Il Lambro (già prima il fiume più inquinato d’Italia) e poi il Po invasi dal petrolio, il nord sotto una cappa di smog che uccide, il sud Italia piegato da abusivismo e rifiuti tossici. Mentre il governo è incapace di puntare sull’ambiente si è riunito per la prima volta il Forum Ambiente del Partito Democratico. Noi puntiamo sulla mobilità sostenibile e sulla green economy, diciamo no al nucleare e alla privatizzazione dell’acqua.
“Il gravissimo inquinamento del Po in atto in questi giorni richiama con forza la necessità di ripristinare il governo integrato del distretto di bacino del fiume” afferma Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, a proposito della catastrofe ambientale verificatasi con lo sversamento di tonnellate di petrolio nel fiume Lambro.E c’è un motivo se il delta del Po ora è a rischio ed è “la frammentazione di soggetti, competenze e interventi, voluta dal Governo e dal centrodestra, è alla base dei molti problemi irrisolti. Il colpo definitivo – prosegue Bersani – è venuto dal taglio dei finanziamenti da parte del Governo per interventi concreti per la messa in sicurezza di parti del fiume. A proposito di federalismo e di politiche per il nord non si poteva fare di peggio”. Bersani annuncia che sulla tutela del fiume il Pd promuove un’iniziativa che si svolgerà nei primi di marzo”.
Di cui si è parlato anche a Roma, presso la sede nazionale di Sant’Andrea delle Fratte, dove si è riunito per la prima volta il Forum Ambiente del Partito Democratico.
L’iniziativa, a cui ha partecipato anche Bersani, è stata curata dalla presidente del Forum, Laura Puppato, con Stella Bianchi, responsabile Ambiente nella Segreteria Nazionale, e ha visto la partecipazione di esponenti e amministratori Pd esperti in materie ambientali.
Il Forum ha messo a punto i temi di lavoro e le posizioni del Pd sul tema.
“Mobilità sostenibile, nucleare e acqua – ha detto Laura Puppato, presidente del Forum – saranno i tre temi fondamentali attorno a cui lavoreremo. Soprattutto per quel che riguarda il nucleare cercheremo di smontare le bugie propalate dal centrodestra per convincere l’opinione pubblica della necessità di un ritorno alle centrali. Come mai, solo per fare esempio, il governo non ha detto che l’autonomia sul piano della produzione energetica verrebbe
vanificata dalla dipendenza dai paesi che estraggono l’uranio? Quando al metodo, intendiamo prendere gli esempi di gestione più rispettosa dell’ambiente che provengono dalle realtà locali ed estenderli a tutto il territorio nazionale”.
Secondo Stella Bianchi, “una seria politica ambientale è l’unica chiave capace di coniugare la creazione di nuovi posti di lavoro alla tutela del contesto in cui abiteranno le prossime generazioni. Il nostro obiettivo è elaborare un modello di sviluppo che tenga insieme ricerca, innovazione, tecnologia, nuovi modelli di consumo e lavoro qualificato. Al tempo stesso ci impegneremo perché l’industria tradizionale trovi declinazioni più sostenibili di produzione. Una sfida chiave è quella dell’auto elettrica”.
Con il voto del 28 e 29 marzo gli italiani dovranno scegliere tra la black economy di PDL e Lega, che in un momento di crisi pensa che l’ambiente si possa tagliare, e le giunte regionali di centrosinistra che invece hanno già fatto molto, in questi anni, per sostenere la green economy. E anche i nostri candidati alle prossime elezioni sono pronti a raccogliere la sfida dello sviluppo sostenibile, dato che il PD pensa che l’ambiente sia determinante per il futuro del Paese. Non è più rinviabile un serio piano di investimenti, una“rivoluzione verde” che unisca rispetto dei vincoli ambientali, sviluppo economico e occupazionale. Una strategia nazionale basata sulla creazione di una vera e propria industria del settore.
Intanto il petrolio inquina il bacino del Po, dopo aver ferito il Lambro. Ma come è potuto accadere? Nel lanciare l’allarme sulla fuoriuscita di idrocarburi dalla ex raffineria della Lombarda Petroli c’è stato un grave e ingiustificabile ritardo.
Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd pensa che “la mancanza di tempestività si è rivelata fatale per far partire la macchina degli interventi in tempo utile per scongiurare il disastro ambientale che si è verificato. Come questo sia potuto accadere tutto ciò e su chi ricadono le responsabilità lo dovrà accertare la magistratura, tenendo conto anche del fatto che l’area industriale della Lombarda Petroli era stata sottoposta alla direttiva Seveso per la natura delle sostanze chimiche lavorate e stoccate” e per far luce ha presentato un’interrogazione parlamentare per accertare le responsabilità di quanto accaduto, attivare quanto prima le bonifiche ambientali per ripristinare al più presto lo stato dei luoghi e evitare possibili ulteriori contaminazioni da idrocarburi all’ambiente, scongiurare rischi per la salute dei cittadini.
L’interrogazione è stata sottoscritta anche dai deputati del Pd Quartiani, Braga, Zucchi, Peluffo, Mariani, Bratti, Mosca, Farinone, Marantelli, Marco Carra, Codurelli, Fiano, De Biasi, Pizzetti ed è indirizzata al Ministero dell’Ambiente e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiediamo che il Ministro Prestigiacomo venga al più presto in Parlamento a riferire su quanto accaduto in Lombardia. E’ fondamentale chiarire le dinamiche dei fatti e attribuire precise responsabilità, vogliamo che venga fatta chiarezza e che si dica tutta la verità. Nessuno copra i criminali che hanno creato questo disastro.
Ma l’onda nera ha già percorso centinaia di chilometri, lasciandosi alle spalle una terribile devastazione ecologica ed avanza di ora in ora, e quando saranno andate via le tv, nelle prossime settimane, il Lambro sarà totalmente inquinato dagli scarichi del depuratore fuori uso di Monza. E’ per questo che Legambiente ha lanciato un appello ai cittadini, al mondo della politica, dello spettacolo, della cultura per riuscire al più presto a liberare dai veleni il corso d’acqua e provvedere al risanamento. Tra i primi firmatari dell’appello il regista Ermanno Olmi, Giulia Maria Mozzoni Crespi, l’attore Giulio Cavalli e Ermete Realacci. Numerose anche le associazioni che, ad oggi, hanno aderito. Tra queste Wwf, Italia Nostra Milano, Cia Milano -Lodi – Monza e Brianza, Slow Food Milano, Cgil Lombardia, Arci Milano, Terre di Mezzo/Fa’la cosa giusta, Isde -Medici per l’Ambiente, Lipu, Fai, Aiab Lombardia, Coldiretti Lombardia, Acli Anni Verdi.
Intanto oggi c’è una lunga catena umana che stringe in un abbraccio simbolico il fiume Lambro. L’appuntamento è per sabato 27 febbraio al Parco Lambro di Milano, alle 11,30. “Vogliamo esprimere il nostro dolore e la nostra rabbia per la selvaggia aggressione al fiume, alle sue sponde, al fragile ecosistema che, faticosamente, stava cercando di recuperare la sua vitalità dopo decenni di inquinamento – hanno dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente e Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia – il disastro ambientale di questi giorni rischia di vanificare l’opera di risanamento necessaria per riportare in vita il fiume più inquinato d’Italia. Noi non ci rassegniamo e chiediamo una risposta rapida e determinata alle istituzioni. Vogliamo far sentire la voce di cittadini e associazioni, per denunciare la gravissima sottovalutazione della catastrofe ambientale, le omissioni della politica, l’incredibile ritardo degli interventi. Ma soprattutto vogliamo dire che le responsabilità della catastrofe devono essere riconosciute e punite, ma subito dopo la rinascita del fiume deve diventare una sfida per l’intera comunità della Lombardia”.
