Il Pd presenta le sue proposte sull’acqua pubblica e gestione del servizio idrico integrato. Un milione di firme per regolamentare un sistema per cui a tariffe minime corrisponda la massima efficienza. Bersani: “L’acqua è di Dio e ci tocca ridargliela come ce l’ha data”
“L’acqua è di Dio e ci tocca ridargliela come ce l’ha data”. Con questa battuta il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani ha concluso la conferenza stampa di presentazione delle proposte sull’acqua pubblica da parte del Partito democratico. E, forse, non è del tutto un caso che sia avvenuto proprio nella giornata della Terra (Earth’s day) che il Pd raccoglie la sfida per razionalizzare e gestire in maniera efficiente uno tra i beni comuni più essenziali: l’acqua.
La proposta di legge che il Pd presenterà sarà il frutto di un’analisi concreta che terrà conto dei pareri degli amministratori locali e dei cittadini per completarsi in un progetto complessivo equilibrato in antitesi alla privatizzazione forzata voluta dal governo con il decreto Ronchi. Già a partire da domani avverrà un primo incontro a Torino, primo di una serie, per trovare punti comuni a tutela di un bene primario pubblico.
Bersani ha voluto porre l’attenzione sul fatto la privatizzazione dell’acqua non è una soluzione ma la negazione di un servizio per molti cittadini, un insulto per l’ambiente a fronte dei troppi sprechi e di investimenti assenti. “Il governo del fare risponde pensa che un articolo di legge con la privatizzazione obbligatoria dell’acqua sia la soluzione dei problemi. Un po’ come il miracolo di trasformare l’acqua in vino. È un errore che tra l’altro crea il disimpegno da parte degli organi territoriali espropriati” di ogni competenza in materia.
Oltre all’attività in Parlamento, il Pd si ripropone di raccogliere un milione di firme per un impianto di riforma che tenga conto di:
- un sistema di regolamentazione delle acque pubbliche che metta in ordine un sistema sul presupposto di base minimo tariffe <=> massima efficienza senza che questo rapporto sia lasciato alla soggettività del privato;
- riassetto delle infrastrutture;
- gestione di ogni singola parte del circuito.
La proposta del Pd sulle acque pubbliche non tiene conto di nessuna strategia referendaria e questo per due motivi:
- Sono 15 anni che il referendum non raggiunge gli obiettivi prefissati e che, anzi, ha un effetto boomerang sulle scelte possibili;
- il referendum per sua stessa natura ha una natura abrogativa, va contro qualcosa e non ha nulla di propositivo.
“Detto questo – ha concluso Bersani – ribadiamo che il Pd guarda con simpatia tutti i movimenti che si porranno contro questa impostazione distruttiva del governo”.
Alla conferenza stampa hanno partecipato tra gli altri anche Stella Bianchi, responsabile Ambiente del Pd, i capogruppo di Camera e Senato in Commissione Ambiente, Raffaella Mariani e Roberto Della Seta, i deputati Pd Federico Testa e Marco Causi, il senatore Filippo Bubbico.
Per Stella Bianchi è necessario dare maggiore equilibrio e razionalizzazione alla gestione dell’acqua che è, comunque un bene scarso. Un obiettivo che difficilmente potrà essere raggiunto con la privatizzazione e con l’espropriazione di ogni potere decisionale da parte degli enti locali. Federico Testa ha evidenziato la necessità di una regolarizzazione pubblica dell’acqua attraverso la creazione di una Authority di controllo e di razionalizzazione della gestione delle risorse. Un’Autorità che renda trasparente le attività del ciclo dell’acqua.
“Quella che presentiamo – ha dichiarato Roberto Della Seta- è una proposta che va oltre l’ipotesi di un referendum abrogativo. Non ci nascondiamo sul fatto che anche la gestione pubblica sbagliata ha prodotto un uso improprio dell’acqua. Quello che vogliamo evitare è che un terzo dell’acqua si perda prima di arrivare a destinazione come avviene ora”. Per Rafafella Mariani e Filippo Bubbico occorre focalizzare l’attenzione su un mix di maggiore efficienza, competenza, innovazione tecnologica e organizzazione industriale. Un approccio moderno della visione dell’acqua come bene pubblico e comune fuori dal quadro del Mercato e della competizione.
A.Dra su www.partitodemocratico.it – 22 aprile 2010
*****
Acqua pubblica e gestione del servizio idrico integrato
Il Partito democratico si è opposto alle norme fatte approvare dal governo a colpi di fiducia e che spingono verso una privatizzazione forzata togliendo agli enti locali la possibilità di decidere e portando al rischio di monopoli privati nelle mani di poche grandi aziende spesso del tutto estranee ai contesti territoriali in cui viene svolto il servizio; norme presentate sotto il titolo di obblighi comunitari quando in realtà non c’è alcun atto comunitario o sentenza europea che imponga di forzare l’ingresso dei privati nel servizio idrico integrato.
