Il governo e la fiducia al contrario

Il mio intervento oggi, in Aula.

Ennesimo colpo di mano del governo contro il Parlamento, ennesima fiducia sulla conversione in legge del decreto legge sugli Enti Locali. Noi stiamo cercando in tutti i modi, anche facendo ricorso all’ostruzionismo, di difendere il Parlamento e, con esso, il principio basilare della democrazia rappresentativa. Anche con la manifestazione di sabato.

Il governo Berlusconi perde consensi. Perde la fiducia dei cittadini e si vede costretto a chiedere la fiducia al Parlamento su ogni provvedimento. La questione di fiducia altro non è che sfiducia nella maggioranza, in uno schieramento che non è nemmeno capace di presentare le liste seguendo le regole, in un centrodestra che si mostra così incapace di governare. Oggi è accaduto per la ventottesima volta alla Camera, imponendo la questione di fiducia su un atto che, al contrario, andava dibattuto, discusso, condiviso in Aula perché riguarda gli enti locali: i comuni, le province, le regioni in cui vive ognuno di noi. E così, mentre gli ultimi sondaggi vedono un crollo verticale dei consensi per Berlusconi, per il suo governo, per l’intera maggioranza e per il Pdl, non si contano i decreti improntati ad urgenze ingiustificate, quelli “ad listas” e quelli “ad personam”. Gli italiani se ne stanno accorgendo, non credono più a un governo che pensa solo ai vari decreti salva-liste e ai legittimi impedimenti personali, ignorando le vere grandi questioni del Paese. Oggi alla Camera il Pd ha presentato diversi ordini del giorno sul decreto enti locali.

Su questo argomento, vi propongo il mio intervento in Aula:

“Il Governo è  stato costretto a ricorrere ancora una volta ad un decreto-legge che si dovrebbe giustificare solo se c’è urgenza. In questo decreto non c’era nulla di urgente e considerato che vengono modificati aspetti che ineriscono la vita quotidiana dei cittadini su questi temi, intraprendere un confronto con l’opposizione sarebbe stata la strada maestra per fare di queste misure delle misure condivise. Ma questo è l’unico modo in cui sapete governare: comandare.

Altro che federalismo e decentramento di potere. Volete essere voi e solo voi a decidere su tutto: quanti debbano essere gli assessori e i consiglieri dei comuni e delle provincie, se l’acqua ed i rifiuti devono essere gestiti con gli Ato, se ci devono essere o non essere i difensori civici, le circoscrizioni nei comuni.

Restiamo ancora in attesa della Carta delle autonomie, ma voi inserite inoltre un concetto non solo sbagliato ma anche piuttosto pericoloso: che tutte le comunità d’Italia sono uguali, grandi o piccole che siano, situate in zone urbane o di campagna o isolate in montagna, che abbiano risorse o siano in difficoltà economica. Una vera e propria bestemmia per l’Italia dei mille campanili. Tutto il contrario del federalismo, questa è la vostra concezione del federalismo al contrario

Vi inserite, così come dimostra l’ordine del giorno che sto illustrando, nelle competenze delle regioni e delle province autonome.

Cercate con il vostro federalismo al contrario di ridurre gli spazi di federalismo e di autonomia anche dove questo ha una tradizione lunga e nobile.

Vi occupate degli enti locali, non essendo capaci di mettere in campo un disegno organico con l’ennesimo provvedimento tampone, ignorando il problema principale che ogni giorno viene sollevato: il fatto che gli enti locali sono bloccati dalle regole ormai sterili imposte dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, che impediscono ai comuni, anche a quelli virtuosi e che dispongono di risorse economiche sufficienti e che hanno i bilanci in attivo, di realizzare interventi infrastrutturali, di realizzare manutenzioni ordinarie e straordinarie, di mettere in sicurezza gli edifici pubblici a cominciare dalle scuole. Viene impedito persino di saldare gli avanzamenti dei lavori, i debiti con i fornitori.

Insomma c’erano tutte le condizioni per un decreto urgente che riguardasse gli enti locali, peccato che non avete affrontato nessuna delle questioni che rivestono carattere di urgenza, che avrebbero potuto svolgere una funzione anticrisi rilanciando l’economia, mettendo in circolo risorse pubbliche che sarebbero andate al circuito delle piccole e medie imprese che lavorano con gli enti locali.

Avete continuato ad ignorare il grido di dolore che i sindaci levano alto, quasi quotidianamente, per manifestare il profondo e diffuso senso di disagio.

Avete voluto inserire il concetto, anche questo pericolosissimo per la buona e corretta amministrazione, che si debbano preferire le gestioni straordinarie ed i grandi eventi alla gestione ordinaria. Che non si debbano realizzare delle procedure chiare, trasparenti, regolate da norme rigorose ma che si debba ricorrere il più possibile a strumenti straordinari, a proroghe e deroghe alle norme.

Questa crisi è difficile: le persone, le famiglie, gli artigiani, i piccoli imprenditori, i lavoratori, gli anziani e i giovani sono in difficoltà.

Calano i redditi, ma le tariffe aumentano, come qualche giorno fa ha certificato l’ISTAT, il lavoro è a rischio, l’incidenza degli affitti aumenta sempre più sui bilanci familiari. Sempre più spesso il comune è il luogo al quale ci si rivolge per superare un momento di difficoltà. Diminuendo le risorse (prime fra tutte quelle derivanti dall’ICI), depotenziando gli strumenti a disposizione dei sindaci, diminuite la possibilità che lo Stato e le Istituzione nella prima loro istanza si trovino a fianco dei cittadini in un momento di difficoltà con un ruolo positivo.

Infine, pesa su di voi avere posto per la ventottesima volta la questione di fiducia, di aver messo l’ennesimo mattone di una visione delle istituzioni in cui il Parlamento è un’inutile perdita di tempo, un fastidio di cui si farebbe volentieri a meno.

Continuate a dire, a gridare che volete abbassare i toni, collaborare con l’opposizione, ma la questione di fiducia non va per nulla in questa direzione: dopo il federalismo al contrario, il dialogo al contrario.

L’avete posta anche se la scadenza del decreto era lontana.

La questione di fiducia non è altro che sfiducia nella maggioranza, nello schieramento che non è capace di presentare le liste seguendo le regole che ci sono, la maggioranza che fischia i propri sottosegretari quando fanno ingresso in Parlamento.

State quotidianamente depotenziando il ruolo del Parlamento per nascondere le difficoltà della maggioranza, che nonostante i numeri non riesce ad approvare provvedimenti con le procedure ordinarie, non riesce a confrontarsi né al proprio interno né con l’opposizione.

Questa legislatura passerà alla storia come una pagina triste delle nostre istituzioni. Avete logorato tutti i rapporti che è stato possibile logorare fra le istituzioni, con il Presidente della Repubblica, con la Magistratura, adesso anche quella Amministrativa, in cui si annidano pericolosi “rivoluzionari” che pretendono di applicare le leggi piuttosto che interpretarle secondo i vostri desideri e le vostre esigenze.

Questa è la legislatura in cui il Parlamento è stato costretto ad occuparsi degli affari privati e particolari del premier e dei suoi guai giudiziari, degli enti locali per far fronte alle promesse elettorali, che approva oggi questo provvedimento per avere qualche strumento di propaganda elettorale.

Un Parlamento che è costretto ad occuparsi di tutto tranne che dei problemi del Paese, questa è la pesante responsabilità che ognuno di voi, colleghi della maggioranza, porterà su di sé: di aver ignorato le difficoltà degli italiani, in un momento di grave difficoltà”.

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