, prevedendo azioni in tre macro aree (difesa costiera, sviluppo turistico, servizi complementari) per un complessivo importo di oltre 3 miliardi di euro (3.166.536.160 senza IVA, il doppio dell’originaria proposta!)  cosi’ articolato:

  • consolidamenti, ripascimenti e barriere di difesa costiere per circa 700 milioni di euro;
  • opere turistiche,  ricettive e commerciali per circa 1,5 miliardi di euro;
  • pontili, ormeggi e realizzazione di approdi per circa 350 milioni di euro;
  • porti a secco per circa 35 milioni di euro;
  • parcheggi per 26 milioni di euro;
  • stabilimenti balneari per 9,4 milioni di euro;
  • strutture rimovibili per bar-tavola calda per 7,2 milioni di euro;
  • strutture rimovibili adibite a commercio per oltre 14,5 milioni di euro;
  • strutture rimovibili per servizi portuali per oltre 7,6 milioni di euro;
  • opere impiantistiche per oltre 35,5 milioni euro;

ed addirittura spese di progettazione per circa 500 milioni di euro;

in tale nuova proposta si prevede  come impegni di parte pubblica, tra gli altri:

1)  la durata della concessione elevabile a 50 anni;

2)  l’utilizzo delle risorse del Fondo JESSICA per investimento su coste e porti;

3)  la permuta di eventuali beni demaniali in disuso da riconvertire;

4) l’ utilizzo di risorse a valere su FEASR/BEI per interventi sul patrimonio forestale e costiero;

in tale nuova proposta il  soggetto proponente Società Italiana Dragaggi-Gruppo DEME  propone e chiede che la Regione Siciliana debba erogare un contributo a fondo perduto del   20% dell’intero investimento e pari a oltre 633 milioni di euro (all’incirca lo stesso importo del  costo delle opere di consolidamento e ripascimento della costa  quantificato in  698.100.000 euro);

in tal modo la Regione sosterrebbe comunque il costo delle opere di difesa costiera, alla cui realizzazione non concorrerebbero di fatto i privati che invece incasserebbero tutti i proventi delle locazioni dei beni demaniali assegnati, cosi’ privando il pubblico erario regionale di rilevantissimi introiti;

è importante tenere presente che  in Sicilia la gran parte del patrimonio messo a rischio dall’erosione costiera è costituito da case abusive insanabili o infrastrutture costruite in luoghi non adatti. Se la Regione Sicilia avesse davvero da investire oltre 600 milioni di euro, come richiesto dal progetto, farebbe bene a spenderli per provare ad eliminare le cause dell’erosione o, dove ciò non fosse possibile, per la delocalizzazione dei beni “non abusivi” a rischio;

appare con tutta evidenza che un aspetto peculiare del progetto in esame è il sostanziale affidamento  ad un unico soggetto (senza oneri)  di tutti i litorali siciliani che poi verrebbero dati in concessione a terzi incamerando i relativi canoni di uso o locazione;

al di là della qualificazione nominalistica dell’intervento data dai progettisti,  sulla base della consolidata giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea lo stesso si configura sostanzialmente come una gigantesca fornitura di servizi dai quali ricavare il capitale impegnato ed un margine di guadagno;

la direttiva europea 2006/123/CE c.d. Bolkestein, si pone l’obiettivo di “eliminare gli ostacoli alla libertà di stabilimento dei prestatori negli Stati membri e alla libera circolazione dei servizi tra Stati membri nonché garantire ai destinatari e ai prestatori la certezza giuridica necessaria all’effettivo esercizio di queste due libertà fondamentali del trattato;

tra i settori che coinvolgono detta direttiva si parla di “servizi ai consumatori, quali i servizi nel settore del turismo, compresi i servizi ricreativi, i centri sportivi, i parchi di divertimento”, ricomprendendosi fra i destinatari della normativa anche le imprese turistico-balneari esistenti nel nostro territorio;

nel gennaio 2009 la Commissione Europea ha trasmesso al Governo Italiano un documento di infrazione in materia di affidamento delle concessioni demaniali marittime;

In particolare si contesta all’Italia in ordine alle concessioni demaniali delle spiagge:

–       la compatibilità del diritto preferenziale di insistenza di cui all’art. 37 cod. nav. con i principi di cui all’art. 43 Trattato Ce e dell’art.12 di cui alla direttiva servizi n. 2006/123/CE;

–       la compatibilità  del rinnovo automatico della concessione alla scadenza sessennale di cui all’art. 1, c. 2, d.l. 400/1993, conv. L. 494/1994, e successivamente modificato dall’art. 10 L. 88/2001.