Il Pd è contro il disegno di privatizzazione forzata imposto dal governo ed è vicino a quanti lo contrastano seguendo le diverse vie referendarie. Combattere, anche con il referendum contro la privatizzazione forzata dell’acqua è una battaglia fondata ma lo strumento referendario da solo non basta, è inadeguato sia per la scarsa efficacia dimostrata negli ultimi anni (24 referendum persi su 24 negli ultimi 15 anni per mancato quorum) sia perché sua natura abroga leggi senza definirne di nuove e più efficaci.
Il Pd vuole formulare una proposta complessiva di gestione del servizio idrico integrato con un percorso di costruzione di un progetto di legge partecipato, che coinvolga amministratori locali e cittadini e che metta al centro la risorsa acqua per sua natura pubblica, da rendere disponibile a tutti e da preservare per le future generazioni.
L’acqua, infatti, è un bene comune dell’umanità, un bene essenziale e insostituibile per la vita. L’acqua non può che essere un bene pubblico e deve essere garantita a tutti nel rispetto dei vincoli ambientali e al massimo livello di qualità, secondo principi di equità e solidarietà e con criteri di sostenibilità per preservarne la qualità e la disponibilità per le future generazioni.
L’acqua è quindi necessariamente un bene pubblico e lo sono anche le infrastrutture del servizio idrico che vanno gestite con criteri di efficienza ed economicità secondo logiche industriali in grado di assicurare costi sostenibili e qualità del servizio.
L’acqua è un bene scarso e va preservata attraverso la cura del territorio, la manutenzione dei bacini idrografici, la tutela dei corpi idrici e delle aree di salvaguardia.
L’acqua è un bene fisicamente limitato e come tale va prelevata e gestita secondo criteri efficienti, in particolare assicurando la migliore manutenzione delle reti di distribuzione, combattendo ogni forma di spreco e governando l’uso della risorsa e la sua assegnazione per i diversi usi, potabili, agricoli e industriali, garantendo l’obiettivo della sostenibilità attraverso incentivi al risparmio idrico e il rispetto di standard di qualità.
Per il Partito democratico sono obiettivi irrinunciabili la tutela delle acque, l’accessibilità per tutti, un uso razionale della risorsa che operi dal lato dell’offerta e non si limiti a rincorrere la domanda, l’equità delle tariffe e la massima qualità ed efficienza del servizio. Irrinunciabile anche l’obiettivo della copertura totale del servizio di depurazione sull’intero territorio nazionale e di una gestione sostenibile della risorsa acqua, con la riduzione quindi di dispersioni, sprechi e usi inappropriati.
Per raggiungere questi obiettivi:
- una forte regolazione pubblica, attuata da una autorità di regolazione nazionale di cui siano compartecipi Stato e regioni, che consenta di definire standard di servizio, monitorare i risultati, applicare eventuali sanzioni e quindi incentivi qualità, efficienza e risparmio per migliorare il servizio e garantire al tempo stesso equità e uso sostenibile della risorsa acqua
- ruolo fondamentale delle regioni e degli enti locali nelle scelte di affidamento del servizio idrico integrato nel pieno rispetto dei principi generali, degli standard di qualità, dei livelli minimi essenziali fissati
- gestione industriale del servizio idrico integrato (ossia dell’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue) anche per realizzare economie di scala, assicurare qualità omogenea e controllabile dei servizi, garantire sicurezza degli approvvigionamenti idrici ed efficienza nella depurazione
- un quadro normativo chiaro e stabile che metta fine alla continua incertezza prodotta dai ripetuti interventi del centrodestra che riparta affidando alle regioni il compito di organizzare il servizio idrico integrato sulla base di ambiti territoriali ottimali definiti secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità nel rispetto dell’unità dei bacini idrografici, dell’unitarietà della gestione e quindi del superamento delle frammentazioni, dell’adeguatezza delle dimensioni gestionali, della riduzione delle sperequazioni tra ambiti limitrofi
- tariffa come corrispettivo del servizio idrico integrato, che preveda una tariffa sociale per dare agevolazioni a determinate fasce di reddito e ai nuclei familiari numerosi e una tariffa che incentivi il risparmio idrico e scoraggi quindi i consumi elevati
- meccanismi che vincolino alla realizzazione degli investimenti necessari per il miglioramento del servizio, stimati in almeno 60 miliardi di euro con un impegno aggiuntivo per garantire lo stesso livello di servizio in ogni area del paese
Iniziamo da oggi un percorso di costruzione di un progetto di legge che si articola intorno a queste linee guida e che vogliamo elaborare con i nostri amministratori locali ed eletti, territorio per territorio, e con il sostegno dei cittadini che vorranno firmare la petizione a sostegno della nostra proposta.
Però di resistenze ne stanno incontrando su questo terreno. In Sicilia, ad esempio, è singolare che il presidente Lombardo nella finanziaria dello scandalo, quella votata anche dal Pd, ha introdotto il principio che l’acqua è pubblica.
