In Italia non ci sono più figli e figliastri

blacksheepCon l’approvazione dei pareri sulla bozza di decreto legislativo, da parte delle commissioni Giustizia di Camera e Senato le nuove norme in materia di filiazione sono ormai ad un passo dal traguardo. Si tratta una svolta epocale: una vera e propria rivoluzione in termini di civiltà che imporrà modifiche persino nel linguaggio, in cui dovranno sparire termini odiosi come figliastro, fratellastro. Grazie al convegno, “La filiazione dopo la riforma”, tenutosi oggi pomeriggio nell’aula magna della Corte Suprema di Cassazione, ho avuto modo di confrontarmi sulle misure introdotte dalla riforma. L’importanza di questa novità legislativa, la cui portata non è stata ancora sufficientemente compresa e valorizzata, è di grande portata.

La normativa italiana presentava un ritardo rispetto alle analoghe legislazioni degli altri Paesi europei e un ritardo rispetto ai mutamenti radicali avvenuti nella società. Abbiamo introdotto una modifica sostanziale dell’assetto giuridico della filiazione sulla base del principio secondo cui tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico e la conseguente sostituzione, nel codice civile e negli altri testi di legge, delle parole «figli legittimi», «naturali» o «adottati» con la parola «figli»: senza aggettivi. Insomma non ci sono più figli di serie A, B e C. Non ci sono più figli e figliastri e si pone fine, dunque, ad una odiosa e sistematica discriminazione. Da ora in poi ci saranno solo figli nati nel matrimonio e figli nati al di fuori di esso, tutti con eguali diritti. Siamo giunti a questo risultato in breve tempo, in quanto la materia delle relazioni familiari e la loro disciplina giuridica è stata indicata come una priorità dell’attività del governo. Il governo, pur consapevole del grande lavoro svolto dalla Commissione, presieduta dal professore Bianca, in termini di condivisione e di approfondimento, ha inoltre aperto un ulteriore confronto con i cittadini sottoponendo il testo ad una consultazione pubblica, attraverso il sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Credo che l’importanza della riforma riguardi anche il percorso che ha portato ad essa, che si è arricchito del contributo di tanti. Di quest’approccio va fatto tesoro per costruire un moderno assetto giuridico capace di rispondere alle mutate esigenze ed alle istanze che provengono dalla società civile.

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