Carriere separate, doppio Csm per pm e giudici, limiti all’obbligatorietà dell’azione penale

Il testo messo a punto da Alfano, che oggi lo porta al Quirinale. La mossa irrita il Colle: il Guardasigilli non sarà ricevuto da Napolitano ma dal segretario generale Donato Marra

– LIANA MILELLA su www.repubblica.it

Al Quirinale aspettano Alfano nel pomeriggio. In mano la riforma della giustizia ormai definita. E già trapela fastidio perché l’appuntamento è stato chiesto in extremis e perché il tempo tra l’incontro e il consiglio dei Ministri del giorno dopo è talmente breve da ridurre il faccia a faccia a mero atto di cortesia istituzionale, senza spazi per possibili consigli e suggerimenti.

L’irritazione del Colle sarebbe arrivata a tal punto che, a ricevere il Guardasigilli, non sarebbe il presidente in persona, ma il segretario generale Donato Marra. Sarebbe questa la risposta del Quirinale a un incontro troppo tardivo e quindi “solo formale”. Del resto, proprio così lo definivano ieri, a Montecitorio, fonti vicinissime al premier. Fonti che hanno in mano i 14 articoli della riforma costituzionale della giustizia. Un testo, come salta subito all’occhio scorrendolo, che di “epocale”, come lo definisce Berlusconi, ha soprattutto un aspetto: l’azione penale non sarà più quella di oggi, libera, piena, “obbligatoria”. Quell’azione invece sarà esercitata “secondo le modalità stabilite dalla legge”. Se mai si arriverà a quella legge ordinaria, dopo il definitivo varo di quella costituzionale, sarà la legge sull’azione penale di Berlusconi. In cui il dominus, già si legge nella riforma che sta per essere approvata, non sarà più il pubblico ministero, ma il ministro della Giustizia e il Parlamento. Sarà il primo che ogni anno farà una relazione alle Camere sullo stato della giustizia, in cui saranno contenute le priorità poi votate dal Parlamento. A quelle i pm dovranno attenersi. Il pm già si sposta sotto l’esecutivo.

Non basta. Un pm separato dal giudice. Il quale apparterrà a “un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere” e sarà “soggetto solo alla legge”. Mentre il pm apparterrà a un “ufficio” di cui l’ordinamento giudiziario “assicurerà l’indipendenza”. La magistratura si spacca in due. Di pari passo si spacca il Csm. Quello dei giudici sarà presieduto dal capo dello Stato, formato per metà dai togati e metà dai laici (oggi due terzi e un terzo), con i primi sorteggiati tra tutti gli eleggibili, per arginare il malvezzo del correntismo, dicono in via Arenula. A capo del Csm dei pm ci sarà il procuratore generale della Cassazione. Che non sarà più eletto, come oggi, dallo stesso Csm, ma dal Parlamento, scelto tra i procuratori generali. Una modalità che, aggiunta ai limiti sull’azione penale e al ruolo della polizia giudiziaria, butta i pm nelle braccia del governo.

Da Berlusconi che li ha in odio (“famigerato” definì De Pasquale che lo inquisisce in tre inchieste, Mills, Mediaset, Mediatrade) non ci si poteva aspettare che un riforma per limitarne drasticamente il potere dei pm. Così la pubblica accusa perde la polizia giudiziaria cui sarà garantita “autonomia” e la possibilità di appellare le sentenze. Torna, ma stavolta in Costituzione, con un paio di righe aggiunte all’articolo 111 sul giusto processo, la legge Pecorella azzerata dalla Consulta.

E’ una débacle per le toghe. Una rivoluzione da cui i 9mila magistrati escono indifesi. Basti pensare che i due Csm saranno ridotti a organi di mera amministrazione, faranno assunzioni, assegnazioni, trasferimenti, promozioni. Saranno vietati documenti d’indirizzo politico, dossier sulle leggi, pratiche a tutela. Ma si potranno trasferire i giudici. È un addio all’autogoverno. Dal quale uscirà anche la sezione disciplinare per trasformarsi in un’Alta corte con membri eletti, in ragione di un terzo, dalle toghe, dalle Camere, dal capo dello Stato.

Se il potere dei magistrati va in picchiata, e dovranno anche rispondere civilmente degli errori professionali commessi, sale quello del Guardasigilli. Ne avrà anche uno ispettivo sui giudici scritto addirittura in Costituzione. La Lega, che pure ha dato il via libera al ddl, incassa solo la possibilità di eleggere direttamente i magistrati onorari, mentre ha perso sull’elezione diretta dei capi degli uffici. Se alla fine del testo non ci sarà la norma transitoria questa sarà un ulteriore e pessima notizia perché molte parti della legge costituzionale potranno entrare subito in vigore.  (09 marzo 2011)

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