Quel che è certo, è che la lentezza e l’inadeguatezza degli interventi di soccorso attivati ha portato a un inquinamento gravissimo, che mette a rischio sia l’ecosistema del fiume, sia le attività che su di esso ricadono. Serve un’azione coordinata dal Governo e l’attivazione di tutte le istituzioni interessate per scongiurare che ulteriori rallentamenti possano compromettere ancora di più la situazione. E’ una vera tragedia ambientale occorre limitare il più possibile i gravi danni ambientali che sta causando l’onda nera che dal fiume Lambro rischia di contaminare l’intero bacino del Po.
Il Governo ancora non ha chiarito alla Camera il motivo del grave ritardo nel lanciare l’allarme. Si tratta di un nodo fondamentale perché la mancanza di tempestività si è rivelata fatale per l’avvio in tempo della macchina degli interventi. E resta senza risposta una domanda fondamentale, cioè se, ed eventualmente perché, l’azienda fosse stata esentata dal rispetto delle direttiva Seveso, visto il tipo di sostanze lavorate e stoccate. Al di là delle responsabilità penale, queste risposte Governo e Regione Lombardia devono darle ai milioni di cittadini che vivono in questa vasta area e alle migliaia di aziende che vi operano.
Ignazio Marino, pensa che oltre la dichiarazione dello stato di emergenza sia “fondamentale accertare al più presto i rischi per la salute della popolazione che possono essere anche molto gravi”. Marino, a Milano per l’avvio della campagna elettorale attacca: “In Lombardia c’è un’altra calamità che è la giunta di Roberto Formigoni, un presidente che ha fatto il suo tempo e che davvero non può più avere alcuna spinta innovativa per una regione che invece dovrebbe correre. La Lombardia dovrebbe rappresentare la forza trainante di tutto il paese ma se continuerà ad essere guidata da vecchi potentati politici e da gruppi consolidati da anni e anni di un governo sempre uguale a se stesso, quale innovazione possiamo immaginare?”.
La senatrice del Pd Daniela Mazzuconi nel corso dei lavori della commissione Ambiente invece vuole ci si occupi “dell’intero bacino soprattutto dei vari affluenti diretti e indiretti, specie nelle zone intensamente urbanizzate e profondamente modificate dall’uomo, per avere un quadro chiaro in materia di sicurezza ambientale. Il Lambro – prosegue la senatrice del Pd – soprattutto in alta e media valle, è stato nel tempo oggetto da parte delle amministrazioni comunali di intensa cura, in particolare per il collettamento fognario e la depurazione. Sarebbe disastroso abbassare ora la guardia. Chiediamo al governo di proclamare rapidamente lo stato d’emergenza, allestendo un piano di pronto intervento e successivamente di bonifica ambientale, di concerto e in collaborazione con le amministrazioni dei territori coinvolti, provvedendo anche agli opportuni stanziamenti”.
La senatrice del PD Emanuela Baio pone la questione sulle responsabilità della catastrofe ecologica ed esorta gli inquirenti a portare alla luce tutti gli attori in campo, amministratori presenti, passati e privati: “Vogliamo conoscere i nomi dei responsabili del versamento di gasolio nel Lambro, un atto di sabotaggio che ruota attorno alla bonifica dell’ex raffineria della Lombarda Petroli di Villasanta, da troppi anni in attesa di essere riqualificata. Perché si è aspettato tanto? Alla luce di quanto accaduto, basta il buon senso per capire che dietro il piano di recupero c’è il rischio di infiltrazioni malavitose, da cui la Brianza, come è noto, non è esente. Dato che emerge drammaticamente dal rapporto presentato dal Consiglio Nazionale delle economie e del lavoro sulle infiltrazioni mafiose nel settentrione”. La senatrice è rimasta sorpresa dalle dichiarazioni di Dario Allevi, presidente della Provincia, che ieri ha fornito rassicurazioni sulla salute pubblica:”Ma se il danno non è ancora stato quantificato, sulla base di cosa afferma che la comunità non è a rischio “contagio?”