A parere della Commissione Europea detti due aspetti contrastano con i principi di libertà di stabilimento delle imprese comunitarie (art. 43 Trattato CE) e di imparzialità, trasparenza e pubblicità delle procedure di selezione dei concessionari (art. 12, direttiva 2006/123/CE);

per effetto della “direttiva servizi”, le concessioni sul demanio marittimo non potranno più essere rinnovate automaticamente, non valendo più il diritto di insistenza, ma anzi dovranno essere oggetto di un bando con procedura di evidenza pubblica alla scadenza temporale di ogni concessione.

nello Studio di fattibilità presentato dalla SOCIETÀ ITALIANA DRAGAGGI SPA – Gruppo DEME si afferma che “La proposta progettuale presentata affronta la problematica secondo una innovativa metodologia. Tale soluzione costituirebbe un progetto pilota, esportabile in altre regioni, che qualificherebbe e distinguerebbe la Regione Sicilia nel panorama nazionale ed europeo, quale proposta di assoluta e massimamente integrata metodologia risolutiva del problema generato dai disastri ambientali per effetto dell’erosione costiera”!;

la Direttiva Bolkestein recentemente recepita dallo Stato Italiano dopo un lungo contenzioso con l’Unione Europea, vieta tassativamente il formarsi di una situazione di monopolio di dimensioni mai viste sino ad oggi come discendente dalla proposta della SOCIETÀ ITALIANA DRAGAGGI SPA –  Gruppo DEME;

il Dipartimento della Programmazione della Regione Siciliana con nota prot. 19937 dell’11 novembre 2011 ha sollevato una serie di obiezioni ed  evidenziato alcune  criticità sul merito dei contenuti del Piano e sul piano procedurale;

per sapere

se ad avviso dei Ministeri competenti tale procedura  sia compatibile con i principi e le norme  del diritto comunitario e nazionale in materia di affidamenti di servizi, concessione di opere pubbliche e contratti pubblici;

quali iniziative intendano assumere per garantire i principi di trasparenza, legalità e di tutela della libera concorrenza disconosciuti con tutta evidenza dalle finalità del  progetto in esame e dalle procedure con cui la Regione Siciliana sta conducendo l’istruttoria della proposta della SIDRA-DEME;

quali iniziative intendano assumere per evitare lo sconvolgimento del paesaggio e dell’intero sistema costiero siciliano e per garantire la tutela dei “beni comuni” interessati, evitando questa mega privatizzazione dell’intera fascia costiera demaniale siciliana.

Roma, 30 maggio 2012

2 comments to AAA Mare Nostrum vendesi

  • marcello di luise

    E’ un illegittimo tentativo di appaltare, senza gara, ad unica ditta privata le pubbliche funzioni concessorie di pubblico demanio. Le stesse funzioni spettanti alla p.a. regionale di eseguire le procedure concessorie ed incassare i relativi enormi ricavi di denaro.
    Cosa ha impedito finora alla casta poltico-burocratica di fare i proprio dovere nel rilasciare essa stessa concessioni demaniali ed incassare i relativi canoni senza ricorrere ad appaltatori?
    Perchè dovremmo continuare a pagare ricchi stipendi agli organi regionali che si apprestano ad appaltare a privati la loro pubblica funzione ?
    Il caso del “porto delle nebbie” di Catania ha dato l’inizio a tali “appalti” della cosa pubblica:
    1) Il solo ed unico “porto turistico” privato all’interno del porto pubblico commerciale che si vorrebbe appaltare al dott. Caltagirone Bellavista che a sua volta appalti a terzi funzioni improprie di hotels e centri commerciali;
    2) Il pubblico edificio delle Dogane che in mano a privati ha già appaltato a terzi funzioni portuali altrettanto improprie di negozi, bar e ristoranti.
    Povera la nostra Sicilia, povera la nostra Italia!

    Rispondi  •  Cita
  • E’ un pericolo da scongiurare assolutamente. Già troppe spiagge sono sottratte all’uso pubblico da concessioni a lidi privati a buon mercato. Catania possiede una delle spiagge più lunghe e belle della costa siciliana. Solo una parte minima è rimasta libera, il resto è concessione a lidi privati, che incassano cospicui introiti per cabine di legno molto costose( da 1.500 euro in sù). Fermiamo questa ulteriore privatizzazione e cementificazione!

    Rispondi  •  Cita

Leave a Reply