PROVINCE, L’ALLARME DEI SINDACATI

I lavoratori della Provincia di Catania lanciano un allarme per la decisione presa dall’Assemblea regionale siciliana, che ha “rimandato la complessa disciplina relativa al riordino delle Province ad una successiva legge da approvare entro la fine del 2013, senza aver previsto nulla riguardo alla garanzia, alla tutela ed al rispetto dei diritti da assicurare ai dipendenti nella fase di transizione verso nuovi Enti, anche riguardo al mantenimento ed al riconoscimento delle professionalità maturate in decenni dallo stesso personale”. Una richiesta, quella sottoscritta da tutte le sigle sindacali con un documento unitario, che mi sembra giusto condividere perché resto convinto dell’importanza del confronto con le parti sociali. E, per inciso, a chi nei mesi scorsi strumentalmente sosteneva che Catania fosse già Città Metropolitana, suggerisco la lettura della legge regionale e della sentenza della Corte Costituzionale n. 286 del 199, citata opportunamente dalle organizzazioni sindacali.

Buona lettura…

“Grande allarme dei lavoratori della Provincia di Catania per la frettolosa decisione dell’Assemblea regionale che ha del tutto ignorato di affrontare preliminarmente, come sarebbe stato sensato e basilare, le numerose e delicatissime questioni derivanti dal futuro riordino e dalla transizione verso nuovi enti”.

E’ un passaggio del documento firmato dai rappresentanti delle Segreterie provinciali di Cgil, Cisl, Uil, Csa e Diccap al termine di un’assemblea con i dipendenti della Provincia Regionale di Catania. Carmelo Distefano, Armando Coco, Stefano Passarello, Antonino Sapienza e Giovanni Oliva per Cgil, Cisl, Uil, Csa e Diccap spiegano: “La recente norma regionale con un metodo piuttosto avventato e illogico rimanda la complessa disciplina ad una successiva legge da approvare entro il 31 dicembre 2013. Ciò senza aver previsto nulla riguardo alla garanzia, alla tutela ed al rispetto dei diritti da assicurare ai dipendenti nella fase di transizione verso nuovi Enti, anche riguardo al mantenimento ed al riconoscimento delle professionalità maturate in decenni dallo stesso personale, senza anticipare nulla riguardo alla attribuzione ed alla distribuzione delle funzioni e delle competenze degli istituendi enti, senza individuare modalità e tempi di attuazione e di attivazione delle stesse, né sul completamento delle attività in itinere. E ancora senza specificare come le entrate proprie delle Province ed i trasferimenti statali e regionali verranno distribuiti agli enti subentranti per lo svolgimento delle funzioni che saranno loro assegnate, né fare chiarezza sul passaggio del personale verso altri enti in mancanza di deroghe in materia di costi del personale che rispettino i vincoli di bilancio già dettati dalla normativa di esclusiva potestà statale e al cui riguardo la Regione non può legiferare. Nulla, poi, è stato stabilito sul numero dei Liberi Consorzi di Comuni da istituire che potrebbe giungere a trenta, anche se per ora ne vengono solo ipotizzati dodici”. “Senza tenere conto anche di altre norme che prevedevano il riordino delle Province – continuano Distefano, Coco, Passarello, Sapienza e Oliva – l’Ars ha semplicemente spostato di altri dieci mesi le lancette dell’orologio per la definitiva approvazione della legge, lasciando quindi all’interprete e a tutti gli operatori istituzionali l’onere di applicare una materia complessa e articolata. Il legislatore siciliano, inoltre, sembra non aver fatto tesoro della sentenza della Corte Costituzionale n. 286/97 che esclude l’ipotesi della costituzione di Città metropolitane in Sicilia quali enti territoriali di governo sub provinciali, se non dopo modifica dello Statuto”.

Le Segreterie di Cgil, Cisl, Uil, Csa e Diccap concludono ricordando di “avere già contestato con forza il comportamento della Regione per avere legiferato in modo superficiale e senza aver sentito l’esigenza di ascoltare in via preventiva le parti sindacali”. “Riteniamo ora necessario – affermano Distefano, Coco, Passarello, Sapienza e Oliva – l’avvio di un adeguato confronto e, quindi, un urgente incontro con il Presidente della Regione Siciliana per affrontare in maniera efficace e razionale tutte le problematiche perché il processo di riforma, se davvero finalizzato a nuovi e più efficienti modelli organizzativi dei pubblici servizi rivolti ai cittadini, non può essere né frutto di scelte unilaterali, malaccorte, sommarie e sbrigative. Deve, invece, nascere da riflessioni misurate e condivise con le parti sociali, a tutela dei cittadini e dei lavoratori. Le organizzazioni sindacali, intanto, si attiveranno per l’avvio di un tavolo di confronto nazionale che affronti le numerose problematiche di esclusiva competenza dello Stato connesse alla vertenza-Province”.

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