A rischio un intero sistema ecologico ed economico. La densa macchia nera di petrolio che ha invaso il fiume Lambro dopo il sabotaggio alla raffineria ‘Lombarda Petroli”, ”avanza pericolosamente lungo il Po ed e’ in queste ore nel piacentino all’altezza di Isola Serafini. Tutto l’ecosistema fluviale e’ in pericolo ed ora si pensa anche al Delta del Po, una delle zone umide piu’ importanti d’Italia e d’Europa per la migrazione e lo svernamento degli uccelli acquatici”, denuncia il Wwf in un comunicato. ”Il Delta del Po in questo momento e’ estremamente vulnerabile – spiega il Wwf – anche a causa del livello delle acque del fiume che permette una connessione diretta con molti rami laterali e con le aree di maggiore interesse naturalistico. In questa stagione, nelle zone umide deltizie vi sono migliaia di uccelli alla vigilia della cova e della stagione di riproduzione: anatre (germani reali, morette, moriglioni, mestoloni, alzavole), aironi (aironi cenerini, aironi bianchi maggiori, garzette, aironi guardabuoi.), limicoli (avocette, pantane, piro piro), inoltre quest’area e’ fondamentale per la presenza di molte specie di pesci che si riproducono, transitano o trovano qui rifugio come l’anguilla, la cheppia, la savetta, il muggine calamita, o, nelle zone umide tra i canneti, come il luccio e la tinca. Non vanno poi dimenticati anfibi e rettili come ad esempio la testuggine palustre”. ”Il Wwf si augura quindi che vengano adottate tutte le misure necessarie ed utili a scongiurare che l’ondata di petrolio arrivi al Delta del Po – dichiara Stefano Leoni, Presidente del Wwf Italia – se ciò non avvenisse gli effetti su golene, canneti di foce, lagune e tratti costieri, potrebbero essere devastanti”.
Ancora 70 ore e le migliaia di metri cubi di idrocarburi fuoriusciti dall’ex raffineria della Brianza potrebbero arrivare al mare Adriatico. A pronunciare queste “rassicuranti” frasi è proprio il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che ha sorvolato la zona interessata dal disastro ambientale. Al Consiglio dei ministri di lunedì sarà proclamato lo stato d’emergenza. Da oggi inoltre, Arpa Lombardia e Province di Milano e Monza Brianza, realizzeranno un intervento sperimentale di trattamento enzimatico per ”aggredire” gli idrocarburi versati nel Lambro e ridurli a materiale biodegradabile. L’operazione sarà compiuta nella zona del depuratore di Monza, dove sono intrappolate alcune centinaia di tonnellate di liquido, e in altre zone di ristagno lungo l’asta del fiume. Ma non si può certo procedere solo con sperimentazioni, sono necessari fondi e finanziamenti. A Piacenza, dove la gente ha protestato per l’allarme partito in ritardo e per l’inadeguatezza dei rimedi dalla Lombardia, l’Arpa ha rassicurato sulla situazione delle falde acquifere e sulla potabilità dell’acqua che arriva dai rubinetti, ma è stato vietato il prelievo dell’acqua dal fiume. Se il petrolio è rimasto in superficie, come pare, la bonifica potrebbe richiedere una settimana. Ma il timore, per la Confagricoltura di Milano e Lodi, è che il fiume nero nel suo cammino si sia infiltrato nei canali che servono per irrigare i campi. A queste preoccupazioni si aggiunge il timore della pioggia che potrebbe infatti provocare la fuoriuscita del petrolio che si è raccolto nel depuratore di Monza. Il liquido infatti è stato scaricato dolosamente dalle cisterne della Lombarda Petroli di Villasanta nelle fogne e ha percorso indisturbato diversi chilometri fino a quando è stato intercettato dal depuratore delle acque di Monza.
Il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli sottolinea però l’inefficenza del Governo per quanto concerne l’intera materia ambientale, dichiarando: “Denunciamo con profondo sdegno che il Parlamento, il 2 febbraio 2010, ha approvato una legge che depenalizza il reato di scarico industriale nelle acque. In pratica chi scaricherà inquinanti oltre i limiti consentiti dalla legge se la caverà semplicemente con una multa che va da 3mila a 30mila euro”.
