9. Perché si contengono i costi di funzionamento delle Istituzioni.
La riforma interviene sul versante dei costi in vario modo.
In primo luogo la semplificazione del sistema legislativo e la ridefinizione delle competenze legislative dello Stato e delle Regioni si tradurranno in una maggiore rapidità e efficacia dell’attività delle assemblee elettive, con la conseguente riduzione dei costi di funzionamento. Vantaggi che si assommano ai vantaggi di ordine istituzionale e politico insiti in tali novità.
In secondo luogo vi sono i risparmi connessi alla definitiva abolizione delle Province, del Cnel e alla drastica riduzione del numero dei senatori (i cui membri passeranno dagli attuali 315 ai 100 previsti). A proposito del Senato, va segnalato che i futuri senatori non avranno diritto ad alcuna indennità e nessun vitalizio (contro le attuali 315 indennità corrisposte). Alla diminuzione del numero dei senatori, seguirà la diminuzione del numero di collaboratori parlamentari, dei rimborsi spese, del numero dei dipendenti dei gruppi, del numero di dipendenti dello stesso Senato.
Se tutto ciò non fosse sufficiente, sempre sul versante dei costi, merita di essere segnalata l’introduzione di un tetto per le indennità dei consiglieri regionali (i quali non potranno ricevere un’indennità superiore al sindaco della città capoluogo di Regione) e il divieto di finanziamento da parte della Regione dei gruppi dei propri consigli.
Realisticamente il complesso dei risparmi si attesta sui 500 milioni annui, cifra che non consentirà di risanare il bilancio dello Stato ma che rappresenta un ottimo segnale sul versante della riduzione dei costi della politica.
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