Vigilare sulla correttezza dell’operato del comitato provinciale di Catania della Croce Rossa, con particolare riferimento ai servizi sanitari gestiti dalla CRI all’interno del Cara di Mineo.
È quello che chiedo in una interrogazione parlamentare che ho presentato oggi rivolta al Ministero della Salute, che ha funzioni di vigilanza sulla Croce Rossa Italiana.
Nell’interrogazione rivolta al ministro Beatrice Lorenzin scrivo che il comitato provinciale della CRI è parte integrate dell’Ati che si è aggiudicata l’appalto complessivo per la gestione di tutti i servizi all’interno del Centro di accoglienza di Mineo.
Una gestione sottoposta a verifiche da parte della magistratura nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale e su cui l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha chiesto la revoca dell’appalto, rilevando diversi profili di illegittimità.
All’interno del Cara i servizi di tutela sanitaria sono gestiti dalla Croce Rossa Italiana, che è parte integrante di quell’appalto e percepisce circa 1 milione 700 mila euro l’anno, 5000 euro al giorno, per erogare i servizi sanitari nella struttura di Mineo.
Somme cospicue quelle affidate al comitato provinciale della CRI etnea, su cui però emergono dubbi relativi alla gestione dei volontari impegnati al Cara. Come emerge da articoli di stampa infatti, sembrerebbe che il presidente della CRI di Catania abbia annunciato prossime stabilizzazioni di volontari impegnati nelle attività del Cara: promesse di assunzioni che non sembrano in linea con le finalità e lo statuto della Croce Rossa. Nell’interrogazione parlamentare faccio inoltre riferimento alle notizie di stampa su presunti intrecci tra la politica e la CRI nel territorio catanese, funzionali a far ottenere consensi in cambio di sostegno per le attività dell’associazione e al conferimento alla Croce Rossa da parte del comune di Bronte di uno stabile in uso gratuito, che sarebbe stato assegnato senza una procedura regolare di evidenza pubblica.
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