ALDO MORO: IL CORAGGIO DELLA VERITÀ

12/12/2014A trentasei anni dalla tragica scomparsa di Aldo Moro è sempre attuale parlare dell’evento probabilmente più tragico della storia della Repubblica, per approfondirne le ragioni, il contesto in cui maturò, le tante vicende mai chiarite. L’occasione per discuterne venerdì sera, 12 dicembre, a Catania, l’ha offerta l’incontro “Chi e perché ha ucciso Aldo Moro?” con il vicepresidente del gruppo PD alla Camera dei Deputati Gero Grassi. Qui a Catania, nel nostro spazio di incontro di via Umberto, Grassi ha tenuto la novantanovesima tappa di un lungo ciclo di iniziative che in tutta Italia riscontrano grande partecipazione. E anche venerdì sera erano tantissimi i partecipanti al dibattito che hanno mostrato grande interesse al racconto di Gero Grassi, principale promotore della Commissione bicamerale di inchiesta sul caso Moro.

Insieme a me e a Grassi, pugliese come Aldo Moro e grande conoscitore della vicenda del rapimento dello statista ad opera delle Brigate Rosse, a discuterne c’erano Saro Condorelli e Pinella Di Gregorio, docente di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Catania.

“C’è tanta voglia di capire a fondo uno dei grandi misteri della nostra storia – ha detto Saro Condorelli – In questo senso, è molto ambizioso il progetto della Commissione bicamerale d’inchiesta, avviata nell’ottobre del 2014 con l’obiettivo di scrivere la parola fine e arrivare alla verità sul caso Moro, per lasciare alle generazioni future i valori di democrazia e libertà”. La figura dello statista, del docente, del padre della Costituzione, ma anche il momento storico, politico, sociale in cui maturò il rapimento sono stati dibattuti e raccontati con passione, a partire proprio dal contesto dell’Italia degli anni ’60 e ’70 ripercorso da Pinella Di Gregorio: “Un periodo buio in cui in Italia si contarono 490 omicidi – ha ricordato – e con l’omicidio Moro c’è stato il chiaro tentativo di far precipitare il Paese nella guerra civile”.
Otto processi, numerose commissioni d’inchiesta, sentenze, interrogatori, atti processuali per un totale di 2 milioni di pagine. Il racconto di Gero Grassi si è basato sulla lettura puntigliosa di tutti i fascicoli sul caso Moro: un racconto che comincia dal 1974, anno dell’avvertimento a Moro da parte di Kissinger che lo diffidò dal proseguire nella sua politica di compromesso. E da allora, depistaggi, documenti ufficiali mai presi in considerazione, mancate verità sul rapimento. “La verità in una vicenda così complicata non viene a galla immediatamente, gli anni aiutano a scoprire elementi di grande novità”, ha spiegato Gero Grassi. “Vanno chiariti soprattutto gli ultimi cinque giorni del rapimento di Aldo Moro, che rappresentano il periodo caratterizzato dalla maggiore nebulosità e va chiarito meglio anche un altro punto: le Brigate Rosse erano solo Brigate Rosse?”. La risposta per Gero Grassi è chiara: “Le Brigate Rosse sono state aiutate direttamente e indirettamente dai servizi segreti italiani deviati, che facevano riferimento alla P2, e dai servizi segreti stranieri, come KGB e Mossad, che avevano necessità contrapposte”.

Insomma ancora c’è molto da chiarire sul rapimento del presidente della Dc e sui 55 giorni di prigionia che hanno rappresentato un momento tragico, sicuramente il più rilevante nella vita politica dell’Italia. Eventi su cui ancora non si è fatta piena chiarezza e per questo sono convinto che la nuova Commissione d’inchiesta sia utile, non solo al Paese ma anche al Partito Democratico. Moro diceva che la verità è sempre illuminante, ci aiuta ad essere coraggiosi e oggi il PD, nel contesto dell’attuale crisi morale dei partiti, deve incarnare questi insegnamenti.

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