L’interporto c’è, ma non si vede

STRUTTURE ULTIMATE MA INUTILIZZATE, TIMORI SUL FUTURO DELLA SOCIETÀ INTERPORTI SICILIANI, GARE D’APPALTO FERME: SI INTERVENGA SUBITO

Oggi ho effettuato un sopralluogo nella Zona Industriale, dove dovrebbe entrare in funzione il Polo Logistico dell’Interporto etneo, inaugurato a luglio ma ancora chiuso.

I timori sul futuro della Società di gestione rischiano di vanificare quanto realizzato e la creazione anche del Polo Intermodale di Catania e dell’Interporto di Termini Imerese. Preannunciata un’interrogazione parlamentare.

IMG_2144Opere enormi, alcune già realizzate ma chiuse perché non gestite e che rischiano di rimanere inutilizzate chissà per quanto tempo, altre ancora da bandire e su cui non si ha più alcuna certezza: infrastrutture che cambierebbero in meglio il sistema della logistica e dei trasporti in Sicilia, che creerebbero centinaia di posti di lavoro e sarebbero utilissime per le grandi aziende dell’Isola e di tutta Italia.

La Società degli Interporti Siciliani è in stallo, e il Polo Logistico dell’Interporto di Catania è rimasto una grande opera che era stata “presentata” a luglio del 2015 alla stampa ma che ancora oggi è ferma. I due Interporti siciliani, quello di Catania e quello di Termini Imerese, sono infrastrutture strategiche di cui si parla da decenni, la cui realizzazione è stata affidata alla SIS (Società Interporti Siciliani), ente pubblico partecipato principalmente dalla Regione oltre che da Comuni, ex Province, Ast, Camere di Commercio ed ex Consorzi ASI.

La Società vive momenti difficili, a causa della mancata ricapitalizzazione dell’Ente da parte della Regione e della lentezza con cui i vertici della società prenderebbero le decisioni necessarie a sbloccare i cantieri e far andare avanti i lavori. Ci sono delibere ferme da mesi e solleciti rimasti inascoltati, come quello che la Regione aveva inviato al Presidente della SIS, Albanese, a marzo 2014 e che avrebbe dovuto sbloccare i lavori di realizzazione dell’Interporto di Termini Imerese, opera da 64 milioni di euro già aggiudicata alla Tecnis ma ancora ferma.

Il timore è che l’Interporto di Catania rischi seriamente di rimanere un’opera per la gran parte realizzata ma ferma. Oggi ha incontrato alcuni dei 13 lavoratori della SIS, tutti in cassa integrazione, e ho visitato sia l’area di sosta dell’Interporto (affidata nel 2010 al Consorzio AIAS e pienamente in funzione) che il Polo Logistico, sempre sull’Ottava Strada della Zona Industriale. Un’area enorme, con due grandissimi capannoni, magazzini, aree doganali, di stoccaggio e parcheggi che servirebbero come supporto sia per i grandi Tir, che arriverebbero qui per scaricare le merci e distribuirle poi con i piccoli vettori, ma anche come zona di retroporto, dirottando qui tutti i container che attualmente stazionano al Porto di Catania.

IMG_2148Una struttura completa, inaugurata ma la gara per la gestione non è andata a buon fine e anche per questo è necessario fare al più presto. I timori sul futuro della SIS, tra l’altro, stanno mettendo in discussione anche la realizzazione dell’ultimo tassello e cioè il Polo Intermodale di Catania, opera da 35 milioni di euro che dovrà sorgere accanto alla Stazione di Bicocca e che rappresenterebbe il luogo in cui realizzare la vera integrazione tra il trasporto ferroviario e quello su gomma. A serio rischio inoltre sono i 13 posti di lavoro dei dipendenti della SIS, personale che in questi anni si è specializzato, che ha contribuito a mandare avanti gare d’appalto e lavori ma che non vede un futuro.

Opere già finanziate con fondi CIPE, regionali ed europei del PO-FESR per un totale di 190 milioni di euro: fondi che rischierebbero di andare perduti se la società di gestione venisse messa in liquidazione, come si teme. Su questa vicenda solleciterò la Regione e depositerò anche una interrogazione parlamentare al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Se tutto rimanesse fermo sarebbe un dramma per l’Isola, si vanificherebbero imponenti progetti che avrebbero consentito una minore penetrazione dei mezzi pesanti all’interno delle città, a partire da Catania. Bloccare gli Interporti vuol dire anche bloccare tutta l’economia che si creerebbe, tant’è vero che già oggi la SIS riceve decine di richieste da parte di grandi aziende interessate ad utilizzare e affittare gli spazi dell’Interporto etneo, che resta però tristemente chiuso.

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