Quando puzzano sia le discariche sia i soldi

Le discariche Tiritì e Valanghe d’inverno e il commissariamento della Oikos: ne parla così Gian Antonio Stella su “Sette” – Corriere della sera del 24 luglio 2015

Gian Antonio Stella / Cavalli di razza

Quando puzzano sia le discariche sia i soldi

Storia di due centri di raccolta rifiuti, dalle parti di Catania, sfiorati dall’odore della corruzione e dal fetore di un altro scandalo parallelo.

downloadPecunia non olet”, avrebbe risposto Vespasiano al figlio Tito, perplesso dalla scelta del padre di mettere una tassa sullo scarico di urine nelle latrine private. Non è così. Contrariamente alla celeberrima frase attribuita all’imperatore, ad esempio, dalle parti di Catania (come altrove) puzzano sia gli scarichi sia i denari. Lo dimostra il caso della discarica privata “Tiritì”, a poche centinaia di metri dai centri abitati di Motta S. Anastasia e di Misterbianco, e della sua gemella aperta successivamente lì accanto e battezzata (chissà come gli venne in mente quel nome) “Valanghe d’inverno”. La prima ingoiò per decenni milioni e milioni di tonnellate di immondizia di tutta la Sicilia orientale arricchendo i proprietari e appestando l’aria dei due paesi. La seconda fu autorizzata nel 2009 (la solita “emergenza” da tappare) per “abbancare” altri due milioni e mezzo di tonnellate. “No, siamo stanchi! Poi finirà con la solita proroga!”, urlarono gli abitanti. Previsione pessimista ma azzeccata. Come previsto, nel maggio 2014 arriva la proroga. Alcune settimane dopo, però, colpo dio scena: l’inchiesta “Terra mia” porta all’arresto, tra gli altri, del Presidente della società “Oikos” Domenico Proto, titolare della discarica di cui parliamo, e del funzionario dell’assessorato regionale al Territorio Gianfranco Cannova. L’accusa: corruzione. A quel punto, l’autorizzazione alla nuova discarica salta e viene imposto alla proprietà di presentare un progetto di bonifica per la chiusura definitiva. Fine del calvario? Magari! La Oikos mette nel progetto altre 240 mila tonnellate di rifiuti. Necessari, spiega, per arrivare alle quote ottimali prima dell’agognata chiusura. Macché: in dicembre la discarica è commissariata e nel maggio 2015 i commissari decidono di aggiungere alle precedenti altre 350 mila tonnellate. E chissà se si tratterà davvero dell’ultima puntata del tormentone. Il danno e la beffa. Soprattutto per gli abitanti di Misterbianco, saliti al 60% di raccolta differenziata (media regionale 10%) ma ancora asfissiati dal fetore della discarica ad ogni refolo di ponentino. E non si tratta, come dicevamo, dell’unico fetore. Per mesi, infatti, il sindaco di Misterbianco Antonino Di Guardo, il deputato democratico Giuseppe Berretta, giornali locali come sudpress.it e altri hanno ancora annusato anche l’odore di uno scandalo parallelo. E tempestato la prefettura catanese con una domanda: quanto guadagnano i commissari? “Appreso da voci attendibili che i commissari percepiscono indennità favolose per il loro incarico”, spiega il sindaco, “ho chiesto al prefetto notizie in merito e l’accesso agli atti. Nessuna risposta”. Epure, sommando tre incarichi da commissario “i compensi percepiti da ciascuno si aggirerebbero fra gli 80 e i 100 mila euro mensili”.

IL DIRITTO DI SAPERE. L’onorevole Berretta, colpito dal silenzio, ha presentato allora un’istanza di accesso agli atti, facendo notare come, in contrasto co le promesse, i compensi dei commissari Stefano Scammacca, Maurizio Cassarino e Riccardo Tenti non fossero ancora stati pubblicati sul sito internet della Prefettura di Catania. Anche lui, la stessa domanda: è vera la voce che percepiscono 90 mila euro al mese? Ma no, ha risposto con una nota la Commissione Straordinaria: “quanto percepito complessivamente dai tre Commissari è di gran lunga inferiore all’importo che l’On. Berretta attribuisce addirittura a ciascuno di essi”. D’accordo, ma le cifre esatte? Questo è il nodo: fossero mille o centomila euro (al momento di chiudere il giornale ancora non sappiamo) si tratta di soldi pubblici e cioè di tutti i cittadini. Ce l’hanno o no, questi cittadini, il diritto di sapere come vengono spesi? Dov’è, la famosa trasparenza?

 

Leave a Reply