CARCERI, UNA GIORNATA A POGGIOREALE

poggioreale

Ieri mattina ho incontrato Vincenzo Di Sarno, il detenuto malato che ha rivolto nei giorni scorsi un appello al Presidente della Repubblica per ottenere la grazia. Al carcere di Poggioreale ho ricevuto rassicurazioni sull’attenta ponderazione delle condizioni di salute di Vincenzo Di Sarno da parte dello staff medico del carcere napoletano. A lui ho rassegnato una attenzione specifica e il nostro caloroso appello a reagire, per sé, per la sua famiglia, per sua madre, dandogli un messaggio positivo di speranza e di attenzione da parte dello Stato, attenzione che c’era già a Poggioreale e che c’è anche in questa struttura sanitaria così importante dedicata ai detenuti, così come mi ha confermato il primario del reparto penitenziario del Cardarelli dottor Filippo Manzi.
La mamma di Vincenzo aveva chiesto la grazia per il figlio, a causa della sua malattia. Il provvedimento sarà vagliato e naturalmente i problemi di salute e le difficoltà che il detenuto ha rappresentato al Presidente della Repubblica saranno un ulteriore elemento di valutazione, ma la cosa che chiediamo tutti in questo momento a Vincenzo e alla sua famiglia è di reagire, sapendo che c’è uno Stato attento e rispettoso della dignità dei detenuti, anche verso chi, come lui, ha commesso un grave reato.
Ci sono tanti, tantissimi detenuti in condizioni difficili e ho potuto appurarlo personalmente ieri a Poggioreale, dove nonostante tutto l’amministrazione compie quotidianamente sforzi straordinari. Per il problema del sovraffollamento ci sono provvedimenti che abbiamo già adottato e che vogliamo che il Parlamento converta al più presto perché diano tutti i frutti che possono dare, ma se il problema dovesse permanere dovremo intraprendere strade diverse, an
che più coraggiose. E’ necessario che si presti la massima attenzione alla condizione difficile nella quale si vive nelle carceri italiane. I provvedimenti già adottati dal Governo allevieranno il problema, ma se questo dovesse permanere dovremmo intraprendere strade più coraggiose. Non perché lo chiede l’Europa, ma perché lo chiede la dignità dei detenuti.

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