Quest’altra pazzia di privatizzare l’acqua. Certo che sono davvero senza freni ormai…
Secondo me per spregio a Berlusconi oggi sarebbe capacissimo di tornare allo statalismo missino della sua (frontesca) gioventù!
Magari si inerpicherebbe in un po’ di distinguo forlaniani…
Sarei curioso di sapere che cosa ne pensa Fini di una simile questione. Da missino era contrarissimo alle privatizzazioni, chissà ora.
Un’ideologia perversa quella liberista, non smetterò mai di dirlo…
Sto notando che ovunque in Italia si stanno moltiplicando le iniziative sull’acqua pubblica. Ottimo. Segno che la gente non è del tutto del tutto assopita. Cioè, magari assopita lo sarà, ma ancora non è nel più profondo dei sonni.
L’acqua è sempre più centrale nelle politiche neoliberiste, anche nel “macro”, non solo nel “micro” … Sono convinto che le guerre per il petrolio fra poco saranno sostituite dalle guerre per l’acqua … Già in Medio Oriente qualcosa si muove in tal direzione …
Bellissima questa analisi di Bersani sulla vicenda dell’acqua. Lucida, ragionevole, puntuale. Non mi pentirò mai di averlo votato come segretario.
E invece il premier è uno come Berlusconi. Che tracotanza ieri contro Fini, come lo hanno umiliato.
Fin troppo raffinato e razionale Bersani anche quando tratta di acqua. Sarebbe un premier perfetto per il Paese.
Leggo con piacere che stiamo uscendo dalla genericità delle dichiarazioni di principio e stiamo passando ad affrontare il problema acqua per quello che è. Ed allora, voglio indicare alcuni punti che (spero) siano condivisi da tutti per potere incardinare su di essi una proposta che coniughi il punto di principio con la realtà concreta del problema.
Primo: il controllo dell’acqua deve restare al pubblico perché l’acqua è un bene comune.
Secondo: la gestione pubblica dell’acqua è stata finora il più grave fallimento dell’azione dei governi siciliani in tutto il periodo di autonomia.
Terzo: l’acqua è un bene limitato e la sua disponibilità è legata al corretto governo del ciclo naturale dell’acqua.
Quarto: il problema delle risorse idriche è quindi intimamente connesso con quello del governo del territorio e della prevenzione del rischio di dissesto idrogeologico.
Quinto: Per potere affrontare questi problemi concretamente e correttamente è necessario inquadrarli in una dimensione territoriale che non può essere quella, troppo estesa delle provincie, né quella, troppo frammentata dei comuni: occorre tornare al concetto di autorità di bacino, da attuare consorziando i comuni in entità intermedie, senza che ciò comporti eccessivi aumenti dei costi gestionali.
Sesto: per garantire la dotazione idrica pro-capite a tutti i cittadini non basta aspettare che piova e che tutti paghino le bollette, ma sono indispensabili cospicui investimenti che riguardino: la captazione dell’acqua, la potabilizzazione, la distribuzione, la raccolta delle acque utilizzate, la loro depurazione, la redistribuzione dell’acqua depurata per fini compatibili.
Settimo: Va da sé quindi che il problema del servizio idrico non può essere affrontato mantenendo le tariffe ai livelli (ridicoli) attuali, anche perché un’acqua quasi gratuita invoglia agli sprechi, mentre un servizio tariffato al costo, e quindi senza interventi dalla fiscalità generale, può indurre comportamenti più virtuosi.
Ottavo: ma non è nemmeno possibile pensare di finanziare tutto con la tariffa, se vogliamo evitare tensioni sulla cittadinanza simili a quelle ingenerate dalla questione rifiuti: occorre quindi che si orientino in maniera differente i programmi di spesa pubblica.
Nono: Non assumiamo quindi con i cittadini l’impegno, impossibile da mantenere, di tenere le bollette ai costi attuali, ma piuttosto puntiamo a garantire la certezza della dotazione idrica in termini sia quantitativi, che, soprattutto qualitativi: facciamo capire che se un metro cubo di acqua dalla rete costa 1-2 euro, la stessa quantità imbottigliata costa cento volte tanto, ed è questa la vera privatizzazione che dobbiamo debellare.
Decimo: è centrale il problema dell’autorità di controllo, ed il problema della trasparenza (sia dell’acqua che della sua gestione): non possiamo più consentire incroci incestuosi fra chi gestisce il servizio e che ne detta le regole, come abbondantemente avvenuto con le gestioni attuali, ancorché non ancora avviate.
Ma una cosa del genere non deve passare né ora né mai!!! Ottime le proposte del Pd.
Ormai è una china ripidissima, il centrodestra vorrebbe privatizzare anche l’aria.
Un bene assolutamente pubblica. Che pazzia l’idea di privatizzarla. Ma dove andremo a finire?!?