Il governo ignora ancora una volta il Sud e il risultato è di nuovo sotto gli occhi di tutti: le multinazionali che avevano mostrato interesse ad avviare nuove attività produttive nel Mezzogiorno potrebbero dirottare altrove gli investimenti. E non perché le aziende partner vadano male, per le infrastrutture o per la mafia. No, semplicemente perché il governo non dà le risposte che dovrebbe dare. Insomma, chi manca è solo il governo. E’ quello che temiamo possa accadere a Catania, nel distretto dell’Etna Valley dove – secondo le indiscrezioni pubblicate oggi da alcuni quotidiani, tra cui il Sole24Ore con l’articolo che pubblico più sotto – la Sharp potrebbe disimpegnarsi dall’accordo con StMicroelectronics ed Enel Green Power per la realizzazione della 3Sun, un mega-impianto di pannelli fotovoltaici che dovrebbe nascere a Catania.
Oggi intanto durante la seduta d’Aula a Montecitorio il PD, con il parlamentare Giovanni Burtone, ha chiesto al Governo di rispondere al più presto all’interrogazione presentata a marzo su StM-Numonyx da me, dallo stesso Giovanni Burtone e da Marilena Samperi e di fornire risposte sul contratto di programma. La notizia di un possibile disimpegno di Sharp ci preoccupa infatti moltissimo e ci preoccupa ancora di più il silenzio del Governo. L’accordo tra St, Sharp ed Enel è stato formalizzato a gennaio e ancora oggi il Cipe non ha approvato il finanziamento da 200 milioni di euro per la nascita della 3Sun né la restante parte dei fondi destinati ad StM e Numonyx, ora ceduta a Micron.
E’ evidente che il governo Berlusconi, comandato dalla Lega Nord, non ha alcuna intenzione di investire in un progetto che rilancerebbe il distretto hi-tech dell’Etna Valley e porterebbe solo a Catania la creazione di ben 500 nuovi posti di lavoro e la salvaguardia di altri 650 lavoratori di St, indispensabili in una città che sta morendo sotto il peso della crisi. O forse dobbiamo pensare che i pannelli fotovoltaici e le energie alternative siano considerati investimenti meno attraenti o addirittura pericolosi rispetto alle centrali nucleari?
Di certo, se l’oramai ex ministro Scajola si fosse occupato anche delle attività produttive del nostro Paese, si sarebbe accorto che una multinazionale voleva investire in Sicilia e creare posti di lavoro e sviluppo. Va bene pensare alla casa, però…
di Jacopo Giliberto – il Sole 24ore
Potrebbe sfumare il progetto della grande fabbrica fotovoltaica che l’Enel, il colosso giapponese Sharp e la StMicroeletronics vorrebbero costruire ai piedi dell’Etna, alle porte di Catania. La decisione è in bilico: il finanziamento al contratto di programma sotteso al progetto dev’essere approvato dal Cipe (il Comitato interministeriale di programmazione economica) e l’esame del governo pare slittare ancora.
Con ogni probabilità la Sharp, l’azienda che in Giappone ha “inventato” (dal punto di vista industriale e commerciale) l’energia fotovoltaica negli anni ’50, non ha più voglia di impelagarsi nei tempi pazzi della politica italiana.
In particolare la decisione di abbandonare il nostro paese, secondo fonti vicine all’azienda, sarebbe legata al fatto che l’approvazione degli incentivi per 200 milioni, indispensabili per la realizzazione del progetto, non figura all’ordine del giorno della riunione di oggi del Cipe, pur avendo l’Agenzia delle entrate – ricorda l’agenzia di stampa Radiocor Il Sole 24 Ore – individuato i fondi a copertura già il 21 aprile.
Annunciato il 4 gennaio, con la costituzione di una joint venture tra la Sharp, l’Enel Green Power e la StMicroelectronics, il progetto si basa su un contratto di programma che prevede la costruzione di stabilimenti per circa 1.800 persone, contando anche un impianto per la produzione di memorie programmato dalla Numonix Micron della Stm per il quale è previsto un altro incentivo di 180 milioni. Avrebbe una capacità produttiva iniziale (prevista per il 2011) di pannelli pari a 160 megawatt di elettricità. La Sharp prima di scegliere l’Italia aveva esaminato offerte simili in Grecia e Spagna, ma era stata convinta dalla qualità del progetto, dei soci e del contratto di programma, con incentivi oltre i 300 milioni – poi ridotti e sforbiciati a 200 milioni – di cui 12 messi a disposizione dalla regione Sicilia.
I soci avevano previsto un investimento complessivo di 320 milioni, da arricchire a 770 milioni per arrivare a una capacità produttiva di pannelli solari per 480 megawatt.
Questa storia della Sharp a me non ha mai convinto. So, ad esempio, che erano molto preoccupati per questioni di sicurezza e che cercavano il modo migliore di “blindare” i propri impiegati per evitare furti e quant’altro.
Ma quale destino, è la cappa di piombo dell’arroganza del potere. Null’altro.
Una cosa dritta non riesce mica ad andare in questa città. Neanche una. Sembra una specie di cappa del destino.
Era troppo bello per essere vero… : (
A dire il vero il contatto con la Sharp lo aveva avuto Scapagnini anni fa. Poi Stancanelli se l’è trovato “impiattato” e lo ha “venduto” alla stampa come un suo successo.
Comunque è sempre la stessa storia. Vengono al Sud per drenare fondi statali e basta. Appena c’è il lontano profumo di un problema in tal senso scappano via.
E così il grande successo sbandierato ai 4 venti dal sindaco-senatore, l’arrivo della Sharp a Catania, potrebbe risolversi nel classico boomerang stancanelliano?!? Non mi meraviglierebbe affatto …