Sul fronte delle indagini infine, il reato ipotizzato è disastro ambientale; la procura di Monza ha aperto un fascicolo, i primi accertamenti investigativi hanno confermato l’ipotesi iniziale: si tratta di un atto doloso. E’ stato affidato alla Guardia di Finanza il compito di accertare la quantità di idrocarburi contenuta nei depositi della Lombarda Petroli al momento del sabotaggio e quanto ne sia rimasto. Solo così sarà possibile stabilire quanto petrolio si è riversato nel Lambro e poi nel Po. Tante le ipotesi sui motivi per i quali mani esperte, hanno aperto i rubinetti delle cisterne. Ci potrebbe essere un giro di speculazione edilizia sull’area della vecchia raffineria.
Si tratta infatti di un affare da mezzo miliardo di euro, il progetto faraonico da 187mila metri quadrati che dovrà sorgere su un terreno di 309mila. Ed è previsto proprio sui terreni della Lombarda Petroli, l´ex raffineria di Villasanta a Monza da cui qualcuno ha fatto uscire gli ottomila metri cubi di petrolio che hanno avvelenato il Lambro per poi riversarsi nel Po.
Su quell´impianto, e sui terreni che lo circondano, dovrebbero sorgere appartamenti, negozi, capannoni industriali, un grande centro direzionale. In una parola, Ecocity: così lo ha battezzato la Addamiano Engineering di Nova Milanese, che vuole realizzare tutto ciò. Un progetto che da qualche tempo sembra segnare il passo, frenato da una serie di difficoltà economiche, e sul quale ora la catastrofe del Lambro si abbatte con la forza di un ciclone. E le indagini dei carabinieri, della polizia provinciale e del Noe, il nucleo ecologico dell´Arma, sembrano avere già imboccato una direzione precisa: quella del sottobosco dei subappalti.
Ma ormai il disastro ambientale è fatto, lo si vede, la puzza ammorba l’aria, le popolazioni rivierasche ne percepiscono tutta la minaccia. Non si erano mai visti guasti di queste proporzioni. La magistratura accerti i responsabili, ma la politica affronti in modo nuovo il governo di uno dei beni più preziosi del nostro paese: il fiume Po e il suo bacino”. Lo dichiara la senatrice del Pd Albertina Soliani in merito all’allarme ambientale che sta interessando il più grande fiume italiano. “Non possiamo vivere solo di emergenze: le alluvioni, le siccità, adesso il petrolio che dal Lambro all’Adriatico fa scempio del grande fiume. Non c’è una strategia di governo adeguata alla difesa e alla valorizzazione del fiume e questa è responsabilità primaria del governo nazionale”. Continua Soliani: “Invochiamo, allo stesso tempo, il protagonismo delle regioni interessate: il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Veneto. Parlino con una voce sola, alta e forte, insistente, qualunque sia la maggioranza che uscirà dalle urne. Occorrono risorse: i 180 milioni già assegnati e poi spariti, nuovi finanziamenti per superare questo disastro ambientale e per dare nuovo impulso ai progetti di salvaguardia e di sviluppo dell’intera area. Dall’imminenti elezioni regionali ci piacerebbe riscontrare una volontà comune per dare priorità a un problema che non è solo dell’area padana ma che è nazionale”. “Adesso si tratta di recuperare la massa oleosa, ma contemporaneamente – conclude la parlamentare – si deve recuperare la priorità rappresentata dal Po per la politica, se non vogliamo consegnare alle nuove generazioni un’area irreversibilmente impoverita dall’imprevidenza, dalla vista corta, dall’irresponsabilità dei governanti di oggi”
da www.partitodemocratico.it – 27 febbraio 2010
Ma se è il fulcro del loro sistema. Altro che cacciarlo, ministro lo farà prima o poi.
Altro che dimenticanza. Questi sono portatori di una idea di sviluppo aberrante, sommamente irrispettosa di tutto e tutti.
L’ennesima pessima gestione di una emergenza da parte di Bertolaso. Che aspettano a cacciarlo?
Se?!? Ma dell’ambiente se ne fregano programmaticamente, altro che.